Da una missione Osce al confine russo-georgiano e dall'esperienza tra le montagne del Caucaso, l'idea di un sito web per presentare il volto naturalistico della Georgia. Intervista a Francesco Annis

06/06/2008 -  Maria Elena Murdaca

Francesco Annis, ufficiale dell'Esercito in congedo e oggi titolare di uno studio di comunicazione, è uno degli italiani che ha partecipato alla missione internazionale dell'OSCE in Georgia. Nel 2004, per sette mesi ha osservato, di giorno e di notte, il confine russo-georgiano, registrando e riportando ogni movimento. Oggi mette a disposizione dell'Italia e della Georgia l'esperienza accumulata in quei mesi fra i sentieri di montagna e le cime georgiane, per far conoscere una meta ancora poco battuta.

"Quando sono arrivato io, Abashidze era appena scappato, e questo, al confine con l'Adjaria, è il ponte che aveva fatto saltare, circa una settimana prima, rimpiazzato provvisoriamente con un ponte militare". Disponibile, accogliente, organizzato. Così si presenta Francesco Annis, quando parla della sua esperienza in Georgia. Non si limita a raccontare. Fa vedere. Munito di proiettore, lavagna, presentazione in powerpoint e fotografie, vuole trasmettere quello che ha vissuto e sentito e coinvolgere il più possibile il proprio interlocutore.

La Border Monitoring Operation dell'OSCE è stata inaugurata nel 1999, a seguito delle tensioni al confine russo-georgiano, conseguenza del secondo conflitto russo-ceceno. Annis vi ha preso parte nel 2004, per 7 mesi a partire da maggio. "Questa operazione è nata alla fine degli anni '90 sulla base di una serie di mandati che l'OSCE aveva ricevuto: una missione observe & report, lo scopo era osservare il confine e trasmettere le informazioni a Vienna. E' stata una missione dall'organizzazione del tutto inusuale, perché su un confine del genere allora potenzialmente rischioso - si tratta della frontiera con Inguscezia, Cecenia e Dagestan n.d.r.- dove ci si sarebbe aspettati di trovare dei militari, si è deciso di mandare dei civili, solo in parte (gli italiani, gli inglesi) dotati di un background militare come nel mio caso (servizio come ufficiale osservatore nel Reggimento Lagunari). Dopo una brevissima ma efficace formazione a Vienna ci siamo ritrovati in montagna, in tenda, con attrezzatura per osservazione diurna e notturna tecnologicamente avanzata, completamente disarmati, con la bandiera bianca dell'OSCE e scortati ad osservare un confine potenzialmente sensibile".

Dov'era esattamente la vostra base?

"La mia base era a Omalo, tra la valle di Pankisi il confine con la Federazione Russa. Omalo è un altopiano incantevole completamente circondato da fiumi, dà l'idea di un castello medievale con il vallo attorno. Subito a sud della catena montuosa c'erano stati grossi movimenti di profughi dalla Cecenia. La valle di Pankisi in ogni caso, per noi osservatori, era un luogo interdetto, per motivi di sicurezza nonostante già nel 2004 la situazione fosse tranquilla, ma prima delle grosse operazioni di polizia condotte dalle autorità georgiane c'erano anche stati casi di rapimenti. Diverse basi erano dislocate lungo un'area di confine di circa 400 km, assolutamente montagnosa, con cime dai 3.000 m in sù. Spesso il versante georgiano si presenta molto più verde di quello ceceno che riceve meno precipitazioni ma la presenza delle stesse torri medievali a guardia delle valli ci parlano di popolazioni che hanno spesso mantenuto strettissimi rapporti culturali.

In che condizioni avete vissuto?

"Ho fatto parte di un team multinazionale: fra i componenti assegnati alla mia base c'erano uno svedese, un polacco, un ex-militare irlandese, un medico tedesco, un medico georgiano, un finlandese, un ex-pilota americano, una guida alpina croata, insomma personaggi di provenienza ed estrazione sociale molto eterogenee.

A differenza di altre missioni simili, in cui le due parti in causa - nel caso specifico russi e georgiani - prendono parte entrambi alla missione o entrambi ne sono esclusi, nella BMO solo i russi erano presenti, come osservatori e con incarichi di assoluto rilievo nella pianificazione e nella gestione delle operazioni. Il ruolo dei georgiani era limitato all'assistenza sanitaria (medici) e inoltre assolvevano la funzione chiave di interpreti. Georgiana era anche la nostra scorta armata, composta da soldati di leva di 18-19 anni, all'epoca poco formati e preparati per questo tipo di missione, e ovviamente, la cuoca della base. L'elicottero, autorizzato soltanto al volo a vista, quindi solo col bel tempo, ci riforniva di viveri e carburante. Occasionalmente fungeva da mezzo di trasporto passeggeri, dato che la via da Omalo al Kakheti è aperta solo nei mesi estivi. Ognuno di noi ha dato il suo personale contributo a rendere questa esperienza memorabile anche da un punto di vista puramente umano. Un ragazzo finlandese ha disegnato il progetto di una sauna e, facendo venire la legna da Tbilisi, in base alle sue indicazioni ci siamo costruiti anche quella. L'americano, invece, durante i turni di osservazione permanente, organizzava la raccolta dei rifiuti differenziata.

Tecnicamente in cosa è consistito il vostro lavoro?

Da un punto di vista operativo, il nostro Quartier Generale era a Tbilisi. Si partiva da Tbilisi direttamente per la base in montagna, nel nostro caso la nostra base era costituita da un modulo prefabbricato simile a un grosso container.. Da ogni base si raggiungevano posti di osservazione permanente - in tenda - su turni, e poi c'erano le pattuglie che andavano e/o tornavano a piedi. La prima cosa da imparare era orientarsi per riconoscere le cime. Sostanzialmente si trattava di camminare fra queste cime e osservare. Da un punto di vista dell'osservazione, l'organizzazione era di derivazione militare - con diverse decine di pattuglie per settimana e 10 posti di osservazione notturna per settimana a settore - ma eseguito da civili, che hanno operato in condizioni di isolamento inusuali anche per dei militari: eravamo in zone a viabilità praticamente nulla, perciò ci si muoveva in elicottero o a piedi.

Un posto di osservazione permanente comprendeva di solito: le tende degli osservatori, organizzati in pattuglie da 3, la tenda del medico, la tenda dei soldati georgiani (4), le latrine, la cucina. In alcuni punti l'elicottero non poteva atterrare, quindi eravamo costretti a saltare. L'escursione termica era notevole: all'alba le tende erano ricoperte di ghiaccio anche d'estate. La scorta georgiana era fondamentale anche per aiutarci a stabilire buoni rapporti con gli abitanti locali, cosa indispensabile in questo tipo di situazioni.

Eravamo dotati di visore e camera termica per l'osservazione notturna. Se ci fossero stati grossi movimenti di profughi l'avremmo visto, ma all'epoca il flusso si era già esaurito. Quello che capitava più spesso di vedere erano i ricognitori russi, che qualche volta passavano vicino al confine, ma spesso sconfinavano. In questi casi bisognava immediatamente chiamare Vienna e riportare ora, luogo e oggetto dell'avvistamento. Il principio cardine su cui si basa questo tipo di missione è il fatto che ci sono diversi punti di osservazione che rilevano lo stesso episodio, per questo si hanno più rilevamenti riportati da vari osservatori di diversa nazionalità per assicurare la massima imparzialità e neutralità. Superfluo dire che, per la natura della missione, i collegamenti radio e satellitari erano eccellenti.

Come si è conclusa la BMO?

L'operazione è stata gradualmente ridotta e poi chiusa del tutto, su pressioni russe. Adesso lo stesso tipo di mansioni è assolto dalle guardie di confine georgiane, che sono state addestrate dall'OSCE e hanno ereditato tutta la nostra strumentazione e il nostro equipaggiamento, con l'eccezione dell'attrezzatura per la visione notturna, perché così ha richiesto la parte russa. L'OSCE comunque rimane molto attiva in Georgia. Molti osservatori in Abkhazia e Ossezia del Sud sono osservatori dell'OSCE. Inoltre, l'OSCE è attiva anche sul versante dell'ecologia: ad esempio monitora le condizioni del fiume Mtkvari (Kura), che nasce in Georgia e sfocia in territorio azero, per prevenire eventuali dispute fra le parti su una risorsa idrica così importante, oppure si occupa di riciclare il propellente dei missili dimessi sovietici trasformandolo in fertilizzante. L'obbiettivo ultimo dell'OSCE è la sicurezza, intesa però in senso ampio, non esclusivamente militare, da raggiungere coinvolgendo anche altre sfere come la cultura, l'istruzione, o l'ecologia.

Come è nata l'idea di VisitGeorgia?

Durante i sette mesi trascorsi in Georgia ho avuto l'opportunità di esplorare le montagne georgiane. Non solo durante i pattugliamenti, ma anche durante i giorni di congedo cui avevamo diritto. Non sono mai rientrato in Italia, in quel periodo, anche se avrei potuto farlo. Ne ho approfittato per andare in Armenia e in Azerbaidjan. Con alcuni colleghi abbiamo persino scalato il Kazbek. Ho avuto modo di conoscere bene alcune regioni della Georgia, in particolare Khevsureti, Tusheti, e Khevi. Ho percorso per alcuni tratti la storica Strada Militare Georgiana, il principale punto di passaggio fra la Russia e il Caucaso del Sud, descritta in tanti romanzi russi, e ho visitato le valli georgiane. Mi sono mosso in marshrutka e ho mangiato benissimo nelle varie taverne, ospitate in container di epoca sovietica, riciclati e adibiti agli usi più svariati, dai ristoranti alle officine meccaniche. Ho visitato posti meravigliosi e sconosciuti al turismo di massa, come ad esempio Shatili - a 6 km dal confine ceceno, dista da Grozny 65 km - che è uno dei siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.

Sono tornato in Italia con un senso di gratitudine nei confronti della Georgia e del suo popolo. La mia professione principale è la comunicazione sul web così ho avuto la pensata più banale: preparare un sito internet. Se la situazione si stabilizza, la Georgia diventa una meta di vacanza formidabile. Io come posso aiutarli? Facendo sapere che esiste un posto del genere. Poi sono tornato in Italia e non ho fatto niente. Fino a quest'anno, quando, cambiando lavoro, ho riorganizzato i miei ritmi e con i miei colleghi che hanno condiviso con me quest'esperienza, abbiamo messo su il sito.
Abbiamo deciso poi di mettere a disposizione di tutti una serie di informazioni sulla Georgia, che non sono sempre facili da reperire, come le cartine topografiche originali o i numeri di telefono di quelle poche strutture disponibili a fornire supporto per un'escursione.

Per la prossima avete già dei progetti?

Siamo tutti degli appassionati di trekking e di vita all'aria aperta in generale, e di viaggi un po' particolari. Abbiamo pensato che avremmo potuto cominciare ad accompagnare qualche gruppo di audaci lungo un percorso che conosciamo molto bene, quello da Shatili a Omalo, naturalmente sempre con l'appoggio di un'organizzazione e una guida locale. Noi non siamo delle guide titolate, ma è anche vero che conosciamo molte cose su questi posti, forse anche più delle guide di professione, perché molti georgiani non sono mai stati nel Tusheti, per esempio. Abbiamo ipotizzato un percorso, l'abbiamo verificato, abbiamo contattato degli appoggi logistici locali e abbiamo confezionato questo prodotto, il Trek Shatili - Omalo.

Stiamo avendo dei riscontri, dall'estero, persino da Singapore, e anche dall'Italia. Dall'Italia soprattutto da gente che pratica questo sport in maniera intensiva. Guide alpine, escursionisti...anche se in realtà il percorso non richiede nessuna dote di alpinista, le uniche doti richieste sono la capacità di camminare in montagna e un po' di spirito di adattamento per dormire in tenda e affrontare qualche scomodità. In cambio mostriamo delle cose di assoluto valore e diamo la possibilità di vivere la montagna come non è più possibile fare oggi sulle nostre Alpi, con i sentieri segnati e i rifugi. Invece in Georgia a volte il sentiero non c'è, te lo devi trovare. Anche se noi, naturalmente, li conosciamo...non vorrei neanche insistere troppo su questo progetto, che in fondo è solo una parte di VisitGeorgia. Tengo a sottolineare che VisitGeorgia non è stato creato per promuovere i nostri servizi turistici sul Caucaso. Quello che ci interessa veramente è suscitare interesse su un paese fantastico con innumerevoli attrattive. Noi ci siamo concentrati sulle montagne perché sono la zona che conosciamo meglio, ma la Georgia offre tantissimo. Adesso poi per i cittadini dell'Unione Europea il visto non è più necessario!