Turchia e Brasile vogliono un ruolo nel "club del nucleare" e siglano un accordo di scambio di uranio con l'Iran mentre l'amministrazione Obama presenta la bozza di risoluzione per nuove sanzioni all'Iran approvata anche da Cina e Russia
Lo scorso 17 maggio Iran, Turchia e Brasile hanno sottoscritto per mano dei rispettivi ministri degli Esteri un accordo che prevede per l’Iran lo scambio, da realizzarsi in territorio turco, di 1200 kg del proprio uranio debolmente arricchito (al 3,5%) con 120 kg di barre di combustibile nucleare (arricchito al 20%), destinate ad un reattore per la ricerca medica di Tehran.
L’accordo, raggiunto dopo diciotto ore di trattative, è dovuto in gran parte ai colloqui condotti dal ministro degli Esteri turco Ahmet Davutoğlu con l’Iran a partire dallo scorso ottobre. Per le parti firmatarie, il documento costituirebbe una prova delle intenzioni pacifiche del programma nucleare portato avanti da Tehran. Il presidente iraniano Mahmoud Ahmedinejad dopo la firma ha affermato che “per i paesi del 5 + 1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Russia, USA, Francia, Gran Bretagna, Cina + Germania ndr) è arrivato il momento di avviare un colloquio con l’Iran basato sull’onestà, la giustizia e il rispetto reciproco”.
Tuttavia, la “vittoria diplomatica” di Ankara e di Brasilia non ha affatto scongiurato la possibilità di una nuova tornata di sanzioni per l’Iran, la cui votazione al Consiglio di sicurezza, di cui i due Paesi sono membri provvisori, è attesa per metà giugno. E anche l’Iran ha comunicato che, nell’eventualità di nuove sanzioni, l’intesa sullo scambio non sarà più valida.
La presa di posizione degli Stati Uniti
Il colpo più duro all'accordo è arrivato martedì scorso con una comunicazione del segretario di Stato statunitense Hillary Clinton. Quest'ultima ha reso noto infatti che gli USA sono giunti ad un accordo sulla bozza della nuova tornata di sanzioni rivolte all’Iran con i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’ONU, incluse Russia e Cina, che precedentemente non sembravano appoggiare l’idea di applicare nuove sanzioni.
Dopo le dichiarazioni della Clinton, il premier turco Recep Tayyip Erdoğan ha chiamato il presidente statunitense Barack Obama e il suo omologo russo Vladimir Putin per esporre i dettagli dell’accordo sottoscritto con l’Iran. Secondo quanto riportato dal Centro di stampa dell’ufficio del premier, nel colloquio con Obama, Erdoğan avrebbe affermato che la Turchia si sta impegnando nel rispetto dei propri interessi nazionali assieme ai suoi alleati per la stabilità e la pace della propria regione. "Non vogliamo assolutamente che nella nostra regione ci siano delle armi nucleari. L’intesa raggiunta rappresenta un passo importante per lo sviluppo della fiducia reciproca. La Turchia verificherà attentamente che le promesse date all’interno di questo accordo vengano rispettate", ha affermato Erdoğan.
Di fatto l’accordo tra Iran, Brasile e Turchia non è stato ancora trasmesso all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA) e Obama avrebbe dichiarato di auspicare “una soluzione per vie diplomatiche e sulla base degli accordi siglati”, aggiungendo che in caso contrario gli Stati Uniti sono decisi ad applicare le decisioni che il Consiglio di sicurezza dell’ONU prenderà sull’Iran.
Tayyip ErdoğanSe riusciremo a ottenere
l’uranio arricchito da soli,
senza dubbio lo faremo
per scopi energetici pacifici
Putin avrebbe invece affermato che i colloqui per prendere una decisione sull’Iran al Consiglio di sicurezza sono ancora in corso, ma che gli sforzi della Turchia hanno creato possibilità aggiuntive che saranno prese in considerazione. Mentre il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, parlando a margine del vertice Italia-Russia a Roma ha dichiarato che le decisioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU “su questioni tanto importanti” dovrebbero essere “basate sul consenso".
Soli Özel, direttore della redazione estera del quotidiano turco Habertürk, in un editoriale del 19 maggio valuta l’annunciato sostegno russo e cinese al pacchetto delle sanzioni come “un segnale di insofferenza verso le potenze di media grandezza coinvolte dall’accordo e la volontà dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza di condurre il gioco secondo una struttura oligarchica”. “Questo atteggiamento”, aggiunge Özel, “non è altro che un nuovo colpo alla legittimità già danneggiata dell’ONU, e renderà più difficile ottenere i 9 voti necessari all’approvazione delle sanzioni”.
Il Consiglio di sicurezza dell’ONU e l’AIEA chiedono che l’Iran sospenda tutte le sue attività di arricchimento nucleare, mentre il governo turco sostiene che, fin quando lo sviluppo della tecnologia atomica non è finalizzata alla fabbricazione di armi, questa rappresenta un diritto di cui anche la Turchia, che una settimana fa ha concluso con la Russia un accordo per la costruzione della sua prima centrale nucleare, potrebbe usufruire in un prossimo futuro.“Se riusciremo a ottenere l’uranio arricchito da soli, senza dubbio lo faremo per scopi energetici pacifici”, ha detto ieri il premier Erdoğan durante una visita ufficiale in Kosovo.
Can Dündar, analista di MilliyetLa Turchia, come altri Paesi
in gara per entrare tra le potenze
economiche mondiali, necessita
di energia. Dato che non riesce
a stabilire il prezzo del gas e del
petrolio, ha legato le proprie
speranze alla tecnologia nucleare
“La Turchia, come altri Paesi in gara per entrare tra le potenze economiche mondiali, necessita di energia. Dato che non riesce a stabilire il prezzo del gas e del petrolio, ha legato le proprie speranze alla tecnologia nucleare. Ed è per questo che, così come l’Iran, anche essa si oppone al monopolio della tecnologia nucleare dell’Occidente” ha scritto l’analista Can Dündar nel suo editoriale del 18 maggio sul quotidiano progressista Milliyet.
“I 5 paesi che formano il ‘club nucleare’ sono organizzati alla maniera dell’OPEC”, sostiene Dündar, “E così come l’OPEC ha il monopolio del petrolio, loro vogliono avere il monopolio sulla tecnologia nucleare. Ai Paesi che vogliono sviluppare una tecnologia nucleare propongono di fornire il carburante pronto senza che questi possano sviluppare la tecnologia necessaria. In questo modo acquistano il privilegio di stabilire il costo del carburante nucleare, di governare il mercato energetico e di controllare i possibili concorrenti.”
Secondo diversi analisti
un nuovo embargo all’Iran
ridurrebbe anche il commercio
del valore di circa 10 miliardi
di dollari, tra Turchia e
il Paese confinante
Secondo diversi analisti un nuovo embargo all’Iran ridurrebbe anche il commercio del valore di circa 10 miliardi di dollari, tra Turchia e il Paese confinante. Lo scopo del governo turco, così come espresso dal ministro Davutoğlu, sarebbe di incrementare questa cifra a 30-40 miliardi nel giro dei prossimi cinque anni. Un progetto che rientra nell’ottica dell’allargamento del libero mercato avviato nella regione e supportato anche dalla progressiva abolizione dei visti a Siria, Libia, Giordania e alla Russia.
Per Arif Keskin, esperto per l’Iran del Centro di ricerche strategiche sull’Eurasia (ASAM), il problema con l’Iran è invece soprattutto “se sospenderà il processo di arricchimento dell’uranio o lo farà rientrare nei limiti richiesti dalle potenze internazionali. È importante che si realizzi lo scambio, ma non è determinante. L’Iran non ha ancora preso una posizione netta. Se continuerà nel programma di arricchimento dell’uranio la Turchia si potrebbe trovare di fronte a un grosso problema in politica estera”.