La Petrolifera Italo-Rumena si è aggiudicata l'esclusività delle concessioni per i depostiti di carburante del porto di Valona. L'opposizione albanese giudica l'accordo dannoso e un affare tra il premier Nano e circoli vicini a Berlusconi
Nei scorsi giorni i quotidiani albanesi hanno presentato l'acceso dibattito sull'accordo siglato tra il governo albanese e la compagnia italiana "La Petrolifera Italo-Rumena" riguardante la costruzione e lo sfruttamento dei depositi di petrolio e dei suoi derivati sulla costa marittima di Valona. Questo affare e stato seguito ed analizzato ampiamente dal quotidiano "Shekulli" nelle date 1, 2 ed 4 maggio. Gli articoli riportano le opinioni degli esperti economici del Partito Democratico, all'opposizione, i quali affermano che lo stato albanese non trae alcun beneficio da questo accordo. Addirittura, l'accordo viene trattato come un "affare" del primo ministro Fatos Nano con alcuni circoli economici italiani legati a Silvio Berlusconi.
Secondo questo accordo, stipulato dal governo albanese alla fine di aprile, la compagnia italiana "La Petrolifera Italo-Rumena" (PIR) prenderà in concessione l'esclusività dei depositi di petrolio nella zona del golfo di Valona. La costruzione di questi depositi sarà effettuata su un territorio di circa 183.000 m², per il quale la compagnia italiana pagherà un prezzo simbolico di 1 euro, perché il valore reale sarà compensato attraverso un investimento di 12 milioni di euro necessari per la costruzione della infrastruttura portuale. Il termine del contratto sarà di 30 anni con il diritto di rinnovo. Dopo i 30 anni le infrastrutture portuali passeranno allo stato albanese.
Durante la fase di costruzione dei depositi di petrolio, o degli investimenti, la PIR godrà di agevolazioni fiscali che le eviteranno gli obblighi doganali per l'importazione delle materie prime e degli impianti. Il progetto per la realizzazione sarà di 9 mesi, mentre i lavori di costruzione del terminale dei depositi finiranno entro 2 anni. Un investimento che, inclusi i depositi e le strutture portuali, costerà 32 milioni di euro.
Secondo il progetto proposto dalla PIR il terminale sarà costruito in tre fasi. Inizialmente sarà costruito un deposito di 37.000 m³ per il diesel e la benzina, ed anche un deposito di 6.000 m³ per il gas liquido. Questi depositi devono soddisfare le richieste del mercato locale per il diesel e la benzina con 300.000 tonnellate all'anno e per il gas liquido con 50.000-60.000 tonnellate annue. Per far fronte al costo elevato di costruzione del terminale e per far fronte alla concorrenza del terminale di Durazzo, la PIR ha chiesto al governo albanese il diritto di essere "l'unico operatore" nella zona di Valona.
Il segretario economico del Partito Democratico Edmond Spaho, ha dichiarato per il giornale "Shekulli" che l'accordo concessionario tra il governo albanese e la compagnia italiana "può portare dei guadagni solo per coloro che hanno trattato per conto dello stato albanese, ma non per quest'ultimo". Per quanto riguarda l'aspetto economico la PIR controllerà il 50-60% del mercato del petrolio e fornirà anche il principale consumatore della zona, il TEC di Valona, che verrà costruito e messo in funzione quasi allo stesso tempo con gli investimenti della PIR.
In questo modo "un unica società italiana non solo controllerà il mercato interno del petrolio, ma influirà anche sul livello dei prezzi", dice Spaho. "Molto presto il mercato dei depositi di carburante si troverebbe in una situazione di oligopolio, dove molte compagnie albanesi saranno vittime dell'occupazione del mercato da parte di una compagnia italiana", scrive il quotidiano di Tirana.
Grazie alle agevolazioni offerte dall'accordo con il governo albanese, la compagnia italiana sembra poter offrire servizi a basso costo, spingendo così fuori dal mercato gli altri operatori albanesi del settore. In questo modo la PIR realizzerà grossi guadagni. Proponendo la revisione dell'accordo, i dirigenti del Partito Democratico insistono sul fatto che la compagnia italiana non deve avere i diritti commerciali sui carburanti, ma solamente sul loro deposito.
" Con questo accordo l'economia ed il settore privato ci perderanno, perché la zona di Valona è un'area con una prospettiva di sviluppo industriale. In questa zona si creerà un sistema di monopolio che eliminerà la concorrenza su uno degli articoli base del consumo, quale è il carburante".
Secondo il segretario economico del Partito Democratico, il governo albanese ha offerto gratuitamente 18 ettari di terreno, l'esclusività delle operazioni nel mercato del petrolio e dopo 30 anni prenderà in cambio le strutture portuali del valore di 12 milioni di euro, ma che, a quel punto, saranno già usate ed ammortizzate.
"Cosi come viene proposto, l'accordo è contro gli interessi economici del paese e l'opposizione lo rifiuterà se non verrà rinegoziato", dice Spaho. Alle condizioni attuali, nel settore del deposito dei carburanti in Albania operano 43 compagnie, tra le quali 3 sono straniere (greche), 30 operano con il petrolio e 13 con il gas liquido. Il più grosso volume di deposito di petrolio spetta alla compagnia statale "Armo" con 85.000 t., seguita dalla compagnia privata "Rira s.a.", "Petrol Impex" e "Global Petrolium Albania", rispettivamente con 20.000, 15.000, e 12.000 t. all'anno.
Gli operatori albanesi del settore hanno una capacità di deposito complessiva di 184.000 t. all'anno. Tenendo conto che un deposito viene usato circa 5 volte all'anno, gli operatori albanesi sono in grado di fornire al mercato locale una importazione di circa 920.000 t. all'anno, quando i bisogni del mercato locale si aggirano sulle 500.000 t.
Secondo il legale albanese della compagnia italiana Krenar Loloçi, l'Albania si trova nelle stesse condizioni dell'Italia degli anni 1960-1970, quando ogni imprenditore voleva avere il suoi depositi personali. Adesso in Italia esistono solo 7 grossi depositi di carburanti. Ciò è dovuto ad una più elevata capacità di controllo ed anche alla salvaguardia dell'ambiente.
Il deputato dell'opposizione Preç Zogaj ha dichiarato alla stampa che in sostanza l'accordo siglato rappresenta un affare del primo ministro albanese Fatos Nano, ottenuto "in cambio di buone parole oppure col sostegno dei circoli economici italiani legati al premier italiano Silvio Berlusconi". Zogaj aggiunge che "questo affare costerà molto caro agli albanesi. Una buona parola di Berlusconi o una foto di Nano con lui ci costerà 183.000 m² di terreno dati in concessione per 30 anni nel golfo di Valona, che in una prospettiva non molto lontana sarà il principale porto del Corridoio 8". Il deputato albanese aggiunge che questo accordo non riflette le relazioni con lo stato italiano, ma solo gli interessi personali del premier Fatos Nano.
Il deputato dell'opposizione lancia un appello agli investitori stranieri invitandoli a rispettare la legislazione albanese e a non basarsi sulla "prontezza" irresponsabile di un primo ministro o di un governo che lavora "contro gli interessi economici nazionali".
L'ultimo articolo del giornale "Shekulli" apparso sul numero di giovedì dal titolo "Valona e l'uccisione del petrolio albanese", accusa il governo albanese di vendere l'economia nazionale agli italiani come negli anni '20 e '30 del secolo scorso.
Ieri il parlamento albanese ha approvato la concessione dei depositi di petrolio. L'opposizione di destra ha abbandonato l'aula del parlamento dopo che la sua richiesta di organizzare un appalto internazionale per la concessione dell'area del golfo di Valona è stata respinta dalla maggioranza socialista.