In vista di un corteo di protesta a Nazran' i servizi segreti dichiarano in città "zone speciali anti-terrorismo" e concedono poteri speciali alle forze di sicurezza
Torna a farsi sentire l'opposizione in Inguscezia. Si ripete, quasi identica, la dinamica del novembre scorso quando la protesta dei manifestanti a Nazran', non autorizzata, viene subito repressa. Questa volta però ad intervenire sono i servizi segreti, che ricorrono alla dichiarazione di alcune "zone d'emergenza" in città e alla concessione di poteri speciali alle forze di sicurezza.
La decisione dei servizi segreti FSB ingusci sarebbe motivata da "attendibili minacce di attentati ai danni di edifici amministrativi" e dal timore di "azioni provocatorie armate ai danni delle forze preposte all'ordine pubblico". Progetti criminosi che sarebbero in qualche modo agevolati, secondo la sezione inguscia dei servizi segreti, proprio dalla manifestazione indetta per sabato 26 gennaio dagli oppositori del Presidente della Repubblica d'Inguscezia, Murat Zjazikov. La decisione è stata interpretata come il tentativo di far fallire il meeting di protesta. Sul portale web d'opposizione "Ingusetiya.ru" era pubblicato da diversi giorni l'appello a partecipare al corteo "a sostegno della linea-Putin e in aperta denuncia della corruzione degli organi di potere locale".
Da qui la preoccupazione delle autorità ingusce la cui reazione - comunque - non si fa attendere: la manifestazione non viene autorizzata. A sorpresa viene dichiarata in Inguscezia una "zona di emergenza contro il terrorismo". Un membro inguscio del Consiglio federale, il senatore Ika Kostoev, giudica la misura intrapresa "adeguata" per scoraggiare le intenzioni eversive di alcune forze interne alla Repubblica. Forze che per Kostoev sarebbero "disposte a provocare disordini per riuscire nel loro scopo di destituire il Presidente Murat Zjazikov" (Kommersant').
L'utilizzo quantomeno pretestuoso della norma "Per il contrasto del terrorismo" - pensata per situazioni d'emergenza - viene denunciato da diversi importanti organi di informazione russi. Il quotidiano Kommersant riporta nel dettaglio gli estremi della legge. La norma federale, varata nel marzo del 2006, attribuisce al direttore dei servizi segreti federali (o al dirigente delle Sezioni locali dell'FSB) il potere di dichiarare intere porzioni di territorio di loro competenza quali vere e proprie "zone speciali", in caso di minaccia terroristica.
Il testo di legge prevede dunque l'espulsione o il temporaneo trasferimento di persone fisiche, il controllo di qualsiasi tipo di comunicazione, il sequestro e libero utilizzo di qualsiasi mezzo di trasporto, la limitazione parziale o totale di circolazione a pedoni e autovetture, l'irruzione in abitazioni e nelle relative pertinenze da parte degli agenti. Previste anche particolari disposizioni quali l'imposizione del regime di quarantena, oltre a regimi speciali per la produzione di materiali pericolosi e per il commercio di armi, alcol e medicinali.
A finire nella "zona speciale" sono tre porzioni importanti della piccola Repubblica: il centro di Nazran', la città più grande di tutta l'Inguscezia (incluso il quartiere dove risiede il Presidente Zjazikov), la nuova capitale Magas, in quanto sede di numerosi edifici dell'amministrazione repubblicana e dei servizi di sicurezza federali, ed infine la stanitza (villaggio cosacco) di Nesterovskaja. "La situazione rimane sotto controllo" - ha dichiarato alla vigilia della manifestazione una fonte ufficiale dell'FSB invitando i cittadini, per il mantenimento della tranquillità, a "non causare disordini e non partecipare ad azioni di disturbo dell'operato delle forze dell'ordine".
A far salire la tensione nella piccola Repubblica caucasica sono giunte le dichiarazioni del direttore del sito "ingushetiya.ru", Magomed Evloev , che ha denunciato la presenza alla manifestazione prevista per sabato a Nazran' di spetznaz (forze speciali) della vicina Cecenia. Dmitrij Nikiforov, responsabile delle truppe dislocate nella confinante Repubblica cecena, non conferma ma nemmeno lo esclude, dichiarando solo di "non avere ricevuto ordini a riguardo". L'affermazione viene invece subito smentita dall'FSB: allo stato attuale nessuna truppa esterna si troverebbe in territorio inguscio.
L'opposizione non si fa intimorire. Sul sito "ingushetiya.ru" vengono pubblicate le istruzioni per raggiungere il corteo. Vi si legge di come evitare i posti di blocco per giungere a Nazran', di come evitare i controlli giungendo in anticipo in città, per poi soggiornare, se possibile, da parenti o conoscenti. Alla vigilia della manifestazione si moltiplicano, questa volta dalla parte opposta, gli appelli a non aderire al corteo dell'opposizione. Il primo vice-procuratore d'Inguscezia Gelani Meržuev, invita mantenere la calma e a non partecipare al corteo non autorizzato. Gli fa seguito il muftì Isa Khamkhoev che invita "a essere ragionevoli e discutere delle questioni in un clima più tranquillo".
A Nazran', in Piazza Della Concordia, fin dalla mattina presto di sabato si segnala un forte dispiegamento di mezzi e di forze dell'ordine. Sul portale "ingushetiya.ru" è possibile vedere le immagini di un gruppo di partecipanti al corteo, mentre reggono striscioni con slogan contro la corruzione. Un altro striscione recita "Inguscezia e Russia: Unite". Gazeta.ru riferisce una presenza di circa 300 manifestanti.
Presto scoppiano scontri: gli agenti cercano di arrestare i partecipanti alla manifestazione non autorizzata, il corteo risponde con lanci di sassi e bottiglie molotov. Dai microfoni della Radio "Ekho Moskvy" un partecipante denuncia di aver udito colpi d'arma da fuoco dalle fila della polizia. Nel corso degli scontri viene presa di mira dai manifestanti la sede del giornale filo-governativo "Serdalo". Anche al vicino Hotel "Assa" viene appiccato un incendio nel corso degli scontri di piazza.
Solo verso le 14.00, visto il precipitare della situazione, gli organizzatori della protesta decidono di ripiegare e di rimandare la manifestazione. "L'amministrazione locale ha tentato ancora una volta la provocazione. Prima tenta di causare a Nazran' seri incidenti, poi vuole scaricarne la responsabilità sugli organizzatori del meeting", si legge in un comunicato firmato dai leader dell'opposizione Maksharip Aushev, Magomed Evloev, Ruslan Ablakov-Mjarshkhi.
Numerosi, come nel novembre scorso, i fermi e gli arresti ai danni di giornalisti. Fermati i reporter della TV "Pjatij Kanal" e il corrispondente della radio "Ekho Moskvy" Roman Pljusov con il suo vice-caporedattore Vladimir Varfolomeev. Tra gli arrestati figurano anche Timur Akiev ed Ekaterina Sokirjanskaja del centro per la difesa dei diritti umani "Memorial", il corrispondente di Radio "Svoboda", Danila Gal'perovič, e la giornalista della "Novaja Gazeta" Ol'ga Bobrova. A tutti i fermati viene concesso il rilascio in serata.
Va peggio al fotoreporter dell'agenzia di informazione RIA "Novosti" Said-Husejn Tzarnaev e a Mustafa Kurskev, corrispondente del quotidiano moscovita " Žizn' "Vita . I due reporter vengono arrestati verso le 11 del mattino nei pressi della sede del quotidiano "Serdalo" mentre stanno assitendo all'incendio. Inizialmente vengono accusati di strage, proprio in applicazione alla legge sulla zona di interdizione speciale anti-terrorismo. Solo l'indomani sera - dopo le molte proteste di attivisti per i diritti umani e mezzi di informazione russi e internazionali - i due giornalisti vengono liberati. L'associazione "Memorial" denuncia un trattamento disumano ai danni dei due reporter, rinchiusi nelle sedi del GUVD (Comando Statale del Ministero dell'Interno). Dopo aver subito pestaggi violenti, e in assoluta mancanza dell'avvocato difensore, Tzarnaev e Kurskev non avrebbero ricevuto acqua fino al loro trasferimento al carcere di isolamento temporaneo, la mattina seguente l'arresto. Anche l'aiuto del medico, nonostante le condizioni fisiche dei due lo richiedessero, è stato loro negato dagli agenti. Anche Holly Cartner, direttore per l'Europa e l'Asia Centrale di Human Rights Watch, ha condannato l'operato delle istituzioni ingusce e soprattutto i tentativi di impedire ai giornalisti di compiere la propria attività professionale.
Nel frattempo è stato già annunciato il prossimo meeting di protesta. La mobilitazione - a cui parteciperanno anche molti ingusci residenti a Mosca e persino in Europa - è prevista per il 23 febbraio. Coincide con l'anniversario della deportazione subita nel corso della seconda guerra mondiale da ingusci e ceceni: una specie di "giornata della memoria" caucasica. La data scelta è lungi dall'essere casuale.