La lotta interna al Partito Socialista, ovvero lo scontro tra Ilir Meta e Fatos Nano, lascia irrisolta la nomina del ministro degli esteri. Nel frattempo ci si chiede quale sarà il destino del Partito Socialista
Il primo ministro Albanese, il socialista Fatos Nano, ha posticipato fino a settembre l'elezione del ministro degli esteri dopo che il suo candidato è stato respinto dal parlamento lunedì scorso. Prima che i deputati albanesi iniziassero il mese di vacanze estive, Nano, durante una conferenza stampa, ha detto che non ha alcuna intenzione di riunire il parlamento in una sessione straordinaria.
Il suo principale rivale dentro il Partito Socialista, Ilir Meta, ha dato le dimissioni dopo che le tensioni tra lui e il premier Nano si sono riaccese di nuovo.
Il candidato di Nano per il posto del ministro degli esteri, Marko Bello, non è riuscito a ottenere il sostegno necessario in parlamento perché l'opposizione di destra e i deputati socialisti vicino a Meta hanno votato contro oppure si sono astenuti.
Il premier ha assicurato, nella conferenza stampa tenutasi il giorno dopo il voto in parlamento (29.07.2003), che l'assenza del ministro degli esteri nel suo gabinetto "non influirà, limiterà o cambierà la politica estera dell'Albania". Secondo lui fino alla nomina di un nuovo ministro le funzioni passeranno al vice ministro degli esteri Luan Hajdaraga e la politica estera del paese sarà rappresentata anche dal presidente della repubblica e dal primo ministro. Nano ha riconosciuto che il voto contro il suo candidato, Marko Bello, "dimostra che dentro il PS esistono dei problemi", ma ha considerato il gruppo vicino all'ex-ministro degli esteri Ilir Meta "come un gruppo di individui e non una fazione perché non rappresentano una piattaforma politica con degli obbiettivi precisi".
Dal canto suo il leader dell'opposizione di destra nonché leader del Partito Democratico, Sali Berisha, ha chiesto a Nano di dimettersi oppure di sottoporsi al voto di fiducia del parlamento.
Dopo che il parlamento ha respinto la candidatura di Marko Bello come nuovo ministro degli esteri, l'ex-ministro degli esteri Ilir Meta ha lanciato le più pesanti accuse nei confronti di Nano da quando si sono aperte le ostilità tra i due.
Meta, il quale ha dato le dimissioni anche dalle strutture direttrici del partito socialista, davanti ai giornalisti ieri in una conferenza stampa ha considerato Nano come un capo di una banda, come il rappresentante di un nucleo stalinista e dei gruppi legati al crimine economico. "Nano sta cercando di riportare in Albania un modello autoritario fallito, che mira ad eliminare la democrazia interna del partito e ad assolutizzare il suo potere personale". Meta ha ribadito che non ha intenzione di allontanarsi dal partito e dall'Albania, ma che lavorerà per non permettere che nel partito e nella società albanesi "si installi il regime personale e corruttivo di Fatos Nano".
Meta ha dichiarato inoltre che prenderà parte attivamente nella campagna elettorale per le elezioni locali che si terranno il 12 ottobre prossimo.
Le divisioni tra il premier Fatos Nano e il suo ex-vice Ilir Meta hanno aperto di nuovo una discussione sul destino del Partito Socialista. In particolare ci richiede se il partito riuscirà a mantenere l'unione interna prima delle elezioni di ottobre e se gli scontri influiranno anche sui risultati elettorali. In molti vedono questo conflitto come una lotta per accaparrarsi i sostenitori in vista del congresso del partito, il prossimo dicembre, dove verrà nominato anche il futuro leader che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni. Questa facendo assomiglia per molti aspetti alla campagna che Fatos Nano, allora solo leader del partito, intraprese due anni fa per combattere i fenomeni corruttivi nel governo di Ilir Meta. Il fatto è che malgrado le ripetute e reciproche pesanti accuse, durante i 13 anni di transizione, nessuno dei politici albanesi è mai finito davanti a un tribunale.
vedi anche:
- Due dimissioni nel governo albanese
- Nano e Meta nuovamente ai ferri corti