La mancata ammissione alla lista bianca di Schengen fa aumentare in Albania la convinzione di essere cittadini di serie B e fa di Bruxelles una meta ancora lontana. Il dibattito in Albania a seguito della recente proposta sui visti della Commissione europea
L'Albania rimane nella lista nera, e diversamente da quanto previsto, il 1 gennaio del prossimo anno non rappresenterà un momento storico d'avvicinamento del paese balcanico allo spazio Schengen. La notizia ha colto l'attenzione dei media e della politica albanese, tanto da fare passare in secondo piano l'atmosfera tesa post-elettorale mentre lo spoglio, a un mese dalle votazioni, non è ancora stato concluso del tutto.
La mancata promozione dell'Albania nella lista bianca - come avvenuto del resto anche per Kosovo e Bosnia - è stata ampiamente interpretata da politici, politologi e giornalisti albanesi all'insegna della frustrazione e della percezione che nonostante il progresso la situazione dell'Albania pare agli occhi di Bruxelles di gran lunga peggiore rispetto ai suoi vicini balcanici.
Secondo una dichiarazione di Bruxelles che ha fatto il giro dei media albanesi, le ragioni per cui il paese è stato lasciato fuori dalla lista bianca hanno a che fare principalmente con i ritardi nella distribuzione dei passaporti biometrici, e la sicurezza delle frontiere, mentre di non minore importanza rimangono i soliti criteri della lotta alla corruzione e la riforma del sistema giudiziario.
"Lo sapevo che non saremmo passati questa volta - ha dichiarato in un'intervista alla Deutsche Welle, il premier Sali Berisha - non abbiamo adempito alle condizioni necessarie". Fiducioso Berisha, che con ogni probabilità verrà confermato premier anche per i prossimi quattro anni, promette che la questione sarà risolta nella sua prossima legislatura. La libera circolazione dei cittadini è da sempre una promessa elettorale cruciale per quasi tutte le forze politiche albanesi. Per un paese segnato da un passato di isolamento ermetico e tuttora fortemente isolato, la liberalizzazione dei visti, viene considerata come un traguardo di pari importanza al vero e proprio ingresso nell'Unione europea.
Per tale motivo la mancata liberalizzazione dei visti è stata interpretata dall'opposizione e da molti analisti come un giudizio negativo dell'operato del governo uscente di Sali Berisha. Particolare responsabilità è stata data alle ultime elezioni, svoltesi con enormi irregolarità e una cospicua conflittualità tra i maggiori poli della politica albanese. "Dopo il 28 giugno gli albanesi si sono trovati addirittura più isolati di prima - ha dichiarato il leader del Partito Socialista Edi Rama - questo si deve solo al governo di Sali Berisha, che per riuscire a mantenere il potere è in grado di scendere a qualsiasi forma di compromesso".
La reazione delle autorità internazionali che hanno pubblicato il rapporto in questione ha avuto un carattere vago e generico. "L'Albania non adempie alle condizioni - afferma il vice presidente della Commissione europea, Georges Barrot - i criteri di valutazione erano la distribuzione dei passaporti biometrici e il controllo delle frontiere". Mentre il commissario per l'allargamento, Olli Rehn facendo appello al raggiungimento degli standard ha commentato: "Se la Bosnia e l'Albania continuano a progredire con i ritmi attuali, molto presto anche esse si aggiungeranno alla lista bianca come i loro vicini. Nel 2009 è evidente che questi standard non ci sono. Se saranno raggiunti tutti gli standard necessari, verso la metà del 2010 la Commissione europea proporrà che la liberalizzazione dei visti venga applicata anche all'Albania".
I media albanesi hanno dedicato all'argomento numerosi approfondimenti in cui gli analisti più in vista del paese si sono trovati a commentare la decisione da parte di Bruxelles. In molti hanno commentato i criteri e le dichiarazioni provenienti da Bruxelles, come poco chiare e generiche. Una tale percezione viene rafforzata da un'atmosfera di delusione nei confronti degli internazionali che domina nel paese balcanico, dopo le elezioni dello scorso 28 giugno, le quali nonostante le palesi irregolarità e la tesa situazione post-elettorale, sono state accolte in silenzio da parte dei rappresentanti internazionali, fatto interpretato dagli albanesi come "indifferenza e abbandono al proprio destino", perché "né troppo pericolosi, né geopoliticamente importanti".
Non manca chi guarda con scetticismo al criterio del raggiungimento degli standard menzionati come causa principale della mancata ammissione nella lista bianca. Secondo un'opinione diffusa presso gli albanesi, la situazione dell'Albania non è peggiore rispetto a quella degli altri vicini balcanici. E' stato ampiamente considerato come umiliante il fatto che l'Albania si trovi esclusa ma in compagnia del Kosovo e della Bosnia, che presentano problemi diversi da quelli dell'Albania considerati ben più gravi. Il fatto che l'Albania sia rimasta nella cosiddetta lista nera, ha fatto rispolverare il facile vittimismo nei confronti degli altri vicini balcanici e di Bruxelles per aver applicato due pesi e due misure nei confronti dei paesi balcanici.
Addirittura una corrente degli analisti albanesi, che trova facile seguito presso il pubblico, interpreta il fatto che siano rimasti tagliati fuori dalla lista bianca proprio l'Albania, il Kosovo e la Bosnia, come dovuto alla cospicua percentuale di popolazione musulmana presente in questi paesi. Nonostante l'enorme disaffezione che una schiacciante maggioranza degli albanesi nutre nei confronti delle religioni e dell'Islam in particolare, la religione, viene spesso considerata come un elemento di discriminazione e di immagine contorta che avrebbero degli albanesi a Bruxelles.
La decisione di Bruxelles di lasciare l'Albania fuori dalla lista bianca, ha lasciato dietro un paese umiliato, e frustrato che insieme al Kosovo e alla Bosnia si trova a essere isolato come prima. Anche l'agevolazione del rilascio dei visti in vigore dal 1 gennaio 2008, aveva scaturito non poca frustrazione in Albania, che secondo diverse agenzie di monitoraggio detiene il record di visti rifiutati e di pratiche burocratiche poco agevolate. La mancata ammissione alla lista bianca di Schengen non farebbe che aumentare la convinzione di essere cittadini di serie B, mentre fa di Bruxelles una meta ancora più lontana.
Inoltre il fatto che l'Albania si trovi nella lista nera insieme al Kosovo, oltre a essere interpretato come un fatto umiliante, potrebbe comportare ulteriore disincanto verso Bruxelles, in un'atmosfera di accresciuto nazionalismo albanese dopo la proclamazione dell'indipendenza del Kosovo, in cui non è più un tabù dare sfogo a una frustrazione panalbanese spesso con la formula "integriamoci tra di noi, dato che a Bruxelles non ci vogliono".