Romano Prodi e Sali Berisha

Rilancio di rapporti ormai affievoliti. I media albanesi hanno interpretato così la recente visita di Prodi a Tirana. Si è parlato di relazioni commerciali, integrazione euro-atlantica e d'energia

11/12/2007 -  Marjola Rukaj

Il 3 dicembre scorso il premier italiano Romano Prodi si è recato a Tirana per una breve visita che in Albania era già annunciata da mesi. Il premier Salì Berisha aveva infatti invitato il suo omologo italiano durante una visita in Italia. L'accettazione dell'invito da parte di Prodi, è stata commentata da Berisha come una sua personale conquista e come un risultato che dimostra le sue capacità di convincere all'estero che l'Albania è un paese sicuro con cui vale la pena cooperare.

Per molti giorni i media albanesi hanno messo in primo piano la visita di Prodi a Tirana. E' stato soprattutto commentato il fatto che il premier italiano ritornava in Albania per la quinta volta, dopo diversi anni. L'ultima nel 1997 quando il Paese si trovava in condizioni disastrose e quando Berisha, allora Presidente della Repubblica non era certo la personalità politica più facile con cui trattare.

Grazie a questa visita in "un'Albania irriconoscibile", come Prodi l'ha definita, sembra che i rapporti tra i due Paesi abbiano ricominciato a progredire, dopo che negli ultimi anni si erano enormemente indeboliti.

Il premier italiano ha incontrato a Tirana i maggiori leader albanesi e ha fatto persino sedere intorno allo stesso tavolo Salì Berisha e Edi Rama, leader dell'opposizione all'attuale governo albanese, che però non hanno perso occasione di dimostrare che tra di loro non corre buon sangue.

Più d'uno i motivi della visita, ampiamente commentati e analizzati dai media albanesi. Berisha ha voluto cogliere l'occasione per sottoscrivere un accordo commerciale che rinnovasse quelli precedenti volto a permettere agli imprenditori italiani, medi e piccoli inclusi, un accesso agevolato in Albania. L'Italia rimane tutt'ora il primo partner economico del paese. Ma le prime firme sono state apposte ad un accordo complementare della Convenzione Europea sulle estradizioni, che lega le autorità giudiziarie dei due paesi ad un lotta comune contro la criminalità: uno degli obiettivi dichiarati dell'attuale governo albanese, definito chiaramente dallo slogan "tolleranza zero".

Il momento considerato in Albania il più rilevante dell'intera visita è stata la decisione italiana di effettuare un investimento di ampio respiro in ambito energetico. Della delegazione che accompagnava Prodi faceva parte anche l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti che ha sottoscritto con Genc Ruli, ministro dell'Energia albanese, un accordo per la costruzione di una centrale termoelettrica a carbone nei pressi di Valona, la cui produzione non servirà solo a soddisfare i bisogni di elettricità dell'Albania - ponendo definitivamente fine alla crisi permanente in cui essa giace dalla caduta del comunismo - ma permetterà anche l'esportazione verso l'Italia. "L'Albania" ha ribadito Prodi " non può continuare a crescere con i ritmi di oggi senza risorse energetiche". Mentre l'ad Conti ha sottolineato la necessità di Enel di espandere la sua presenza nei Balcani, ragione per cui l'Albania assume un ruolo centrale grazie ad una posizione strategica molto favorevole. Per Prodi questo non è stato che il primo passo verso una più ampia cooperazione in ambito energetico, uno tra i settori dove negli ultimi anni si è investito meno in Albania.

L'interesse per una cooperazione in ambito energetico da parte dell'Italia è stata ampiamente commentata a Tirana come un segnale di sostegno alla più recente e più fantasiosa iniziativa di Berisha in ambito energetico, la costruzione di una centrale nucleare. L'idea del premier albanese, resa pubblica da poche settimane è stata considerata da molti analisti albanesi come una follia e l'ennesimo eccesso di Berisha, ma sembra invece che il premier faccia sul serio e abbia anche indicato due compagnie di prestigio, l'americana Westinghouse, e l'italiana Camuzzi per costruire un impianto nei pressi di Durazzo. Con tale proposta Berisha mira a fare diventare l'Albania "una piccola superpotenza che produca energia non solo per sé ma anche per tutti i vicini balcanici e d'oltre Adriatico". Nonostante l'impresa richieda un investimento pari a esattamente la metà del PIL albanese, il premier fiducioso afferma di aver avviato il processo per imbastire una piattaforma legislativa in materia, che per ora è del tutto inesistente in Albania. "Questa è l'energia più potente e più pulita che si conosca" l'ha definita Berisha. La visita di Prodi, nonostante egli non abbia accennato in termini concreti all'energia nucleare dell'Albania, è stata vista come un chiaro segnale del fatto che l'Italia veda con interesse l'iniziativa del premier albanese.

Ma da Valona, zona costiera dalla popolazione orgogliosa delle proprie potenziali risorse turistiche, a Prodi è giunta una lettera di protesta che denunciava la costruzione dell'impianto termoelettrico come l'ennesimo tentativo di "colonizzazione ambientale" dell'Albania da parte dell'Italia, annoverando tra l'altro un'altra centrale termoelettrica di costruzione italiana nei pressi di Valona, e l'attività in ambito petrolifero dell'italiana La Petrolifera. Secondo gli studenti dell'Università di Valona, firmatari della lettera di protesta, si vuole costruire in Albania quello che non si può in Italia, sacrificando le risorse ambientali albanesi. Si è aggiunto alla protesta anche l'intellettuale molto vicino alle tematiche ambientali, Ardian Klosi che ha sottolineato il fatto che si intende adoperare proprio il carbone, noto come un fattore estremamente inquinante. Critiche che trovano però poco spazio dato che l'intero spettro politico albanese pare unanime sulla cooperazione energetica italo - albanese, mentre Prodi scherzosamente ha augurato "buona pioggia e buona neve fino all'ultimazione dell'impianto" .

Si è parlato anche dell'integrazione euro-atlantica dell'Albania e di Kosovo. Il premier italiano ha ribadito il sostengo italiano all'adesione europea dell'Albania, inserendo il Paese in un più ampio contesto balcanico affermando, che "non ci sarà Europa senza Balcani, e non ci sarà pace nei Balcani senza l'Europa". Nel contesto balcanico sulla questione del Kosovo Prodi ha suggerito di evitare azioni affrettate allo scadere del termine dei negoziati, che potrebbero ulteriormente complicare la situazione, e consigliando all'Albania di continuare a fungere da fattore di stabilità nella regione. Si è incominciato a parlare tra l'altro anche del dimenticato "Corridoio 8" che Prodi ha definito "vitale per l'Albania per divenire una porta dei Balcani, utile anche all'Italia perché il corridoio nord è ormai intasato."

La visita di Prodi, è stata ampiamente considerata dalla stampa albanese come l'inaugurazione di una nuova fase nei rapporti tra i due paesi, caratterizzata da una cooperazione intensa e interessi reciproci di lungo termine. Per il premier Berisha si è trattato di un passo avanti dell'Albania su più campi, che contribuirà a migliorare l'immagine del Paese all'estero e ad attirare investimenti dai vicini d'oltre Adriatico.