L'Albania durante la metà del XX secolo, seguendo la vita del colonnello Sami, eroe della resistenza all'occupazione nazifascista. Una recensione
Ron Kubati è uomo e scrittore che esprime nella sua persona il nostro mondo contemporaneo, per la complessità della sua formazione, per i legami con molti paesi, culture e lingue che ne costituiscono l'essenza profonda a prescindere dal luogo in cui casualmente è nato. Luogo che pure gli ha dato un'impronta importante nei primi vent'anni della sua vita.
Nato a Tirana, nel suo primo libro in italiano, "Va e non torna" pubblicato da Besa nel 2000, ci racconta ampiamente dell'Albania che soffre la dittatura di Hoxha, di bambini che non capiscono la gioia per una condanna 'a soli 10 anni di carcere', di adolescenti che vorrebbero essere liberi di ballare o di viaggiare e non lo sono, di fuga dal paese, allegra e incosciente come una scampagnata collettiva di giovani universitari che hanno preso d'assalto una nave.
Anche nel suo terzo romanzo, "Il buio del mare", già finalista al premio Strega 2008, fa vedere con gli occhi di un bambino gli effetti quotidiani e le tragedie dell'oppressione politica e rievoca l'Albania pur non indicandola espressamente.
Questo Ron Kubati, impegnato ad osservare, a ricordare il paese in cui è nato, si esprime con una lingua d'adozione, l'italiano, e all'analisi della sua vita in Italia dedica molte pagine sia in "Va e non torna" sia nel romanzo "M" uscito nel 2002, sebbene anche qui ne resti indefinito il luogo e sull'ambientazione prevalga la condizione umana e l'intrecciarsi di rapporti interpersonali.
Lo scrittore si trova dal 2008 negli USA, ha completato un PhD all'Università di Chicago in Italian Studies e ora vive a Jersey City insegnando letteratura, lingua e cinema nelle università del New Jersey. Ciononostante mantiene l'italiano come lingua della sua scrittura adulta e in italiano pubblica nel 2016 il suo ultimo libro, "La vita dell'eroe", per Besa editrice di Nardò (LE).
Uno scrittore che vive dall'altra parte dell'Atlantico, insegna in inglese letteratura italiana, ci racconta in un italiano letterario accurato brani di storia recente del paese in cui è nato.
Per farlo ha scelto una figura al potere nell'Albania comunista, Sami, prendendo l'avvio dal figlio Gent, un bambino così diverso dai cugini, con lunghi capelli biondi ondulati e lo sguardo scuro della madre Vera, una giovane jegv fiera del colonnello suo amante.
Ron Kubati torna sui continui legami tra Italia ed Albania, non solo per gli aspetti storici e gli accenni all'invasore, anche quando li delinea nelle vicende dei personaggi, dall'amore italiano del padre di Ana al marito italiano di lei, fino al viaggio in Puglia del protagonista per controllare gli esuli anticomunisti
Gli jegv sono una minoranza disprezzata e anche in epoca comunista per l'uomo di potere non era saggio farsi vedere con un'amante jegv. Anche per Vera e il figlio è un legame pericoloso, accettato prima con affetto e giovanile allegria, poi con sempre maggior orgoglio.
Il racconto risale poi all'indietro nel tempo, fino alla giovinezza di Sami e alle eroiche azioni che ne hanno determinato l'ascesa nel nuovo governo comunista.
Lo segue negli eventi della guerra partigiana contro gli invasori fascisti, nell'amicizia per Demi e nella passione per la sorella dell'amico, Ana, proibita dalle rigide abitudini che all'epoca regolano i rapporti tra i sessi, nel periodo confuso alla fine della guerra quando l'eroe diventa uno degli ufficiali più alti in grado del ministero della Difesa. Racconta come il colonnello, perso l'amore della sua giovinezza, si leghi ad una moglie che diventa potente nel partito, in quegli anni ancora più incerti e confusi della dittatura, quando la politica internazionale e le prese di posizione di Hoxha nei confronti di Tito e della Russia creano pericolosi contraccolpi interni. È il periodo degli agguati, degli attentati, degli arresti e delle fucilazioni, delle lotte di potere in cui non ci sono più amici fidati.
Ron Kubati torna sui continui legami tra Italia ed Albania, non solo per gli aspetti storici e gli accenni all'invasore, anche quando li delinea nelle vicende dei personaggi, dall'amore italiano del padre di Ana al marito italiano di lei, fino al viaggio in Puglia del protagonista per controllare gli esuli anticomunisti.
Ed effettua anche un viaggio linguistico tra le due sponde dell'Adriatico, avanti indietro avanti indietro: se l'italiano è la lingua usata, ricco, sfumato, a frasi veloci e con molto dialogo, irrompe qua e là l'albanese, con l'amore per antiche realtà, le teke, le tyrbe, - i luoghi di culto islamici e le tombe consacrate -, o antiche credenze e termini indagati nelle diverse sfumature, religiose, quotidiane e dialettali, oppure gli epiteti affettivi, gli insulti o anche gli slogan, le scritte sui muri. Fino ai soprannomi dell'eroe:Tomtuleri, l'eroe forte e leale impersonato negli anni della sua gioventù dall'attore Tom Taylor o Katili, il crudele.
Con il titolo lo scrittore ci offre una sintesi efficace di questo suo lavoro: c'è l'eroismo, la lotta contro l'invasore, il rischio della guerra partigiana, la costruzione di un mondo nuovo, il potere feroce nella Albania comunista. Prevale però la vita: l'amicizia, l'amore e la passione, i risentimenti, il dolore, l'allegria, la tenerezza.