In Albania il problema del possesso di armi non è stato risolto. La polizia albanese trova un altro deposito di munizioni.
Venerdì 6 settembre, in seguito ad una segnalazione di un abitante della zona, la polizia albanese ha trovato a Mezez - periferia di Tirana - un deposito di 1.600 granate. Le granate di tipo sia offensivo che difensivo erano depositate in 42 scatole nascoste in un tunnel profondo 35 metri, scavato anni prima dall'esercito albanese.
Con ogni probabilità le granate si trovavano nel tunnel dal 1997 quando circa mezzo milione di armi, 800 milioni di munizioni e 16 milioni di esplosivi, furono sottratte dai depositi dell'esercito dalla popolazione nel corso della ribellione popolare scatenata dal crollo degli schemi piramidali.
Dopo l'ordinanza che stabiliva al 4 agosto scorso il termine per la riconsegna volontaria delle armi, le autorità albanesi hanno ottenuto la riconsegna di 200.000 armi e di un significativo numero di munizioni. In seguito la polizia ha arrestato 19 persone per possesso illegale di armi e la magistratura ha emesso sentenze comminando fino a 7 anni di carcere.
Con l'ordinanza di restituzione delle armi, il dipartimento per la loro raccolta istituito presso il Ministero degli Interni è stato smantellato. Naturalmente non sono mancate le critiche alla chiusura. L'ex capo del dipartimento Todi Grazhdani, ha infatti reso noto come restino circa 200.000 armi nelle mani della popolazione ed ha sottolineato però come non si possano arrestare ed imprigionare altrettanti possessori di armi.
Nel frattempo l'UNDP, che dal 2000 è attivo sul fronte della raccolta di armi
nel paese, sta facendo pressione affinché il governo introduca emendamenti alla nuova normativa, affinché si autorizzino parziali amnistie per alcune zone del paese allo scopo di spingere la popolazione a restituire le armi ancora nascoste promettendo in cambio investimenti pubblici.