"Un limbo" ai limiti dell'Unione al quale sono destinati gli sfollati che fuggono da zone di crisi prima di essere accettati o rifiutati dai Paesi del vecchio continente. Dove? In Croazia ed Albania ma altri possibili candidati sono Romania ed Ucraina.
L'articolo qui pubblicato è redatto da P. Klaic ed è stato pubblicato sul quotidiano "Dnevnik" lo scorso 8 maggio. La selezione e la traduzione è a cura di Notizie Est.
A fine marzo si è tenuto una riunione dei paesi dell'Unione Europea durante la quale i rappresentanti della Gran Bretagna hanno proposto l'elaborazione di un piano di sistemazione degli immigranti che provengono dalle zone di crisi e desiderano stabilirsi sull'isola. Alcuni paesi che sono in lista di attesa per entrare nell'Unione sono rimasti sorpresi dal fatto che questo "limbo del vecchio continente" si troverà proprio sui loro territori. Si tratta della Croazia e dell'Albania e, come è venuto fuori all'ultimo, sono in gioco anche la Romania, l'Ucraina e la Russia. Secondo i contenuti del Concept Paper elaborato nei dettagli in Gran Bretagna, si dovrebbero organizzare dei campi di accoglienza in vicinanza dei punti di crisi mondiale, nonché nelle zone a maggiore transito di emigranti verso l'Europa sviluppata. In cambio, gli stati che accetteranno questo progetto otterranno soldi per coprire le spese e, probabilmente, qualcosa di più. Secondo quanto hanno scritto i media croati, il portavoce del ministero degli esteri di Zagabria, Zarko Plevnik, ha definito tale proposta "una cretinata". "La Gran Bretagna deve vedersela da sola con i suoi immigrati", ha dichiarato a suo tempo.
I britannici hanno sviluppato l'idea in due direzioni. In alcuni paesi verrebbero costruiti centri collettivi per i profughi. Di tale gruppo di paesi fanno parte Turchia, Marocco, Iran e Somalia, mentre Romania, Albania e Croazia, nell'ambito di tale piano, dovrebbero ospitare centri di accoglienza di transito, che avrebbero la funzione di concentrare i profughi che desiderano stabilirsi in uno dei paesi dell'Unione Europea e che quest'ultima intende perfidamente tenere fuori dai propri confini. Gli emigranti verrebbero trattenuti per un tempo determinato al fine di effettuare verifiche e chi di loro riceverà una risposta positiva potrà entrare nel paese desiderato. Coloro che riceveranno un rifiuto dovranno invece tornare a casa. La Gran Bretagna, che solo lo scorso anno ha avuto 110.000 immigranti che sono entrati sul suo territorio, conta in tale modo di diminuire in maniera significativa il loro afflusso. Se questo progetto pilota passerà, verrà proposta la creazione di centri di transito anche in altri stati dei Balcani, una variante che include automaticamente la Serbia che, insieme alla Bulgaria, è stata per anni una porta porosa per gli emigranti illegali diretti verso l'UE.
In Croazia la notizia ha suscitato reazioni contrastanti. Mentre a Trstenik, presso Dugo Selo, si sta già pianificando la costruzione di un centro per immigranti, il Ministero degli Esteri afferma che esso non è in alcun modo collegato alla proposta della Gran Bretagna, bensì "alla seria politica adottata dalla Croazia, quale paese di transito, per fermare il traffico di persone e l'emigrazione illegale". Il progetto verrà finanziato al 60% dal programma CARDS-UE, mentre il governo croato dovrà stanziare il restante 40%. E' evidente che si tratta della stessa faccenda e il tempo dimostrerà se il vicinato accetterà un progetto per il quale non dovrà stanziare nemmeno un euro. L'Albania probabilmente accetterà la proposta, mentre in Romania per il momento si tace.
Il piano della Gran Bretagna verrà esaminato dai quindici paesi dell'UE il 30 giugno prossimo e fino a quella data i contabili avranno il tempo di calcolare il guadagno che si potrebbe trarre da tale progetto. Per quanto riguarda l'ipotesi che anche la Serbia possa creare dei centri di transito, se ne trovano accenni solo nelle dichiarazioni dei funzionari britannici, i quali affermano che anche "agli altri paesi dell'Europa Sud-Orientale verrà offerta una tale soluzione". Come è noto, la Serbia da anni è attraversata da un grande numero di emigranti illegali, che consentono ai gruppi criminali di realizzare notevoli profitti. Alla vigilia dell'integrazione europea questo fatto può essere d'ostacolo a Belgrado e quindi la costruzione dei centri di transito potrebbe essere considerata come una parziale soluzione del problema del traffico di persone, ma anche come un chiaro segnale all'Europa che la collaborazione può coprire ogni campo. La connotazione negativa di questa storia potrebbe essere il fatto che mediante tale programma la valanga di immigranti verrebbe trasferita sugli stati balcanici, i quali svolgeranno il ruolo di muro virtuale. Lo stanziamento di milioni di euro per tale impresa, secondo i calcoli dei paesi europei, sarebbe economicamente più conveniente del provvedere a risolvere il problema sui propri territori.
Sullo stesso argomento si veda Notizie Est Balcani n. 641 del 16 marzo scorso.