In Bosnia Erzegovina la violazione dei diritti umani si manifesta spesso sotto forma di mancato rispetto dei diritti dei lavoratori, che, a causa della legislazione frammentata e lacunosa e del totale disinteresse dei datori di lavoro, sono costretti a cercare tutela nei tribunali

14/09/2007 -  Anonymous User

Fonte: OneWorld SEE

Uno dei principali problemi in materia di diritti umani in Bosnia e Erzegovina è il mancato rispettto dei diritti dei lavoratori, ampiamente dimostrato dai dati statistici raccolti dalle associazioni per l'assistenza legale gratuita, alle quali si rivolge in particolare chi non riesce a realizzare il proprio diritto al lavoro e altri diritti legati all'occupazione.

In base alla Costituzione non esiste alcun sistema nazionale unitario che regolamenti l'ambito del diritto del lavoro; le competenze in materia sono attribuite in toto a livello di Entità. Nella Federazione di Bosnia-Erzegovina e in Republika Srpska i diritti dei lavoratori sono regolamentati dalla Legge sul lavoro della Federazione di Bosnia-Erzegovina, dal Codice del lavoro della Republika Srpska, dagli Accordi di contrattazione generale collettiva rispettivamente per la Federazione di Bosnia-Erzegovina e Republika Srpska, e dai regolamenti attuativi e dai contratti adottati dai datori di lavoro.

Quando si parla di legislazione del lavoro occorre ricordare che la Costituzione della Bosnia-Erzegovina ha la precedenza sulla legislazione secondaria, cosicché i diritti e i doveri legati all'occupazione non possono essere regolati in modo diverso da quanto richiesto dagli standard internazionali inglobati nella Costituzione. Gli standard internazionali sono definiti ed elencati nella Convenzione Europea sui Diritti umani e le libertà fondamentali, nella Carta internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, e nelle convenzioni adottate dall'Organizzazione Internazionale nella Carta sociale europea.

La principale finalità di questi documenti consiste nel definire il diritto al lavoro, al salario equo e alla previdenza sociale, salute e sicurezza sul posto di lavoro, il diritto a fondare e aderire a organizzazioni sindacali, il divieto di ogni tipo di discriminazione, equa opportunità di avanzamento, protezione statale, etc. In ogni caso, sulla base della situazione esistente si potrebbe concludere che tali normative internazionali non abbiano preso piede in Bosnia-Erzegovina, sebbene il Paese sia palesemente vincolato ad adottare i meccanismi necessari alla loro applicazione.

Il legislatore non ha fornito dettagli su cosa sia da considerare una cessazione giustificata del rapporto di lavoro. Piuttosto, si è lasciato al miglior giudizio dei datori di lavoro l'onere di valutare se tali ragioni siano effettivamente occorse e così molti lavoratori sono stati lasciati a casa in base a questa normativa. Il medesimo giudizio di vaghezza rimane valido in relazione agli articoli riguardanti i compiti e i doveri dei lavoratori, la cui determinazione è ugualmente affidata alla discrezionalità del datore di lavoro. Ciò porta facilmente a una situazione in cui, ad esempio, la valutazione sullo stato di salute di un lavoratore in termini della sua capacità a svolgere un lavoro è condotta non dagli esperti delle istituzioni sanitarie, ma dal datore di lavoro che non ha competenze in merito. La normativa garantisce al datore di lavoro la possibilità di porre fine a un contratto d'impiego, dandone appropriato e tempestivo avviso, qualora:
1. Tale cessazione sia giustificata per ragioni economiche, tecniche o organizzative
2. Il lavoratore non sia in grado di portare a termine i suoi compiti come da contratto.

Le violazioni più comuni dei diritti dei lavoratori hanno a che vedere con la fine del rapporto di lavoro, il mancato pagamento degli ultimi salari guadagnati e il versamento della liquidazione. La cessazione del rapporto di lavoro per ragioni economiche, tecniche o organizzative è definita nell'articolo 87 del Codice del lavoro della Federazione e nell'articolo 124 del Codice del lavoro della Republika Srpska. Queste norme sono troppo vaghe e lasciano largo spazio ad abusi da parte del datore di lavoro, che avvengono piuttosto frequentemente.

Inoltre, spesso i datori di lavoro mancano di adempiere alle prescrizioni di legge. Accade così che molti datori di lavoro non presentino una dichiarazione di fine del rapporto d'impiego per iscritto e con motivazione approriata e dettagliata, come richiesto dalla legge, ma si limitino ad informare a voce il dipendente del licenziamento, o che gli consegnino personalmente una decisione scritta sulla cessazione del rapporto senza indicare possibili rimedi e il diritto alla liquidazione. In mancanza di tale dichiarazione scritta, il lavoratore non può perseguire alcuni dei suoi diritti, come quello di riferire all'ufficio di disoccupazione, di regolare l'assicurazione sanitaria, di far domanda di un sussidio di disoccupazione, etc.

Un altro grande problema in merito alla violazioni dei diritti dei lavoratori è la questione del ritardato pagamento dei salari maturati. Sebbene l'art. 83 del Codice sul lavoro della Republika Srpska e l'art. 68 del Codice della Bosnia-Erzegovina stabiliscano che un dipendente ha il diritto al salario come definito dall'Accordo di contrattazione collettiva e da altri regolamenti, si nota piuttosto spesso che i datori di lavoro non paghino i salari in modo regolare. Gli Accordi di contrattazione collettiva della Republika Srpska e della Federazione e altri statuti (Regole di Impiego e Contratti di Impiego) obbligano i datori di lavoro a calcolare e liquidare i salari maturati entro i 30 giorni successivi al periodo per il quale la retribuzione è dovuta, e la mancata ottemperanza di questo obbligo può risultare in penalità d'infrazione per chi se ne sia reso responsabile. Ancora, un datore di lavoro è tenuto a presentare al lavoratore una nota scritta con il calcolo del salario lordo e netto, cosa che accade raramente lasciando questa regola lettera morta sulla carta. Questo fatto rende però maggiormente difficile al lavoratore ottenere protezione contro la violazione dei propri diritti sul salario presso una corte di giustizia, che richiede sempre che tutta la documentazione sul calcolo, l'ammontare e il pagamento sia presentata al tribunale come prova. Il pagamento della liquidazione in caso di cessazione del rapporto non imputabile a colpe del lavoratore, o la liquidazione in caso di pensionamento, sono regolati nei rispettivi Codici del Lavoro della Republika Srpska e della Federazione (rispettivamente art. 127 e 120) ma sono raramente eseguiti nella pratica, cosicché questo tipo di compensazione viene normalmente ottenuto portando la controversia davanti alla Corte.

Mettere i lavoratori in status di aspettativa o di cassa integrazione è uno dei maggiori problemi della Federazione. In molti casi i datori di lavoro mettono i loro dipendenti in aspettativa con decisione unilaterale e senza spiegazioni, contravvenendo alle obbligazioni contenute del contratto di lavoro da essi firmato, in conformità all'articolo 70 della Legge sul Lavoro della Federazione, che copre in particolare il compenso per il tempo passato in sospensione dal lavoro. L'ammontare della compensazione è determinato in base all'Accordo di contrattazione collettiva, alle Regole e Contratti di impiego ma in pratica è normalmente determinato dal datore di lavoro, lasciando così al lavoratore come unica possibilità di cercare protezione ai suoi diritti l'avviamento di una causa. I tribunali infatti accettano spesso le loro istanze in quanto ragionevoli e fondate.

Anche se i Codici del lavoro proibiscono tutte le forme di discriminazione nell'occupazione, i legislatori hanno considerato necessario aggiungere alcuni provvedimenti per rafforzare la tutela delle donne in gravidanza, come contenuto nell'articolo 53 del Codice della Federazione e nell'articolo 71 di quello della Republika Srpska. Tuttavia nei fatti le donne incinte sono raramente occupate, mentre in non pochi casi vengono licenziate sotto le norme sull'esubero donne incinte in possesso di regolare contratto a tempo pieno.

La legislazione dell'Entità stabilisce l'obbligo di creare la Commissione per l'implementazione degli articoli 143 e 152, in quanto strumenti per la protezione dei diritti dei lavoratori cui molti dipendenti fanno ricorso per provare a proteggere i loro diritti relativi alla fondazione dello status legale, tramite una petizione agli enti compententi. Purtroppo è da notare che il lavoro di tale commissione è lento e svolto in modo incompetente.

Nella maggioranza dei casi, le decisioni devono essere ancora adottate a cinque anni dalla registrazione del ricorso, e i comitati di secondo grado spesso richiedono altri due anni o più per riconsiderare il ricorso. A peggiorare la situazione, di quelle poche decisioni effettivamente adottate solo una frazione vengono eseguite imponendo ai datori di lavoro di fare dei contratti minimi per la liquidazione, con pagamenti ottenuti nei tribunali.

In aggiunta a quanto detto, in Bosnia-Erzegovina un enorme numero di lavoratori non ha alcun diritto all'assistenza sanitaria né alcuna garanzia di ottenere il diritto al pieno pensionamento in futuro. Secondo l'indagine condotta dai reporter del Centro di giornalismo investigativo (CID) di Sarajevo, più di 240,000 cittadini lavorano nel mercato nero, guadagnandosi da vivere con salari bassi e irregolari propri di quel contesto. I giornalisti del CID hanno parlato del mercato del lavoro nell'economia grigia con i lavoratori, pensionati, datori di lavoro, sindacati, ispettori del lavoro, autorità fiscali e funzionari di fondi pensione. Il risultati della loro inchiesta sono presentati nel Project Report del Centro "Vita lavorativa nella zona grigia".

I sindacati dicono di non avere alcun potere, ispettori che dovrebbero scoprire le violazioni e denunciare le infrazioni di legge parimenti dichiarano che non c'è nulla che essi possano fare. I funzionari di fondi pensione e le autorità fiscali non esercitano pressioni affinché le imprese pubbliche e private paghino i contributi sociali, non registrano i colpevoli né li denunciano in pubblico. I datori di lavoro che ammettono di non rispettare i loro obblighi adducono come loro scusante la negativa situazione economica e l'alta tassazione.

I sindacati in Bosnia-Erzegovina sono riuniti nella Associazione dei sindacati indipendenti di Bosnia-Erzegovina (SSSBiH), nei Sindacati della Republika Srpska (SSRS) e nel Sindacato del distretto di Brcko.

SSSBiH è organizzata in 22 sindacati di settore che proteggono gli interessi dei lavoratori di vari segmenti dell'economia e della pubblica amministrazione e con i suoi 150 000 iscritti è il maggior sindacato del paese.

SSRS ha 14 reparti di settore che combattono per l'interesse dei loro membri, come garantito dalla legislazione per il lavoro e dalle convenzioni internazionali. SSRS rappresenta i bisogni dei lavoratori ad essere collegati in un'unica entità che sarebbe leggittimamente rappresentata a livello della Republika Srpska.

Il Sindacato del distretto di Brcko è stato creato il 7 febbraio 2001 grazie all'accoro siglato il 23 maggio 2000 tra SSSBiH e SSRS, in qualità di organizzazione volontaria dei lavoratori del distretto di Brcko. Il sindacato persegue attività di comune interesse per i suoi membri, coopera e agisce assieme ai sindacati dell'Entità in Bosnia Erzegovina e con altre organizzazioni sindacali della ex Jugoslavia, come anche con gli omologhi in Europa e nel mondo, al fine di rafforzare la cooperazione sindacale.

I tre sindacati hanno creato la Confederazione dei sindacati di Bosnia e Erzegovina (24 giugno 2005), allo scopo di fornire una protezione più efficiente degli interessi e dei diritti dei lavoratori in Bosnia e Erzegovina. La Confederazione ha adottato un programma quadriennale (2005-2009), che
si concentra sulla lotta per i diritti umani, al lavoro e sindacali, al fine di prevenire gli effetti negativi della transizione e della privatizzazione in Bosnia-Erzegovina.

Ad ogni modo, nonostante la possibilità di organizzazione e l'esistenza di strutture sindacali, i sindacati mancano del potere necessario a proteggere gli interessi dei loro membri e si scontrano con l'indifferenza del governo e l'arroganza dei datori di lavoro, che rifiutano di aprire un dialogo con i lavoratori fino a quando essi non ricorrano a metodi più radicali di protesta, come il blocco stradale o lo sciopero della fame. Occorre sottolineare che i lavoratori sono in buona misura costretti a tali azioni perché mancano di un supporto più attivo da parte dei sindacati. Il ruolo delle organizzazioni sindacali si è per lo più ridotto a mera retorica anche se potremmo dire che essi hanno avuto alcuni buoni risultati, specialmente in termini di contrattazione collettiva. La riorganizzazione dei sindacati, l'adozione di posizioni più forti e più chiare e di attività più decise è necessario se essi mirano a fornire una vera protezione dei diritti dei lavoratori.

Quanto sostenuto finora porta a concludere che l'ambito dei diritti al lavoro è non regolamentato, la situazione economica nel paese è critica e che persino la legislazione positiva esistente rimane ampiamente non applicata.