Sukhumi, Abkhazia © Zhukov Oleg/Shutterstock

Sukhumi, Abkhazia © Zhukov Oleg/Shutterstock

Sono state le dichiarazioni del Rappresentante Speciale dell'UE, Toivo Klaar, ad infastidire le autorità de facto abkhaze, che si sono subito scagliate contro UE e USA. Klaar aveva espresso preoccupazione per l'aumento delle restrizioni imposte all’UE e ad altre organizzazioni internazionali

14/02/2024 -  Marilisa Lorusso

Alla fine di gennaio 2024 Toivo Klaar, il Rappresentante Speciale dell'Unione Europea (EUSR) per il Caucaso Meridionale e la Crisi in Georgia, ha espresso l’intenzione di visitare l'Abkhazia, nell'ambito del suo mandato. Tuttavia, le autorità abkhaze de facto gli hanno reso noto per la seconda volta in 6 mesi che la visita non era gradita.

Klaar ha espresso preoccupazione per l'aumento delle restrizioni imposte al lavoro dell’UE e al lavoro di altre organizzazioni internazionali in Abkhazia, e ha evidenziato gli sforzi continui dell’UE per facilitare il dialogo e la risoluzione dei conflitti nel Caucaso Meridionale, incluso quello tra Tbilisi e Sukhumi.

Nel corso degli ultimi dieci anni l’UE ha sostenuto vari programmi umanitari in Abkhazia attraverso partner sul campo, come agenzie dell'ONU, ONG internazionali e organizzazioni della società civile locali. Questi programmi hanno riguardato aree come la sanità, l’istruzione, il sostegno alle piccole imprese e la promozione del dialogo tra attori della società civile.

Klaar ha sottolineato l'importanza di mantenere canali di comunicazione e coinvolgimento aperti, anche di fronte a differenze politiche e la necessità di contatti personali diretti e di dialogo tra l’Abkhazia e la comunità internazionale, specialmente alla luce degli sviluppi recenti, con la guerra russa in Ucraina in corso. Ha esortato le autorità de facto abkhaze a riconsiderare le loro restrizioni all'interazione internazionale, sottolineando che apertura e coinvolgimento sarebbero benefici per la popolazione abkhaza e contribuirebbero ad affrontare le sfide della regione.

Il ginepraio

Le dichiarazioni di Klaar hanno scatenato un ginepraio, ottenendo assolutamente l’effetto opposto a quello distensivo che le parole del Rappresentante Speciale invece auspicavano. Si sono espressi vari membri del governo de facto ed è stata una levata di scudi contro chi non riconosce l’Abkhazia e sostiene e l’integrità territoriale della Georgia.

Milana Tsvizhba, portavoce del ministero degli Affari Esteri de facto, ha risposto alle dichiarazioni di Klaar, esprimendo delusione nei confronti della politica verso l’Abkhazia condotta dall'“Occidente collettivo”. Tsvizhba ha criticato l'appoggio di Klaar alle politiche di cooperazione senza riconoscimento, affermando che coinvolgono organizzazioni internazionali e abkhaze e minano la sovranità dell’Abkhazia. Ha sottolineato il ruolo dell’Abkhazia nella lotta al neofascismo e ha respinto l’idea di essere vittima dell’operazione militare russa e di subire la pressione di Mosca.

Nelle parole della portavoce echeggiano, però, sia il gergo che i target della posizione russa, così come il riferimento al “Collective West”, ormai sistematicamente usato da Mosca per definire i paesi NATO o di area NATO. Non mancano il riferimento alla guerra contro l’Ucraina come un proseguimento dell’epica della Seconda Guerra mondiale, e quindi la lotta contro il nazismo, e le accuse alla società civile indipendente. La Tsvizhba ha avvertito che coloro che promuovono l'integrità territoriale della Georgia potrebbero affrontare azioni legali in Abkhazia e ha accusato Klaar di interazioni finanziarie con le ONG locali, definendole agenti stranieri.

Said Otyrba, vicecapo del dipartimento degli Affari Esteri de facto, ha messo in dubbio i riferimenti di Klaar ad entità abkhaze che aiutano la politica dell'UE e ha sollevato preoccupazioni riguardo all'interferenza straniera. Otyrba ha accusato le ONG georgiane finanziate da USAID (Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale) e UNDP di collaborare con provocatori locali per screditare le autorità dell’Abkhazia, sottolineando la necessità di regolamentazioni legali in questo senso.

USAID

L’attacco alle ONG e più specificatamente contro USAID ricorda un attacco simile alla stessa agenzia ad opera del governo del Sogno georgiano. Lo scorso ottobre, dopo un'indagine dei Servizi di Sicurezza, il presidente del Parlamento georgiano, Shalva Papuashvili, aveva accusato USAID e l'European Endowment for Democracy (EED) di finanziare programmi che incoraggiano l’estremismo e la polarizzazione in Georgia. Papuashvili aveva evidenziato casi di attivisti civici indagati e di associazioni multate, implicando un collegamento tra sostegno finanziario e addestramento alla radicalizzazione. Gli USA hanno risposto rigettando le accuse come infondate e ricordando le mansioni e lo scopo delle attività dell’organizzazione in Georgia.

Lo stesso attacco – per contenuti e destinatari - è partito da una delle bocche del Cremlino, Margarita Simonyan, direttore editoriale del canale televisivo "Russia Today" (RT). Il 3 dicembre la Simonyan ha visitato l’Abkhazia e durante un incontro con gli studenti universitari ha criticato le organizzazioni internazionali e non governative, prendendo di mira in particolare USAID accusandola di minare l'indipendenza dei paesi in cui opera.

Quattro giorni dopo Inal Ardzinba, de facto ministro degli Esteri, ha annunciato misure mirate alle ONG internazionali e alle agenzie dell'ONU, dichiarando inoltre il direttore regionale di USAID persona non grata. Ardzinba, infine, ha annunciato diverse misure, tra cui il divieto di nuovi progetti con finanziamento da parte di USAID, la restrizione dei contatti tra l’Abkhazia e la Georgia e il coordinamento del finanziamento per le ONG abkhaze.

Il dibattito

L’opinione pubblica non appoggia in toto la posizione del ministero degli Esteri. Alcuni hanno sottolineato l'importanza del dialogo per risolvere i conflitti, mentre altri hanno criticato la decisione di vietare l'ingresso di Klaar come controproducente, sostenendo che il fatto di essere riconosciuti non può essere il presupposto per collaborare, altrimenti l’Abkhazia non può che chiudersi del tutto, riconosciuta com’è da pochissimi paesi per lo più non in grado di poter essere effettivi partner, a parte la Russia. Alcuni hanno evidenziato la necessità di comunicazione per promuovere gli interessi abkhazi, e hanno ricordato esempi storici in cui la causa abkhaza è stata difesa da paesi che pure non riconoscevano l’indipendenza politica della regione, come in passato la Russia e la Turchia.

Il ministero degli Esteri de facto ha preso la parola sulle preoccupazioni riguardanti l’isolamento e la progressiva chiusura in corso della piccola repubblica secessionista, criticando gli sforzi degli Stati Uniti, dell’UE e della Georgia per bloccare le iniziative abkhaze. Ha evidenziato i tentativi di prevenire il dialogo con paesi come Bielorussia e Emirati Arabi Uniti, accusando le attività di diplomatici occidentali e ONG. Quindi, il dicastero di Sukhumi ha messo in dubbio la sincerità delle ONG che sostengono il de-isolamento mentre ricevono finanziamenti da entità che isolano l’Abkhazia.

Anche in Abkhazia è in discussione un progetto di legge sugli agenti stranieri, come quello già in vigore in Russia, ed affossato a furor di popolo in Georgia dopo essere stato sostenuto dal Sogno georgiano.