Il 4 settembre l'Albania batte la Grecia 2 a 1, partita valevole per la qualificazione ai mondiali del 2006. Gli Albanesi di tutto il mondo festeggiano la vittoria, ma in Grecia le cose finiscono male e si riaccendono tensioni latenti tra i due paesi
Era dalla guerra in Kosovo che l'orgoglio albanese sembrava sfumare sempre di più, ma è bastata una partita di calcio per farlo sfociare ovunque nel mondo. Il 4 settembre l'Albania ha battuto a Tirana 2-1 la Grecia campione d'Europa, ed ovunque è esplosa la festa. Le bandiere rosse con l'aquila nera hanno acceso le strade di Tirana, Pristina, Skopje, Londra, New York, ecc. Ma ad Atene agli emigranti albanesi non è stato permesso di festeggiare. Scontri tra la tifoseria albanese e quella greca si sono registrati in tutte le maggiori città elleniche, mentre un giovane albanese è stato accoltellato a morte da un suo coetaneo greco nell'isola di Zakinthos.
Una storica sfida
L'attesa era grande e già un una settimana prima Tirana aveva cominciata ad arrossirsi dalle bandiere che spuntavano in ogni angolo. Il giorno prima della partita - valida per la qualificazione al campionato del mondo del 2006 - la tifoseria, gran parte della quale proveniente dal Kosovo e dalla Macedonia, aveva iniziato i festeggiamenti per le strade della capitale. I greci speravano di sfatare una tradizione che non li ha mai visti vincere a Tirana, mentre la nazionale albanese puntava a mantenere il primato dell'imbattibilità a casa sua che dura ormai da due anni.
Oltre alle due squadre, in competizione erano anche i due tecnici, entrambi tedeschi: Hans Peter Brigel per l'Albania e Otto Rehhagel per la Grecia, acerrimi nemici dai tempi in cui allenavano insieme il Kaiserslautern in Germania. Ma la vera rivalità era geo-politica: nonostante gli ottimi rapporti politici tra i due Stati, il tradizionale antagonismo dei due popoli non è mai svanito. Come se non bastasse, uno stimolo in più è arrivato anche dal Governo albanese. Il Premier Fatos Nano aveva promesso un premio di 500 mila dollari in caso di vittoria. Vista la singolare delicatezza dell'incontro, la polizia sin dall'inizio ha predisposto eccezionali misure di sicurezza per proteggere gli oltre 3000 tifosi greci.
I festeggiamenti
L'arbitro spagnolo Gonzales fischia: 2-1, l'Albania batte per l'ennesima volta la Grecia, togliendo la corona ai campioni d'Europa. Un fiume di 300 mila persone scende in piazza a festeggiare, bloccando ovunque le strade della capitale albanese. Con la bandiera nazionale in mano, la festa si propaga in tutte le altre città del Paese, mentre arrivano le prime notizie di festeggiamenti da Pristina e da altre città del Kosovo. Anche a Skopje e a Tetovo colonne di automezzi con la bandiera rosso-nera hanno circolato per le vie delle due città. Per festeggiare la vittoria con la Grecia sono scesi per strada pure gli emigranti albanesi a Londra e a New York. In quest'ultima, circa 400 albanesi hanno addirittura bloccato per un po' di tempo la metropolitana della città, ma le autorità americane pare abbiano capito la loro gioia e non hanno intrapreso nessun azione nei loro confronti.
...ma in Grecia non è permesso!
Pensando di vivere in un Paese membro dell'Ue e della Nato, dove festeggiare sarebbe dovuto essere più che legittimo, anche gli oltre 500 mila emigranti albanesi che da anni lavorano in Grecia hanno pensato di uscire per le strade delle città nelle quali vivono, unendosi così al coro di "Vittoria!" dei loro compaesani in tutto il mondo. Ma per le autorità elleniche garantire questo diritto pare essere troppo difficile! Centinaia di cittadini albanesi si sono radunati ad Atene in piazza "Omonia", un luogo in cui quotidianamente vanno a cercare lavoro, ma sono stati attaccati da alcuni tifosi greci, in furia per la perdita della loro squadra. La polizia greca ha tentato di disperdere la folla, usando i manganelli ed il gas lacrimogeno, anche nei confronti di chi quella notte voleva soltanto festeggiare. Inutile, poiché gli scontri tra le due tifoserie si sono spostati per le vie della capitale greca. A decine anche le macchine con targhe albanesi andate a fuoco. Lo stesso scenario si è ripetuto anche a Salonicco e in tutte le maggiori città dello Stato balcanico. Il risultato è di 300 albanesi finiti in ospedale, dei quali 10 in coma.
Ma la festa è stata fatale per un giovane albanese di 20 anni che viveva nell'isola di Zakinthos. Gramoz Palushi è stato accoltellato a morte da un suo coetaneo greco perché aveva osato tenere pubblicamente in mano la bandiera albanese, mentre esultava insieme ai suoi amici. Gli stessi che hanno raccontato ai giornalisti che il primo aiuto medico per il giovane emigrato è arrivato con mezz'ora di ritardo.
Le reazioni
Sensibilissimi verso l'ondata di violenza in Grecia i media albanesi, i primi ad informare e protestare di quello che accadeva. Poi è toccato alle autorità di Tirana. Il Parlamento albanese ha tenuto un minuto di silenzio in onore delle vittime, protestando, in una dichiarazione approvata all'unanimità, verso le autorità elleniche. Il Ministro dell'Interno, Igli Toska, si messo subito in contatto col suo omologo greco chiedendoli di far cessare la violenza nei confronti degli albanesi, mentre l'ambasciatore greco a Tirana è stato chiamato al Ministero degli esteri per dare spiegazioni.
Anche il Governo greco, tramite il suo portavoce, ha condannato la violenza anti-albanese. Un consigliere del Premier Karamanlis ha dichiarato che responsabile dell'accaduto era il Governo di Tirana che aveva promesso alla squadra un premio di 500 mila dollari, facendola diventare "una questione d'onore"!
Duri anche la maggior parte dei media greci, parte dei quali sotto inchiesta per incitamento all'odio. "Eleftherotipia", uno dei maggiori quotidiani del Paese, definisce la violenza post-partita come "la seconda sconfitta entro la stessa notte". Mentre gli opinionisti greci esprimono la loro preoccupazione per l'immagine "ormai rovinata" della Grecia creatasi durante l'Olimpiade.
Le autorità elleniche non hanno iniziato nessun indagine "perché mancano le deposizioni", ha fatto sapere Theodhori Rusopulos, portavoce del Premier greco. E come è successo ogni qual volta che negli ultimi 15 anni ci sono stati dei problemi tra i due Stati, è scattato il famigerato ricatto denominato "Fshesa" (La scopa). Un'operazione della polizia greca che rimpatria violentemente gli emigranti albanesi: circa 300 quelli cacciati tra martedì e mercoledì.