Durante la recente visita del presidente greco Stefanopulos in Albania si è riaccesa l'annosa questione della Cameria, regione al nord ovest della Grecia un tempo abitata da albanesi, spesso fonte di tensione fra i due stati confinanti
È di nuovo scontro tra Tirana ed Atene, e al centro delle polemiche ritorna l'ormai nota questione "Cameria". Il Presidente greco, Kostantinos Stefanopulos, in visita ufficiale il 18 ottobre nella capitale albanese, ha dichiarato che quello dei Cam è un problema dimenticato ed ormai appartenente al passato. In totale disaccordo con lui, il Presidente della Repubblica, Alfred Moisiu, che nella congiunta conferenza stampa ha espresso pensieri diversi. La polemica, poi, si è spostata sui media che hanno protestato apertamente contro l'arroganza di Stefanopulos. Al quale, è "scappata" pure una minaccia: se le richieste della minoranza greca non verranno accettate, l'Albania non entrerà mai nell'Unione europea.
"Problema dimenticato"!
Arrivato a Tirana il 18 ottobre, il primo colloquio del Presidente greco, durante la sua visita di tre giorni, è stato con colui che lo ha invitato, l'omologo albanese Moisiu. Ne segue una conferenza stampa, dove da subito si nota il clima teso. All'interesse dei giornalisti sui problemi dei Cam, Stefanopulos risponde seccamente: "è una questione definitivamente chiusa che appartiene al passato". Trovandosi davanti allo stupore dei presenti, aggiunge: "Non esiste la necessità di risolvere il problema dei Cam e non vedo perché dobbiamo tornare alle pretese sulla questione. Non desidero ricordare il passato che appartiene al 1944. La Grecia ha rinunciato a tali pretese". Altrettanto decisa anche la replica di Moisiu, secondo il quale "devono cominciare al più presto i negoziati bilaterali a livello di esperti per trovare la giusta soluzione giuridica al problema delle proprietà dei Cam e degli albanesi in Grecia".
La tempesta esplosa sui media e l'indignazione generale dell'opinione pubblica ha dato un po' di coraggio pure al Primo ministro Fatos Nano, da sempre molto vicino ad Atene. "Nessun Presidente o Primo ministro può sollevarsi contro gli esperti e la storia", ha detto nell'incontro con Stefanopulos, nella seconda giornata della visita, senza dimenticare di sottolineare la retorica delle "ottime relazione" tra i due Paesi.
E la voce grossa di Tirana sembra aver funzionato, vista la marcia indietro del Presidente greco che, mentre stringeva la mano al capo del Parlamento, Servet Pellumbi, ha accettato l'esistenza di un "problema Cam", nonostante abbia evitato di pronunciare queste parole. "La questione delle proprietà dei cittadini albanesi in Grecia, e viceversa, deve essere risolta per vie legali e con il dialogo", ha detto, mentre il suo interlocutore albanese definiva "legittime" le richieste dei Cam.
La regione della Cameria, nel nord-ovest della Grecia, era abitata da albanesi fino alla seconda guerra mondiale, quando vennero cacciati dalle proprie terre e perseguitati dalle autorità greche con l'accusa di aver collaborato con i fascisti italiani e quelli tedeschi: i Cam furono espulsi, 70 villaggi abitati da loro vennero svuotati e i beni sequestrati. Ora i Cam chiedono di riavere le loro proprietà, ma il tempo non promette: alla fine dell'anno scadono gli effetti di una legge di Atene sul riconoscimento dei patrimoni e chi non avranno presentato una richiesta entro questo termine perderanno ogni diritto.
La minaccia
È dagli inizi degli anni Novanta, quando i primi emigranti albanesi andarono a lavorare in Grecia, che le divergenze tra i due Stati non mancano. Di fronte ai problemi dei suoi cittadini con le autorità elleniche, Tirana spesso ha dovuto abbassare la testa, cosciente del rischio di ritrovarsi a casa centinaia di emigranti mandati indietro, ai quali non aveva niente da offrire. Si tratta della famigerata "operazione scopa" che Atene ha usato con abilità in tutti questi anni per zittire i vari governi albanesi.
Ma era da un po' di tempo che molti analisti di geopolitica avvertivano di un trasferimento delle pressioni elleniche a Bruxelles e a Strasburgo: ora la minaccia più grande sembra il veto della Grecia sull'integrazione dell'Albania nell'Unione europea e nella Nato.
A dare conferma degli avvenuti cambiamenti di strategia è stato lo stesso Presidente greco Stefanopulos, durante il terzo e l'ultimo giorno della sua visita nel sud del Paese, dove ha avuto vari incontri con rappresentanti della minoranza greca. "L'Albania non entrerà nell'Ue - ha detto - senza adempiere le vostre richieste, dalla A alla Z. Ho chiesto al Governo albanese anche il riconoscimento delle vostre proprietà, come accade con i cittadini albanesi. Questa richiesta verrà soddisfatta".
Avendo, forse, "dimenticato" quello che aveva affermato solo due giorni prima a Tirana, sulla rinuncia da parte di Atene delle sue pretese territoriali, Stefanopulos è tornato a parlare di "Vorioepir", una zona nel sud d'Albania che la Grecia rivendica come propria e pretende che sia popolata dalla sua minoranza, i "Vorioepirioti", che il Presidente definì "l'anima dell'ellenismo". Un argomento che per Tirana non esiste assolutamente.
Il capo dell'organizzazione "Omonia" (che difende i diritti della minoranza greca), Jani Jani, prendendo coraggio dalla presenza di Stefanopulos, ha alzato la voce lamentandosi. "Noi non viviamo - ha detto - ma sopravviviamo in questo Paese, perciò non abbandonateci". Poi le richieste: "Vogliamo che a Himara (cittadina del sud dove vive una minoranza greca, ndr) siano aperte delle scuole greche, che gli standard delle lezioni siano uguali a quelle dei Paesi dell'Ue e che la lingua greca diventi ufficiale in quelle zone dove vive la minoranza e che il Governo albanese riconosca la nostra identità greca". Jani Jani si è spinto più in là, accusando i governi di Tirana degli ultimi 14 anni di aver rubato le proprietà della minoranza greca.
Forte anche la reazione del Partito repubblicano (Pr, opposizione), che ha chiesto una mozione di sfiducia per il Premier Nano. Il suo numero uno, Sabri Godo, chiamato anche "la vecchia volpe" per le sue abilità in politica, ha detto che il Parlamento europeo si è occupato diverse volte della minoranza greca e le pretese di Atene sono risultate infondate. Per Godo, le dichiarazioni di Stefanopulos mostrano che "le reminiscenze del passato esistono ancora". Più duro, invece, è stato con il capo dell'Omonia: "Il diavolo ha fatto vedere apertamente le corna. Qui ci sono tendenze di annessione e tentativi di toccare la sovranità" del Paese. Dashamir Shehi, invece, a capo della commissione parlamentare sulla Difesa, ha detto che la minoranza greca gode di più diritti di quanto si meriti. "La minoranza greca non può pretendere di più: le abbiamo dato la terra che noi ancora non abbiamo, le abbiamo dato scuole dove studiano solo 3 alunni, le abbiamo dato una rappresentanza nell'amministrazione pubblica non del 2% quale è, ma del 10%".
vedi anche:
Albania: la questione dei Cam e la paura di Tirana