C'è aria di crisi nella destra albanese. Alcuni parlamentari della coalizione al governo hanno deciso di far nascere un nuovo gruppo di destra: il Polo della Libertà. L'idea è di presentarsi alle elezioni del giugno prossimo come alternativa all'attuale premier Berisha

06/02/2009 -  Marjola Rukaj

Oltre alla sinistra divisa e polemica, anche la destra albanese dimostra negli ultimi tempi di non godere di ottima salute. Tra i vari episodi di discordanze interne alla coalizione di destra, al governo dal 2005, quello che in molti hanno definito il colpo finale è stata la formazione di una nuova coalizione, che si tradurrebbe in un nuovo polo della destra albanese. Si chiamerà il Polo della Libertà e mirerà ad offrire all'elettorato albanese tutto ciò che finora la coalizione di Destra con a capo il PD del premier Sali Berisha "non ha saputo portare a buon fine".

Vi faranno parte, per ora, i Democristiani di Nard Ndoka, il Movimento per lo sviluppo nazionale (LZhK) di Dashamir Shehi, il Partito per la libertà e giustizia dell'avvocato Spartak Ngjela, deputato indipendente. Aderiranno inoltre vari partiti che sostengono i diritti degli ex detenuti politici durante il regime di Enver Hoxha e quelli degli ex proprietari cui ancora non sono state restituite o compensate le proprietà confiscate dal regime al momento della statalizzazione.

"L'Albania non può continuare a nascondersi come uno struzzo. La maggioranza che governa ora il paese avrebbe dovuto raggiungere degli obiettivi che si era prefissata all'inizio del mandato. Non si può continuare a vederla come nelle fiabe danesi, in cui la gente dice che il re nudo indossa dei bei vestiti", afferma Dashamir Shehi spiegando le ragioni della presa di distanza dal Partito democratico di Berisha.

"La destra al potere da quattro anni ha dimostrato che è più vicina a un partito di centro e di sinistra. Berisha ha creato un vuoto di rappresentanza della destra, ha deluso il suo elettorato", commenta Nard Ndoka leader dei democristiani uscito dalla coalizione di Berisha negli ultimi mesi. "Aspiriamo a formare un gruppo di partiti di destra in cui si possano identificare quelle parti dell'elettorato che sono state dimenticate dall'attuale governo", ha detto per i media Gilman Bakalli, parlamentare ex PD.

La coalizione rimane aperta per tutti i partiti e le fazioni della destra che vorranno proporre alle prossime elezioni un'alternativa al tradizionale PD di Berisha. L'obiettivo del gruppo è proprio quello di presentarsi alle prossime elezioni come una nuova destra, per raccogliere tutti gli elettori che sono rimasti delusi dalle politiche dell'attuale governo. Si tratterebbe in tal caso di una fetta dell'elettorato più fedele al PD di Berisha, quali gli ex detenuti politici e gli ex proprietari. La necessità di garantire i loro diritti, rimane una promessa che Berisha si trascina dietro dai primi anni '90. La questione delle compensazioni e delle restituzione delle proprietà agli ex proprietari rimane un'impresa ardua, difficilmente risolvibile attraverso leggi parziali continuamente derogate e modificate senza coerenza, in un contesto di totale caos edilizio ed economico che caratterizza il capitalismo albanese.

La formazione del Polo della Libertà è un duro colpo per il PD di Berisha, che rischia di vedersi così privare non solo dei voti dei cosiddetti elettori flessibili, che alle elezioni del 2005 hanno votato l'attuale premier per penalizzare l'allora leader del PS Fatos Nano, ma anche di quelli che non possono in alcun modo identificarsi con la sinistra albanese. La notizia della formazione del Polo della Libertà oltre allo stupore è stata accolta con scetticismo e silenzio dai media, che difficilmente riescono a immaginare una destra rivale e che non sia personificata da Berisha, mentre il premier con ottimismo non perde occasione di giurare che non perderà le prossime elezioni e che non si darà per vinto in alcun modo.

Nella neoformata coalizione fanno parte personalità di spicco della destra albanese, come Spartak Ngjela, e Dashamir Shehi, e vi aderiranno anche esponenti più in vista del PD, come l'ex ministro degli Esteri Besnik Mustafaj, e il parlamentare Aleksander Biberaj. Quest'ultimo è protagonista di un episodio che la dice lunga sui problemi interni al PD. Biberaj, vice presidente presso il Consiglio d'Europa è stato richiamato in patria all'improvviso poche settimane fa, dalla presidente del parlamento albanese Jozefina Topalli. Il motivo secondo quanto dichiarato erano le eccessive spese che Biberaj aveva fatto in viaggi non giustificati. La procedura di licenziamento è stata alquanto discutibile, dato che nel regolamento interno del parlamento albanese il gruppo eletto come rappresentante dell'Albania presso il Consiglio d'Europa viene deliberato a maggioranza semplice dal parlamento, e l'atto della presidente viola tale procedura, non essendo di sua competenza. Ma la Topalli ha provveduto subito a rimpiazzare Biberaj con Ilir Rusmajli, senza curarsi delle reazioni di stupore in sede del Consiglio d'Europa.

La questione Biberaj ha fatto discutere molto sulle reali cause dell'atteggiamento della presidente del parlamento. Le spese eccessive convincono poco, poiché i politici albanesi solitamente si distinguono per un'agenda internazionale molto intensa, senza risparmiarsi nessun incontro o evento internazionale. I media hanno puntato i riflettori proprio sulla presidente del parlamento, Jozefina Topalli, la quale ha fatto acquisire particolare visibilità alla sua carica, considerata in precedenza in termini molto burocratici e limitati all'aula e ai banchi del parlamento. Molti media si sono concentrati sulla presenza di Topalli al giuramento del presidente Obama, evento per cui - secondo i media albanesi - non aveva ricevuto alcun invito. L'incontro è stato illustrato nelle trasmissioni della tv pubblica albanese da una serie di immagini d'archivio riciclate per l'occasione.

Secondo la convinzione più diffusa tra gli analisti, oltre alle preferenze nepotistiche, Biberaj è stato condannato per non aver difeso adeguatamente l'Albania negli ultimi tempi, mentre il paese sta ricevendo diverse bastonate in ambito europeo in particolar modo riguardo la legge della lustrazione, contro le personalità pubbliche ricoprenti determinate cariche durante il comunismo.

"Riusciremo a raggiungere il 30% nelle prossime elezioni", promette Dashamir Shehi. Se la nuova formazione di destra riuscisse ad entrare nel panorama politico albanese, ciò potrebbe significare un passo positivo per il paese, aumentando il pluralismo partitico e indebolendo la struttura sterile che verte tutta sulla personalità di Berisha, e dei suoi oppositori, seguendo principi del tutto clientelari. Rimane però da vedere l'atteggiamento del Polo della Libertà una volta proiettato verso gli itinerari del potere. In un paese in cui, nelle ultime elezioni, un partito di sinistra (il Partito Agrario di Lufter Xhuveli) si è visto aggregare i propri voti a quelli dell'attuale coalizione di Berisha, nulla si può prevedere con certezza.