Il Celim, organizzazione non governativa di Milano, denuncia il rischio fame per l'Albania, aggravato dalle forti nevicate (fino a due metri di altezza) appena cadute sulle montagne del Nord del Paese, al confine con il Kosovo.
Sono almeno 100 mila, secondo il Celim, le persone intrappolate da neve e gelo in tre prefetture settentrionali dell'Albania, per questo prive di derrate alimentari e soccorso sanitario. Tra loro sono isolate anche due comunità religiose, nelle montagne al confine con il Kosovo. Il Celim, che da anni lavora nel Nord dell'Albania con progetti di sviluppo nell'area dell'educazione sanitaria, del turismo responsabile e della prima emergenza, si propone come "ponte", per raccogliere aiuti da destinare alla popolazione albanese. Referente del Celim sul posto è un gruppo d'emergenza formato dalle Caritas del Nord Albania, con sede a Scutari.
L'idea è di raccogliere fondi con cui acquistare, in loco, farina o riso da destinare alle famiglie rimaste isolate. Gli aiuti saranno trasportati di villaggio in villaggio da operatori della Nato in elicottero. Il Programma alimentare mondiale, agenzia Onu che si occupa di emergenze alimentari, solo pochi giorni fa (11 gennaio 2002), confermando l'emergenza fame in Albania, comunicava l'invio di 350 tonnellate di aiuti per soccorrere i circa 140 mila sfollati del Nord-Est del Paese, bisognosi di tutto in quanto vittime della peggior tempesta di neve che si sia abbattuta nell'area negli ultimi 20 anni.