Arsen e Tigran in una foto dal profilo Instagram di Arsen

Arsen e Tigran in una foto dal profilo Instagram di Arsen

Il suicidio di una giovane coppia armena, Tigran e Arsen, è stato avvolto da ipotesi e speculazioni. Le reazioni alla morte dei ragazzi hanno portato a interrogarsi sul ruolo svolto dalla società e dai media nell'aggravare l'isolamento sentito delle persone queer nel paese

21/11/2022 -  Ani Avetisyan

(Pubblicato originariamente da Oc Media il 28 ottobre 2022)

Arsen, 16 anni, e il suo compagno Tigran, 21, si sono suicidati il 20 ottobre scorso.

Quel giorno, Arsen ha pubblicato una serie di foto su Instagram che documentano la sua relazione con Tigran con la didascalia "happy end".

La notizia della loro scomparsa è emersa presto la mattina successiva e le piattaforme di social media sono state inondate di risposte, in particolare sul post Instagram di Arsen. Alcune persone hanno espresso dolore e condiviso messaggi di sostegno alla comunità queer armena, altre violenti messaggi omofobici.

Molto ha fatto discutere il divario di età: Arsen era minorenne, mentre il suo compagno aveva cinque anni in più. Poco dopo la diffusione della notizia, sono emerse foto di un commento della madre di Arsen su Instagram: "Da minorenne, per me sei morto" e "è meglio se muori". I commenti sono stati cancellati dopo la notizia della morte.

Poi, in un post su Instagram, una persona che affermava di essere un caro amico di Arsen ha difeso sua madre e ha detto che lo stava proteggendo dal suo partner più anziano, che ha accusato di aver influenzato la decisione del sedicenne di suicidarsi.

Tuttavia, per molte persone queer in Armenia, la vita domestica di Arsen sembra un quadro di abuso fin troppo familiare. In un altro screenshot di una conversazione, Arsen dice ad un amico che il suo telefono è stato confiscato e di essere confinato a casa.

Secondo i post sui social media di un amico di Arsen, il giovane era già scappato dalla famiglia.

“La società è malata, non io”

La morte della giovane coppia ha suscitato reazioni per lo più negative sui social media, ma ha anche spinto altre persone a uscire allo scoperto, incoraggiando a non assecondare la retorica dell'odio.

“Amo le ragazze: la società è malata, non io. Questo è tutto", ha scritto una donna su Facebook poco dopo la diffusione della notizia. Alcune persone hanno seguito l'esempio e hanno dichiarato il loro orientamento sessuale nei commenti, mentre altre hanno espresso sostegno.

Tuttavia, i messaggi a sostegno della comunità queer armena sono sommersi da un numero ben maggiore di post e commenti negativi che hanno sarcasticamente approvato la scelta del suicidio della coppia, portando molti attivisti per i diritti umani a criticare il ruolo della società nell'incoraggiare l'ideazione suicidaria e l'autolesionismo.

"Purtroppo, non è stato sorprendente vedere la reazione del pubblico all'accaduto", si legge in una dichiarazione di Pink Armenia, un'organizzazione locale per i diritti queer.

“Le foto postate dai ragazzi sono rapidamente diventate virali sui social media e sui canali Telegram con un linguaggio odioso e offensivo, continuando per lo più a sottolineare l'omosessualità dei ragazzi come valido motivo per suicidarsi. Molti commenti hanno persino incoraggiato altri a fare lo stesso”.

In un'intervista con OC Media Mamikon Hovsepyan, direttore delle comunicazioni dell'organizzazione, ha spiegato che i media giocano un ruolo enorme nel modo in cui i casi relativi alla comunità queer vengono accolti nella società, sottolineando che solo pochi media sono stati neutrali nella copertura del caso, mentre altri hanno "aumentato il livello di odio nel paese".

Hovsepyan ha inoltre riportato l'esistenza di prove che il sedicenne Arsen avesse subito abusi psicologici e "probabilmente un diverso tipo di violenza" a casa. L'attivista ha affermato che il ragazzo non aveva nessuno con cui condividere i dettagli della sua vita e che non ha ricevuto alcun sostegno emotivo da sua madre. Queste circostanze, afferma Hovsepyan, potrebbero aver spinto la coppia al suicidio.

Uno status quo queer

La notizia non ha sorpreso Arevik (nome di fantasia), specialista delle comunicazioni, che ha lottato contro l'idea di suicidarsi e per crearsi un equilibrio tra vita personale e professionale.

"Avevo poco più di vent'anni quando ho iniziato a riflettere sulla mia sessualità", ha raccontato Arevik a OC Media, che ha da anni una relazione all'insaputa di persone al di fuori della comunità queer.

"Ad un certo punto impari a vivere nascondendo la tua identità".

Arevik afferma che la società crea barriere difficili o quasi impossibili da superare.

"In Armenia, non si può fare carriera essendo apertamente gay", racconta Arevik, aggiungendo che le famiglie spesso reagiscono negativamente al coming out in tema di identità di genere o orientamento sessuale.

"Ora solo una tra i miei fratelli e sorelle sa della mia sessualità, ma le ci è voluto molto tempo per accettarmi per come sono", si rammarica. "Avere qualcuno con cui parlare in queste situazioni può aiutare a prevenire gesti irreversibili".

Al momento Arevik vede uno psicologo specializzato che lavora con uno dei gruppi locali per i diritti queer in Armenia e racconta che le cose sono diventate molto più facili.

Tuttavia, nonostante il lavoro dei gruppi queer locali, l'Armenia è ancora indietro in termini di diritti. Secondo il Rainbow Europe di ILGA-Europe, un rapporto annuale sullo stato dei diritti queer in Europa, l'Armenia è al terz'ultimo posto e precede solo Turchia e Azerbaijan.

Molte persone speravano nella direzione che stava prendendo l'Armenia dopo la rivoluzione del 2018. All'epoca, funzionari e legislatori sostenevano apertamente le persone queer e discutevano della ratifica delle convenzioni internazionali sui diritti umani, come la Convenzione di Istanbul contro la violenza contro le donne. I legislatori hanno anche discusso l'adozione di leggi contro la discriminazione.

La comunità queer armena ha raggiunto un importante traguardo nel 2019, quando l'attivista transgender Lilit Martirosyan ha tenuto un discorso al parlamento armeno sulle difficoltà della comunità transgender nel paese.

Tuttavia, dopo la seconda guerra del Nagorno Karabakh, la ratifica delle convenzioni e il sostegno alle persone queer sono stati silenziosamente eliminati dall'agenda del governo.

"[Il governo] ha promesso fin dall'inizio un miglioramento della situazione dei diritti umani", ha dichiarato l'attivista per i diritti umani Zara Hovhannisyan a RFE/RL. "Ma non vediamo differenze e risultati tangibili".