Un'oasi di cultura, immersa nel traffico di Tirana. E' la scuola di cinema Marubi e il suo giardino, dove tra le installazioni di arte contemporanea si tenevano importanti appuntamenti culturali. E proprio quel giardino è ora oggetto di un duro contenzioso tra la scuola e lo Stato
Di Marco Abram
Un contenzioso tra l' "Accademia di Film e Multimedia Marubi" di Tirana e lo Stato per questioni di proprietà e usufrutto ha fatto molto discutere nelle ultime settimane in Albania. Il motivo della discordia è uno spazio particolarmente importante per la scuola, il giardino dove vengono tenute le manifestazioni pubbliche, che l' Alba Film, ente controllato dal ministero della Cultura, vuole recuperare per destinarlo ad una stazione televisiva. Nei giorni scorsi il confronto ha portato a momenti di tensione, con scontri tra le forze di polizia da una parte e studenti, simpatizzanti e professori dall'altra. Le proteste non hanno tuttavia potuto impedire che le gru e gli operai del ministero smantellassero il grande schermo del giardino e le installazioni della scuola.
La particolare risonanza della questione è dovuta al fatto che l'Accademia "Marubi"costituisce uno dei pochi centri di promozione artistica e culturale della città. E' inoltre l'unica scuola di cinema del paese e si distingue per produzioni dal riconosciuto valore e per importanti iniziative come l' "International Human Right Film Festival Albania" che si sarebbe dovuto tenere a marzo. Il centro, nato nel 2004 recuperando alcuni spazi del dismesso Kinostudio, è rapidamente cresciuto, soprattutto grazie al lavoro di Kujtim Çashku, direttore e anima dell'istituto, ed è divenuto per molti giovani una possibilità unica di alta formazione professionale. I riconoscimenti di questo lavoro non sono mancati nemmeno dall'estero, con sovvenzioni di governi stranieri, fondazioni, e il supporto di personalità del mondo del cinema.
L'area del Kinostudio, dopo il crollo del regime, è tuttavia rimasta di proprietà dello stato, che ha iniziato ad affittare spazi a ogni tipo di soggetto commerciale. In questo senso anche il giardino della scuola vuole essere convertito ad un utilizzo più redditizio. D'altra parte nel 2005 la Marubi ha ottenuto dal governo di Fatos Nano l'usufrutto gratuito per 10 anni di solo 200 metri quadrati e l'Alba Film pretende gli spazi che non rientrano in questo contratto. La questione è ulteriormente complicata dai problemi sulla proprietà, ereditati dalle nazionalizzazioni del regime comunista e spesso ancora irrisolti. I vecchi proprietari dell'area, infatti, da anni richiedono la restituzione dei terreni espropriati mezzo secolo fa, se essi dovessero essere un giorno accontentati lo Stato sarebbe costretto a farsi da parte.
Gli ultimi eventi hanno rappresentato il culmine di mesi di tensioni tra l'Accademia e il ministero della Cultura. Il 21 febbraio la polizia è intervenuta, ordine di sgombero alla mano, e ha dato il via alle proteste dei manifestanti che si sono protratte per giorni, anche dopo che Kujtim Çashku, il figlio e ad altri tre studenti erano stati arrestati e trattenuti per qualche ora dagli agenti. Il 26 febbraio, tuttavia, gli operai hanno cominciato i lavori di demolizione e l' Alba Film si è di fatto ripresa il giardino.
Ciò che Kujtim Çashku e gli studenti sottolineano è come lo stato si sia accanito su questo terreno badando solo agli interessi economici. La mancata disponibilità a trovare soluzioni alternative, più mediate, per sistemare la questione esprime il mancato riconoscimento del valore dell'Accademia e di quell'esperienza. Il problema del giardino è paradigmatico del rapporto tra il governo e il mondo della cultura in generale. "Dove troverò la forza di credere ancora alla scuola e al bene di questa nazione se il governo da un giorno all'altro ha il diritto di togliermi tutto?" ha dichiarato uno sconfortato Çashku ad Albanianews.
Grazie all'attivismo degli studenti dell'Accademia e a internet la notizia è circolata in Albania e all'estero, non sono quindi mancati appoggi e solidarietà internazionali. Sul sito web dell'Accademia è stata promossa una petizione diretta al Presidente Albanese Bamir Topi per "salvare" la scuola, in pochi giorni sono state raccolte più di 1100 firme. Inoltre si sono espressi in favore della scuola i rappresentanti dei governi di Francia, Svizzera, Stati Uniti, Germania, quest'ultimo in prima linea, avendo sostenuto il progetto attraverso il patto di stabilità del sud-est Europa. Ma è sopratutto in Albania che questa questione può divenire spunto per una riflessione pubblica sul problema degli spazi artistici e culturali nel paese.