Una conferenza per fare il punto sulle priorità della nostra cooperazione allo sviluppo, a dieci anni dalla fine del conflitto armato e dall'inizio della presenza italiana nella regione
Si sono conclusi venerdì 6 novembre i tre giorni di lavoro della conferenza internazionale "Per uno sviluppo in partnership Italia/Kosovo", organizzata a Roma dal consorzio di ONG italiane promotrici e operanti in Kosovo - PRODOCS, Ai.Bi., CeLIM Milano, CESES, INTERSOS, IPSIA, RTM.
L'evento ha rappresentato il primo importante momento di riflessione organizzato in Italia sulla situazione del Kosovo dopo la dichiarazione d'indipendenza unilaterale dalla Serbia, proclamata dalle autorità di Pristina nel febbraio 2008. L'importanza dell'iniziativa è stata confermata dalla partecipazione di più di duecento addetti ai lavori nell'arco delle tre giornate.
Hanno preso parte ai lavori della Conferenza rappresentanti di spicco delle istituzioni, del mondo accademico e della società civile di entrambi i paesi.
I lavori della conferenza hanno preso avvio da una disamina della situazione attuale del Kosovo, affrontando l'argomento da diversi punti di vista quali quello geopolitico, sociale ed economico. Secondo le parole del prof. Stefano Bianchini, direttore dell'Istituto per l'Europa Centro-Orientale e Balcanica, il caso del Kosovo obbliga a porre nuovamente l'attenzione sul tema della relazione esistente nei Balcani tra territorio ed appartenenza etnica, sancita dagli accordi di Dayton. Bianchini ha sottolineato la necessità di un superamento di tale logica tramite un "patto civile" tra le diverse comunità presenti e, in particolare, tra quella serba e albanese. È stata, inoltre, da più voci sottolineata la necessità di adottare una prospettiva regionale anziché bilaterale per risolvere i problemi di carattere politico ed economico che colpiscono il Kosovo.
Anna Zambrano, direttrice dell'UTL di Belgrado, ha ricordato che, seppur nella difficoltà di coordinamento tra le diverse iniziative, sono stati molteplici in questi dieci anni gli sforzi e gli strumenti utilizzati dalla Cooperazione Italiana in Kosovo. Zambrano ha inoltre ribadito che i settori d'intervento prioritari della cooperazione italiana in Kosovo nei prossimi anni saranno principalmente quattro: sanità, agricoltura, sostegno alle amministrazioni locali e salvaguardia del patrimonio artistico-culturale.
Le autorità kosovare presenti, tra cui spiccava il neo-nominato ambasciatore della Repubblica del Kosovo in Italia dott. Albert Prenkaj, hanno più volte espresso il loro apprezzamento per l'impegno e l'operato delle ONG italiane presenti in Kosovo e, in generale, per la presenza ininterrotta dell'Italia nella regione. In particolare, Afrim Hoti, del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università di Pristina, ha sottolineato come il nostro paese sia stato più volte, e lo sia tuttora, alla guida delle più importanti missioni internazionali presenti in Kosovo (KFOR, UNMIK, ECLO, EULEX-Justice). Allo stesso tempo diverse ONG italiane siano rimaste anche al termine della fase emergenziale. Ciò nonostante, ha aggiunto l'accademico albanese, "al sistema della cooperazione italiana in Kosovo sembra mancare qualcosa nel mezzo a questi due livelli e questo non permette all'Italia di dialogare e rapportarsi efficacemente con le istituzioni kosovare".
Nel corso della conferenza è stata presentata da Anna Maria Donnarumma, presidente di PRODOCS, la pubblicazione dal titolo "Formazione in scambio Italia/Kosovo - Per uno sviluppo in Partnership" (Prodocs Editore). Il volume raccoglie uno studio inerente i settori prioritari d'intervento della cooperazione italiana in Kosovo e le loro prospettive ed è stato realizzato da ricercatori italiani e kosovari. La pubblicazione è disponibile, oltre che in italiano, anche in inglese, serbo e albanese (per info: prodocs@prodocs.org).
I lavori hanno rispecchiato la struttura della pubblicazione. Si è dato vita, pertanto, a tavole rotonde tematiche aventi al centro i settori d'intervento delle ONG italiane in Kosovo. Nel corso dei diversi panel i relatori e il pubblico dei due paesi hanno avuto la possibilità di intervenire e di confrontarsi sulle tematiche proposte. Sono state quindi poste all'attenzione della comunità internazionale questioni urgenti su cui intervenire nei settori educazione, minori, dialogo interculturale e tutela delle minoranze, sviluppo produttivo e migrazione.
In ambito educativo si è condivisa la necessità di un impegno più deciso a favore dell'inclusione nel sistema scolastico di persone diversamente abili e di un rilancio del processo di dialogo con la comunità serba per arrivare a un accordo sulla sua partecipazione al sistema educativo. Si è ribadita, inoltre, la richiesta di una maggiore autonomia delle istituzioni scolastiche locali dal Ministero dell'Educazione. Infine, le ONG italiane impegnate nel settore (RTM e CESES) hanno confermato la loro volontà di proseguire il percorso di sostegno delle autorità kosovare nel campo della formazione iniziale e in servizio di insegnanti ed educatori. Su questo tema è stata lanciata la proposta di convocare a Pristina, nel corso del 2010, un seminario operativo di lavoro a cui parteciperanno ONG e istituzioni di entrambi i Paesi.
Le partnership tra privato sociale italiano e pubblico kosovaro, avviate negli ultimi cinque anni, hanno rinsaldato l'impegno a favore dei minori - abbandonati, abusati, vittime di violenza domestica - su progetti di accoglienza famigliare. Il Ministero del Welfare del Kosovo ha sottolineato l'impegno del governo a non aprire orfanotrofi né ora né in futuro per privilegiare l'accoglienza di minori in famiglia. Ai.Bi. ha richiesto che l'emergenza minori possa avere, nelle Linee guida del Ministero degli Affari esteri, rilevanza pari a tematiche quali salute, agricoltura e cultura e quindi beneficiare di adeguato sostegno finanziario.
Il dialogo tra le diverse "minoranze" che compongono il Kosovo si conferma uno degli elementi chiave nel processo di sviluppo del paese. I soggetti che meglio possono contribuire al dialogo intercomunitario sono le donne, i giovani che hanno vissuto solo parzialmente gli anni della guerra, e le organizzazioni della società civile. Lo ha testimoniato la presenza a Roma delle rete Mosaik, composta da quindici ONG locali rappresentanti delle diverse comunità e sostenuta da INTERSOS. Il recupero di una identità comune, fondamentale nel processo di pacificazione, può e deve passare dal recupero e dalla valorizzazione dal ricchissimo patrimonio archeologico e culturale del paese.
L'instabile struttura economica del Kosovo ha la sua principale criticità nella debolezza e nella frammentazione del settore privato produttivo, con particolare riferimento alla piccola e media impresa del settore primario. Emerge con forza la necessità di operare a due livelli. A livello governativo, sarà determinante che si rivedano i contenuti e le modalità di implementazione della European Chart for Small Enterprises, firmata dal Kosovo. A livello di società civile, invece, CeLIM Milano propone che le Istituzioni di Microfinanza continuino ad insistere nelle aree rurali e nelle attività agricole di mercato che vadano oltre la sussistenza del nucleo familiare. Per favorire una crescita competitiva del settore primario in un paese a forte accezione rurale saranno fondamentali schemi di microcredito/microfinanza rivolti ad accentuare le potenzialità specifiche del settore e ad accompagnare la produzione nella direzione di un miglioramento degli standard qualitativi ed igienico sanitari, verso criteri di eco-compatibilità al fine del rinnovamento produttivo qualitativo e quantitativo.
Nel campo dell'integrazione sociale e del rispetto dei diritti umani è prioritario affrontare i problemi legati all'emigrazione della popolazione kosovara. IPSIA ha sottolineato, in particolare, la necessità e l'urgenza di giungere a un diritto di cittadinanza che tuteli le persone oltre il limiti dei confini statuali e favorisca la promozione di un progetto migratorio fondato sulla circolazione delle persone in un'ottica sovranazionale.
Infine, è stato affrontato il tema dell'integrazione europea dei Balcani occidentali e del Kosovo in particolare. Il giornalista Matteo Tacconi ha ricordato come "sia necessario che l'Europa si spinga oltre le sue paure e i suoi stereotipi nei confronti dell'area balcanica e guardi all'adesione del Kosovo all'UE con maggiore coraggio". L'impasse attuale in cui Pristina si trova fa sì che il Kosovo stia accumulando un grave ritardo comparato nei confronti degli altri paesi della regione per quanto riguarda il percorso di avvicinamento a Bruxelles. Si è rilevato un generale apprezzamento per la proposta di adesione congiunta all'UE dei paesi del Balcani occidentali al fine di evitare il rischio di veti incrociati. A questo proposito, Michele Nardelli, intervenuto in veste di Presidente del Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, ha precisato che la prospettiva per l'UE deve essere quella di "lavorare alla costruzione di un Europa delle regioni e non degli Stati" e che da questo punto di vista "occorre porre un limite alla creazione di nuovi confini e Stati".
Gli argomenti e i temi trattati nel corso dell'evento verranno ulteriormente approfonditi nel corso di una seconda conferenza internazionale che si svolgerà in Kosovo dal 3 al 5 marzo 2010 presso la sede dell'Università di Pristina.
La conferenza è il frutto del progetto di Educazione allo Sviluppo "Formazione in scambio Italia/Kosovo - Per uno sviluppo in partnership", cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano e che vede coinvolti istituzioni e società civili di entrambi i paesi. All'interno dello stesso progetto sono attualmente in fase di realizzazione sia in Italia che in Kosovo percorsi di educazione alla mondialità rivolti a studenti e docenti di ogni grado e workshops aperti alla cittadinanza volti alla diffusione della ricerca appena pubblicata e all'approfondimento delle tematiche in essa contenute.