Mentre l’Azerbaijan si appresta, il prossimo 14 maggio, a prendere le redini dell’organo decisionale del Consiglio d’Europa, le violazioni dei diritti umani nel paese non sono migliorate affatto. A denunciarlo il Commissario per i diritti umani dello stesso CoE e l’influente think tank ESI
Il prossimo 14 maggio l’Azerbaijan assumerà la presidenza del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, la più longeva organizzazione europea dedita allo sviluppo della democrazia e dei diritti umani di cui l’Azerbaijan è uno dei 47 membri. Per poter essere membro del CoE occorre rispettare alcuni criteri di base, fondamentali per qualsiasi paese democratico, e tra questi ovviamente c’è il rispetto dei diritti umani.
Su quest’ultimo punto l’Azerbaijan, che si appresta a guidare l’organo decisionale di questa importante istituzione, non sembra per nulla avere le carte in regola. Un documento pubblicato il 23 aprile scorso dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa non lascia dubbi. Il commissario del CoE Nils Muižnieks ribadisce e conferma quanto aveva già espresso nel precedente rapporto dell’agosto 2013, stilato dopo essere stato in Azerbaijan nel maggio dello stesso anno.
Il rapporto del 2013 era focalizzato su importanti questioni legate al rispetto dei diritti umani nel paese: dalla libertà di espressione, in particolare su internet, alla libertà di associazione e assemblea. E lo scorso 23 aprile l’aggiornamento del rapporto sottolinea quanto segue: “Alcuni mesi dopo la pubblicazione del suo rapporto, il Commissario è rammaricato di dover notare che non ci sono stati progressi riguardo le questioni summenzionate; al contrario, il Commissario è stato informato di una serie di sviluppi che ulteriormente influiscono negativamente sulla situazione dei diritti umani in Azerbaijan”.
Oltre ad elencare i numerosi casi di giornalisti e blogger incarcerati, spesso come rileva lo stesso rapporto, con accuse decisamente opinabili - sottolineando quindi la forte limitazione della libertà di espressione - Muižnieks esprime seria proccupazione per i recenti emendamenti alla legge sulle ONG, entrati in vigore dopo l’avvallo del presidente Aliyev lo scorso febbraio, che limitano pesantemente il lavoro delle organizzazioni non governative, ora sotto stretto controllo del ministero della Giustizia.
Tutto questo accade mentre l’Azerbaijan si appresta a presiedere il Comitato dei ministri del CoE, un'istituzione nata per garantire il rispetto dei valori democratici e dei diritti umani in Europa e che rischia di calpestare i principi su cui poggia lasciando all’Azerbaijan la guida di uno dei suoi organi più importanti.
La questione non è passata inosservata all’influente think tank European Stability Initiative che ha pubblicato svariati rapporti dedicati all’Azerbaijan e in particolare alle relazioni di quest’ultimo con istituzioni come il CoE, l’OSCE e il Parlamento europeo.
Così scrive ESI in un recente comunicato cui segue una lettera aperta rivolta ai 125 membri ed ex membri dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio D’Europa (PACE): “Abbiamo scritto molto sugli sviluppi in Azerbaijan, uno degli ultimi regimi autocratici in Europa. E tuttavia, è ovvio che i nostri sforzi - e quelli di molte altre istituzioni, di difensori azeri dei diritti umani, di ONG e organizzazioni internazionali - sono ancora lontani dall’avere avuto un impatto reale. La verità è che Ilham Aliyev sta vincendo. La sua campagna concertata per minare gli standard democratici europei e le istituzioni che li sostengono sta funzionando. Le vittime sono i democratici in Azerbaijan, e tutti coloro che credono nei diritti umani europei. È terribile constatare che l’Azerbaijan si appresta ad assumere la presidenza del Consiglio d'Europa il prossimo maggio e che i giovani democratici azeri hanno ritenuto necessario iniziare uno sciopero della fame, come disperato tentativo di allertare il mondo della loro situazione”.
Nella lettera aperta rivolta ai 125 membri ed ex membri della PACE si fa riferimento al voto che nel gennaio 2013 si tenne in seno all’Assemblea del CoE. Al voto vi era una bozza di risoluzione del rapporteur del CoE sui prigionieri politici azeri, che metteva in guardia sulla mancata soluzione della questione della libertà di espressione e dell’incarcerazione per motivi politici di attivisti e blogger azeri. La risoluzione fu bocciata con 125 voti contrari e 79 a favore. Tra i contrari figurarono Russia, Turchia, Spagna, Italia, Gran Bretagna, Ucraina e Francia, mentre a favore vi era la Germania, la maggior parte degli svedesi, norvegesi, finlandesi e i paesi baltici.
Quel voto fu determinante perché, secondo ESI, si diede un pessimo segnale per il rispetto dei diritti umani, avvallando indirettamente il regime di Ilham Aliyev..
Ora vi sono 8 ragazzi tra i 18 e i 30 anni che in carcere stanno facendo lo sciopero della fame per portare l’attenzione internazionale sulla irrisolta questione dei diritti umani in Azerbaijan. Per questo motivo, in occasione dell’imminente presidenza azera del Comitato dei ministri del CoE, l’European Stability Initiative invita l’Assemblea del CoE a chiedere al presidente Ilham Aliyev di amnistiare Ilgar Mammadov, Anar Mammadli e gli otto attivisti in sciopero della fame, prima che l’Azerbaijan assuma la presidenza del Consiglio dei Ministri del CoE il 14 maggio 2014; invitare il Segretario generale del Consiglio d’Europa ad andare urgentemente in Azerbaijan e parlare in modo fermo e risoluto per conto di questi e molti altri prigionieri politici; sostenere ogni iniziativa per nominare un nuovo rapporteur sui prigionieri politici per indagare l’andamento delle incarcerazioni in Azerbaijan dopo il voto del gennaio 2013 [all’Assemblea del CoE].
L'ESI poi amaramente conclude: “Mentre l’Azerbaijan si appresta a guidare il Consiglio dei ministri del CoE, nel paese non ci sono mai stati così tanti prigionieri politici come ora. E questo non dovrebbe accadere in nessuno stato membro del Consiglio d’Europa”.
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