Dopo un riuscito sciopero dei professori universitari, i lavoratori e i sindacati della pubblica istruzione pensano al prossimo passo. Il sistema universitario albanese è in crisi, preda della corruzione. Il ruolo degli scioperi studenteschi nella storia recente dell'Albania
Di Altin Raxhimi*, Transitions Online, 10 febbraio 2005 (titolo originale: "In the bleak midwinter")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
TIRANA, Albania - Al terzo piano di un palazzo dalle facciate di marmo annerite che ospita due opposti sindacati della scuola, il giornale del Partito Socialista, al governo, e una sala da bingo, Xhaferr Dobrushi ha spiegato la sua posizione.
"Ciò è sbagliato," ha detto Dobrushi, capo di uno dei due sindacati, riferendosi allo sciopero degli insegnanti fissato per il 17 gennaio. "Il bilancio è già stato approvato, cosicché non c'è alcuna ragione pratica di continuare le lotte."
Un piano sotto, Defrim Spahiu, capo del rivale Sindacato Indipendente degli Insegnanti, continuava a pianificare lo sciopero.
Le due organizzazioni furono messe in disparte in dicembre, quando i professori ignorarono i propri sindacati e iniziarono uno sciopero che portò l'intero sistema universitario a un blocco, e che ebbe poi alla fine successo. Ora i due sindacati cercavano di recuperare. Poche scuole aderirono il giorno fissato. Un insegnante di Tirana, che scese in sciopero da solo, finì sulle prime pagine dei quotidiani, ma lo sciopero ben presto finì in nulla.
PICCHETTI AL FREDDO
In Albania, l'inverno e gli scioperi nelle scuole hanno sempre qualcosa di particolare. Scioperi studenteschi posero fine al sistema a partito unico in Albania nel dicembre 1990. In gennaio 1993, gli studenti di ingegneria meccanica iniziarono uno sciopero per chiedere la fine del servizio militare obbligatorio - e per ricevere automaticamente una patente di guida insieme ai loro diplomi (una richiesta forse strana, ma questo accadeva meno di tre anni dopo che agli Albanesi era stato dato il permesso di possedere automobili private).
Nel 1998, d'inverno ci furono scioperi studenteschi per chiedere la fine dell'obbligo di frequenza alle lezioni e perché fossero trovati gli assassini di un parlamentare dell'opposizione. Ci fu poi un periodo di relativa calma, per più di cinque anni.
Ma, colpiti da una crisi endemica aggravata dalla mancanza di investimenti, da un sistema sovraffaticato, e dagli stipendi bassi, i professori di università e i presidi di facoltà decisero di scendere in sciopero questo dicembre. Le loro richieste erano specifiche.
I professori domandavano il raddoppio dei loro attuali salari, il pagamento a parte per ogni lavoro fatto a scuola al di fuori delle lezioni, e che alle scuole fosse permesso di amministrare autonomamente tutti gli introiti generati dalle tasse degli studenti.
Le richieste, in parte, riflettevano le difficoltà del tentativo dell'Albania di introdurre il sistema europeo di Bologna che, in effetti, ridimensiona i corsi di laurea a tre anni, seguiti da due anni di studi per raggiungere una laurea di livello Master. I professori videro che il loro carico di insegnamento era aumentato, mentre la loro paga rimaneva inalterata.
La bassa paga in parte riflette la insolitamente scarsa priorità che il governo albanese assegna all'istruzione. L'Albania spende il 2,4 per cento del PIL nazionale, che è di 4,4 miliardi di dollari, nell'istruzione, ancora assai meno del 4 per cento circa speso tipicamente nei Paesi vicini e del 5 per cento che è la media dell'Europa occidentale. Il bilancio del 2005 ha destinato il 2,7 per cento del previsto PIL di 4,7 miliardi di dollari per l'istruzione.
La maggior parte dei soldi viene dalle tasse, ma parte viene dagli introiti raccolti in seguito alla decisione del governo di aumentare il numero degli studenti cui è concesso di immatricolarsi. Bardhyl Musai, direttore esecutivo del Centro per l'Educazione Democratica, un gruppo di studio di Tirana focalizzato sui temi dell'educazione, asserisce che il numero degli studenti universitari è stato aumentato principalmente per ragioni politiche, utilizzando la promessa di maggiori diritti per gli studenti come mezzo per guadagnare voti.
Certamente, le università non hanno ottenuto i benefici finanziari che si erano aspettate. Per l'irritazione di molti nella professione dell'insegnamento, i soldi - sia che venissero dalle tasse che dalle rette degli studenti - vanno a finire nel bilancio generale, non specificamente destinati alla pubblica istruzione. Dal momento che il numero degli studenti era stato incrementato, essi avevano dato per scontato che i soldi in più gli avrebbero permesso sia di assumere nuovi insegnanti che di migliorare le strutture.
"Per molti anni, la maggior parte delle università hanno sofferto di una grave mancanza di aule, e assumere insegnanti è difficile," lamenta Bashkim Gjergji, capo del Dipartimento di Giornalismo all'Università di Tirana.
Tutti i soldi che sono riusciti ad arrivare all'università sono stati controllati dai funzionari delle università, le cui priorità sono contestate da insegnanti e studenti.
"Non c'è trasparenza con i soldi," accusa Gjergji. "A nessuno di noi viene chiesto come spendere i soldi o quali siano i bisogni strategici delle nostre scuole."
Una recente inchiesta ha rivelato che gli amministratori delle università hanno comprato cinque nuove automobili per i presidi di facoltà con i soldi del governo. "Immaginatevi quanti computer si sarebbero potuti acquistare con quei soldi," dice Sybi Hida, direttore del Tesoro al Ministero delle Finanze e professore di macroeconomia all'Università di Tirana.
NON SOLO SOLDI
In aggiunta alle preoccupazioni finanziarie, gli educatori e gli studenti hanno accusato i funzionari del Ministero dell'Istruzione di avere troppo poco interesse a migliorare l'insegnamento e troppo negli appalti pubblici per i libri di testo, un lucroso giro d'affari che è stato preso di mira con accuse di corruzione e favoritismo. Alti funzionari del ministero hanno respinto con forza le accuse.
Uno scandalo sui libri di testo scoppiò nel settembre 2003, quando si scoprì che un nuovo libro prodotto dal rettore dell'Università di Tirana aveva 250 tra errori tipografici, sintattici e d'altra natura. Nonostante lo scalpore suscitato, esso non fu ritirato dalla circolazione.
Libri di testo infarciti di errori e presidi di facoltà con nuove automobili provocano la costernazione di coloro che lavorano nell'istruzione in Albania.
"Il sistema educativo soffre di molti problemi," dice Musai del Centro per l'Educazione Democratica. "In generale, io sono pessimista sul suo futuro. Più di 40 milioni di dollari sono stati dati solo dalla Fondazione Soros per il sistema scolastico," ha aggiunto. "Dove sono finiti?"
La corruzione è vista come endemica nel sistema educativo, come pure nell'Albania presa nell'insieme. Il Paese è al 92° posto su 133 nazioni elencate dal Corruption Perception Index 2003 dell'organo di sorveglianza sulla corruzione Transparency International.
Al livello dell'università, le accuse di corruzione si incentrano sulle persistenti segnalazioni di mazzette pagate per ottenere voti e posti nelle scuole.
I professionisti dell'istruzione dicono che i bassi stipendi lasciano ad insegnanti e professori d'università un senso di disperazione che può alimentare la corruzione.
"Io non posso lavorare per una paga uguale a quella che riceverei se scrivessi da freelance quattro articoli contro il Ministero dell'Istruzione," lamenta Hysamedin Ferraj, capo del dipartimento di filosofia politica dell'Università di Tirana. "Noi non abbiamo risorse nostre. Io uso perfino il mio computer per il lavoro dell'ufficio"
VITTORIA, PER ORA
Nello sciopero di dicembre, almeno, i professori universitari hanno vinto. Il governo ha concordato di aumentare i salari dei professori titolari di un terzo, a 87.476 lek (880 dollari), quelli dei professori associati a 760 dollari da 560, e quello dei professori ordinari a 670 dollari dagli attuali 380. I giovani assistenti prenderanno 460 dollari, al posto dei precedenti 300.
Anche con l'aumento degli stipendi per i professori universitari e il fallimento delle sue più recenti azioni sindacali, Defrim Spahiu del Sindacato Indipendente degli Insegnanti dice che continuerà a organizzare proteste e scioperi.
"Non c'è motivo di non continuare la protesta," ha detto. "Il ministero non li tiene in nessuna considerazione. Non abbiamo altra scelta che continuare."
Islam Shehu, l'uomo dietro la protesta dei professori del college, è anche sospettoso sull'accordo. Il governo dice che i cambiamenti nei salari entreranno in vigore il primo marzo. "Se non sarà così, siamo pronti a scendere di nuovo in sciopero."
Ma Bardhyl Musai del Centro per l'Istruzione Democratica ha criticato gli scioperi, dicendo: "Gli scioperi in sé non risolvono il problema. Non c'è nulla che garantisca un'istruzione migliore dopo che saranno finiti."
*Altin Raxhimi è corrispondente di TOL da Tirana. Ha contribuito all'articolo Eriol Xhengo