In Armenia, in particolare nella capitale, la progressiva riduzione delle aree verdi e la costruzione di grattacieli rendono la qualità dell'aria (e della vita) sempre peggiore
Di Arpi Harutyunyan, ArmeniaNow , 21 aprile 2006
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Maddalena Parolin
Mantenendo una tradizione dell'epoca sovietica sabato 15 aprile il presidente Robert Kocharyan ed altri funzionari governativi hanno piantato degli alberi in diverse aree pubbliche. "Stiamo ripristinando 1.000 ettari di foresta", ha affermato il presidente.
Gli ambientalisti vedono l'iniziativa come un semplice gesto, non un passo serio volto a frenare la continua riduzione degli spazi verdi in Armenia - e nella capitale Yerevan in modo particolare - dove le aree verdi sono ufficialmente 44,8 metri quadri pro capite.
I sondaggi della ONG Associazione Sociale-Ambientale però contestano le statistiche ufficiali. Secondo le loro cifre in realtà ci sarebbero solamente 1.793 ettari di verde ad Yerevan, rispetto ai 6.535 esistenti nel 1990. Negli ultimi quindici anni lo spazio verde pro capite nella capitale si sarebbe ridotto più di tre volte, da 15 a 4,2 mq.
Quest'anno il comune di Yerevan ha approvato il quinto piano urbanistico cittadino, che verrà implementato nei prossimi 15 anni. Secondo quanto presentato da Gurghen Musheghyan, uno dei progettisti, il piano, pensato per la sistemazione dei 1,2 milioni di residenti, includerà maggiori spazi verdi giungendo a 78,3 metri quadri per residente.
Gli ambientalisti sono però scettici e affermano che potrebbe essere troppo poco e troppo tardi.
"Nel nuovo piano urbanistico sono semplicemente previste aree verdi, ma nessuno si preoccupa se e come sia possibile creare tali aree" afferma la presidente dell'ONG Per uno Sviluppo Umano Sostenibile Karine Danielyan, ex ministro per la tutela dell'ambiente. "L'Armenia, ed soprattutto Yerevan, sono in una zona climatica che richiede molti anni per la crescita degli alberi".
Ma mentre i progetti ufficiali prevedono 15 anni per restaurare lo spazio verde, molti si chiedono come sarà possibile farlo, dal momento che dove il piano prevede la realizzazione di parchi vi sono già costruzioni.
"In un solo anno (il 2004) le aree di parco di Yerevan sono diminuite da 570 a 503 ettari. Questo avviene principalmente con la costruzione sulle aree verdi e i permessi di edificazione, mentre le norme ambientali richiedono che nella città i parchi arrivino a 2.600 ettari", ricorda Srbuhi Harutyunyan, la presidente di Associazione Sociale-Ambientale.
Le autorità della città sostengono comunque che la situazione possa essere migliorata. Il sindaco di Yerevan, Yervan Zakharyan, afferma che quest'anno nella capitale sarebbero stati piantati circa 75.000 alberi, e altri 15.000 dovrebbero venire piantati prossimamente.
Sempre secondo i funzionari comunali l'azione di rimboschimento si realizza in zone dove ci sono sistemi di irrigazione, come i giardini di Nork, il Victory Park ed altri parchi comunali, cioè in aree rese degradate dalla crisi energetica dei primi anni '90 ed ora dal boom delle costruzioni.
"Il parco di Hradzan Gorge, il Nork Park, il Victory Parj, un tempo i polmoni di Yerevan, sono stati fatti a pezzi in pochi anni", dice Danielyan, che è stata vicesindaco di Yerevan, "nell'attuale Yerevan non ci sono più boschi o giardini e la capitale rischia di perdere la sua possibilità di respirare".
Hrant Sargsyan, presidente dell'ONG ambientale Tapan eco-club, è preoccupato per la costruzione dei palazzi a più piani, chiamati elite blocs. Motivo della sua preoccupazione non è solamente la distruzione delle aree verdi, ma anche l'altezza dei palazzi che impedisce la funzione "autopulente" delle correnti d'aria.
"Anni fa quando è stato costruito il rione Nor Nork c'è stato molto rumore, perché gli esperti erano preoccupati che gli edifici a molti piani potevano chiudere gli scorrimenti del vento e impedire l'autoricambio di aria. Questo è proprio ciò che è accaduto. Mentre la costruzione di tali edifici e la distruzione delle aree verdi è continuata, Yerevan si è trasformata in una città di polvere", ha affermato Sargsyan, un tempo membro del consiglio comunale.
Gli ambientalisti sostengono che Kentron (il quartiere centrale di Yerevan) sarebbe nella situazione peggiore tra tutti i quartieri. E' proprio qui, dove il terreno è più richiesto, che i parchi sono stati trasformati in caffè e centri commerciali, a spese dello spazio aperto e dell'aria respirabile.
Gli "attivisti verdi", sostengono che l'unico modo per rovesciare gli effetti dannosi per la salute potrebbe essere quello di smantellare gli edifici che sono stati costruiti - secondo loro illegalmente - su di un territorio che avrebbe dovuto restare aperto. Ma anche gli ambientalisti capiscono come si tratti di uno scenario improbabile.
Il ministro per la tutela dell'ambiente Vardan Aivazyan ha un approccio realistico: "tali palazzi, anche se illegali, difficilmente verranno smantellati".
Inga Zarafyan, presidente dell'ONG Ecolur News, ritiene che si sta perdendo tempo: "Se tutto continua così, Yerevan si trasformerà in una città invivibile", dice Zarafyan. "Stare nella nostra città è come cucinare in una stanza per giorni senza mai cambiare l'aria. Non c'è più aria da respirare."