Levon Ter-Petrosyan durante la manifestazione del 31 maggio a Yerevan (Foto © Arman Veziryan)

Levon Ter-Petrosyan durante la manifestazione del 31 maggio a Yerevan (Foto © Arman Veziryan)

L'opposizione armena guidata da Levon Ter-Petrosyan raggiunge i propri obiettivi, dopo mesi di proteste di piazza: nuova inchiesta sui sanguinosi scontri del marzo 2008, liberazione dei detenuti e accesso a Piazza della Libertà. Si apre una nuova fase di dialogo con l'amministrazione Sargsyan. La corrispondenza da Yerevan

10/06/2011 -  Ilenia Santin Yerevan

Il 31 maggio, nel corso dell'ennesima manifestazione di protesta organizzata dal partito di opposizione extraparlamentare Armenian National Congress (ANC), il leader Levon Ter-Petrosyan ha dichiarato vittoria – “la più grande in tre anni di lotta” – per i risultati ottenuti con la serie di dimostrazioni iniziata lo scorso 18 febbraio. Ter-Petrosyan ha riconosciuto le numerose concessioni da parte delle autorità – “evento eccezionale senza precedenti nella realtà armena” – e annunciato al contempo l’avvio di un “dialogo formale”. “L’amministrazione Sargsyan ha soddisfatto le richieste dell’opposizione non solo per la pressione esercitata dall’ANC – riporta il network Armenialiberty – ma anche per la minaccia di rivolta sociale e il nuovo contesto internazionale creato dalle insurrezioni popolari in vari Stati arabi: a causa della deplorevole situazione socioeconomica, le autorità sono state costrette a fare importanti concessioni al fine di [...] recuperare un minimo di sostegno nel Paese”.

Piazza della Libertà

I manifestanti in Piazza della Libertà il 31 maggio (Foto © Arman Veziryan)

I manifestanti in Piazza della Libertà il 31 maggio (Foto © Arman Veziryan)

Da fine aprile si sono infatti cominciati a registrare segnali di apertura da parte del governo nei confronti dell’opposizione che, l’8 aprile, aveva lanciato un secondo ultimatum chiedendo una nuova inchiesta sugli scontri postelettorali del 2008, la liberazione dei sei detenuti e il libero accesso per l’opposizione a Piazza della Libertà.

Tali “precondizioni” – imposte da Ter-Petrosyan per poter iniziare un dialogo con l’amministrazione Sargsyan – sono state gradualmente accolte dal Presidente stesso.

Il 20 aprile, durante un incontro con alti vertici delle forze dell’ordine, procuratori e giudici, Sargsyan ha infatti annunciato l’avvio di una nuova e “più meticolosa” inchiesta sugli eventi del marzo 2008, dichiarando di aspettarsi “un rinnovato slancio [...] nello sforzo di identificare e punire i responsabili degli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti dell’opposizione”, come ha riferito Armenianow . Successivamente, il 26 aprile, l’ANC ha ottenuto il nulla osta da parte della municipalità di Yerevan a manifestare in Piazza della Libertà: entrambe le manifestazioni del 28 aprile e del 31 maggio si sono così svolte nella piazza-simbolo degli scontri del 2008.

La liberazione dei detenuti

La vera vittoria di Ter-Petrosyan è stata tuttavia la scarcerazione dei sei detenuti. Dopo la liberazione di Harutiun Urutyan e Roman Mnatsakanyan il 17 marzo scorso, il 2 maggio è stata la volta di Aram Bareghamyan, esponente dell’opposizione a capo di una sezione regionale dell’ANC, che era stato condannato a sei anni con l’accusa di aggressione ad un agente di polizia. Con il rilascio di Bareghamyan, il numero dei fedelissimi di Ter-Petrosyan in carcere era sceso a cinque, compresi l’ex parlamentare Sasun Mikaelyan e Nikol Pashinyan , editore del quotidiano Haykakan Zhamanak , condannati rispettivamente a otto e sette anni di reclusione. Tutti e cinque gli ultimi membri dell’ANC sono stati infine scarcerati il 27 maggio grazie all’amnistia generale concessa dal Presidente, che ha ricevuto il plauso di vari esponenti internazionali. John Prescott e Alex Fisher, i due correlatori sull’Armenia dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE ), hanno infatti dichiarato in un comunicato stampa che “questi sviluppi positivi e l’atteggiamento costruttivo di entrambi – autorità e opposizione – giovano allo sviluppo democratico e alla situazione dei diritti umani in Armenia, e si spera vengano confermati da elezioni genuinamente democratiche nel 2012”. Anche secondo il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, “questo passo sembra far parte di una generale dinamica positiva [...] che mira ad affrontare le ultime conseguenze degli eventi del marzo 2008 nell’ambito dei diritti umani e a sanare le ferite della società armena. In questo contesto, spero che risultati concreti vengano raggiunti anche nelle indagini sulle dieci vittime”, ha riportato l’agenzia Armenpress . Ottimistico anche il commento dell’attuale Presidente dell'OSCE, il ministro degli Esteri lituano Audronius Azubalis, sul quotidiano Tert : “L’amnistia aprirà un nuovo capitolo nel dialogo con l’opposizione”.

Nikol Pashinyan il 29 maggio, due giorni dopo la sua liberazione, in un incontro pubblico a Yerevan (Foto © Arman Veziryan)

Nikol Pashinyan il 29 maggio, due giorni dopo la sua liberazione, in un incontro pubblico a Yerevan (Foto © Arman Veziryan)

All’uscita dal carcere-ospedale di Yerevan, dove era detenuto per motivi di salute, Mikaelyan ha annunciato ai giornalisti che l’aspettavano: “Continuerò a lottare: nulla è cambiato nelle mie idee politiche”. Per quanto riguarda il dialogo tra l’amministrazione Sargsyan e l’ANC, che ha reso possibile l’amnistia, ha dichiarato che “se è autentico, allora lo accetterò”. Più provocatorio Pashinyan, che è uscito dal carcere di massima sicurezza di Artik, nel Nord Est del Paese, cantando “lotta, lotta fino alla fine” [vecchio slogan politico di Ter-Petrosyan, ndr] e dichiarando: “Non vedo l’ora di partecipare alla manifestazione del 31 maggio”. Secondo quanto riportato da Armenialiberty, l’editore ha poi assicurato che “l’ANC farà di tutto per ottenere le dimissioni di Sargsyan [...] nessuno dubiti che libereremo l’Armenia da questa cleptocrazia e stabiliremo la democrazia”.

Dialogo

Anche Ter-Petrosyan, nel suo discorso del 31 maggio, ha ribadito che l’ANC manterrà fede ai propri impegni: un cambio di regime ed elezioni parlamentari e presidenziali anticipate rimangono gli obiettivi-chiave dell’azione di protesta. “Durante i negoziati col governo, l’ANC farà pressioni per indire elezioni anticipate: per noi il dialogo è l’unica opportunità per far uscire il Paese da questa situazione […] L’ANC rifiuta la lotta rivoluzionaria e farà di tutto per risparmiare al Paese sconvolgimenti e spargimenti di sangue”, ha evidenziato Ter-Petrosyan, escludendo così soluzioni estremiste e respingendo al contempo le accuse mosse dal partito di opposizione parlamentare Eredità. Come spiegato dal giornalista Emil Danielyan in un commento alla manifestazione pubblicato su Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL ), “esponenti del partito Eredità e di altri gruppi dell’opposizione avversari dell’ANC sostengono l’esistenza di un accordo segreto tra Ter-Petrosyan e le autorità: tale patto permetterebbe a Sargsyan di concludere regolarmente il proprio mandato e garantirebbe all’ANC una solida presenza nella prossima legislatura”.

Nonostante le voci, l’ANC ha già iniziato a lavorare sull’agenda degli incontri “che permetteranno di risolvere le questioni più sensibili con mezzi legali” e, il 2 giugno, ha annunciato la nomina dei cinque membri del partito che parteciperanno al tavolo dei negoziati con le autorità. In attesa di conoscere la composizione della delegazione governativa, e la data ufficiale di inizio dei lavori, il 3 giugno Marie Yovanovitch, Ambasciatore statunitense uscente, ha espresso nel suo messaggio di commiato dal Paese la speranza ampiamente condivisa che “il dialogo sia trasparente, costruttivo e che favorisca lo svolgimento regolare delle prossime elezioni [...] che rappresentano un’opportunità per ridare all’Armenia fiducia nella democrazia, fondamentale per il suo sviluppo politico ed economico”.