Spilla a sostegno di Donald Trump - © Carsten Reisinger/Shutterstock

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Il presidente azero Ilham Aliyev non ha mai nascosto le sue preferenze per una vittoria di Trump alle presidenziali USA, dopo non poche divergenze con il presidente uscente Biden. Ora Baku punta a stabilire relazioni fruttuose con la nuova amministrazione

26/11/2024 -  Marilisa Lorusso

Il 20 luglio 2024 il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha partecipato al secondo Shusha Global Media Forum, evento dedicato all'informazione. In questa occasione, ha risposto a diverse domande di giornalisti ed esperti di media, anche sulle relazioni tra Stati Uniti e Azerbaijan e sulle elezioni americane.

Il Presidente Aliyev ha ricordato che nel 1992 gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni all’Azerbaijan, nonostante il paese si trovasse ad affrontare crisi umanitarie e devastazioni. Inizialmente in difficoltà nel comunicare la propria situazione a livello internazionale - e sentendosi messo all’angolo dalla narrazione dell’attiva diaspora armena - ora Baku invita personaggi globali a testimoniare in prima persona i suoi progressi e le sue aspirazioni, con l’obiettivo di rimodellare le prospettive internazionali.

COP29 è stata pensata come la sua grande vetrina. Aliyev ha lamentato, a Shusha come in altre occasioni, un forte pregiudizio verso il paese, secondo lui fomentato dalla lobby armena e da quelli che addita come i protettori dell’Armenia, in primis la Francia.

Agganciandosi al tema della “disinformazione globale”, ha espresso il suo supporto per Donald Trump, per alcuni elementi di forza del candidato repubblicano uscito poi vincente dalle presidenziali. Secondo Aliyev, Trump, proprio come come l’Azerbaijan, è vittima della disinformazione: “Anche il presidente eletto americano si trova ad affrontare ciò che noi affrontiamo da tanti anni. Trump è stato colui che ha definito ‘false notizie’ il Washington Post e il New York Times. Sono completamente d’accordo con lui. Non solo in questa ma in molte altre affermazioni.”

Direttamente interrogato su come auspicasse l’esito del voto, Aliyev non ha nascosto le sue preferenze e ha ripetuto i punti salienti della campagna del candidato Trump, come la non volontà di andare in guerra (nonostante proprio durante la presidenza Trump Baku stessa fosse coinvolta nel conflitto per il Nagorno Karabakh).

E ha aggiunto “non voglio entrare troppo nei dettagli dell’argomento, come si suol dire – ma un secondo aspetto, che è anch’esso importante [...] è una posizione chiara sulla questione dei valori tradizionali. Penso che la maggioranza assoluta del popolo azero non solo condivida questa posizione, ma la promuova attivamente e la metta in pratica.”

Aliyev non ha nascosto la netta preferenza non solo per Trump e per i punti forti della sua campagna, dall’approccio all’informazione “mainstream” alla questione dei valori, ma in generale al partito repubblicano, elogiando il primo mandato del poi (ri)eletto presidente.

“Naturalmente, se si guarda allo sviluppo delle nostre relazioni, con l’amministrazione repubblicana le nostre relazioni sono sempre state molto più produttive, fruttuose e orientate ai risultati. Basta guardare le mie comunicazioni con i leader e i presidenti americani e tutto sarà chiaro. Durante la presidenza Trump, abbiamo goduto di una cooperazione molto fruttuosa basata sul rispetto reciproco e sull’apprezzamento del sostegno reciproco su diversi fronti.”

Le spigolosità

Ci sono questioni che Baku non ha digerito con l’amministrazione uscente. Le sanzioni di cui parlava Aliyev è la Sezione 907 del Freedom Support Act che ha messo al bando gli aiuti economici diretti all’Azerbaijan da parte del governo americano.

La misura è appunto stata adottata nel pieno della prima guerra del Karabakh, e poi interrotta nel 2001: il Senato ha allora votato a favore della scelta discrezionale del presidente di disapplicare la Sezione 907. Questa contromisura è invece frutto del supporto logistico azero alle operazioni in Afghanistan.

I vari presidenti che si sono succeduti hanno sempre esercitato questa discrezionalità fino al 15 novembre 2023, quando il Senato ha adottato un disegno di legge per sospendere tutti gli aiuti militari all’Azerbaijan, abrogando l’autorità di rinuncia della Sezione 907 per gli anni fiscali 2024 o 2025. Con la seconda guerra del Karabakh quindi l’Azerbaijan si è trovato punto e a capo su questa questione.

Ma non è questa l’unica spigolosità. L’amministrazione Biden si è fatta sentire sulla questione dei diritti umani.

In seguito al Rapporto annuale 2023 della Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale che raccomandava al Dipartimento di stato di includere Baku nella sua Lista di controllo speciale per aver commesso o tollerato gravi violazioni della libertà religiosa, il segretario Antony Blinken ha proceduto ad includervi l’Azerbaijan .

Il Dipartimento di stato si è poi espresso più volte contro gli arresti di oppositori o critici del governo Aliyev: a giugno per Farid Mehralizade, economista e giornalista finito dietro le sbarre; a luglio il vice portavoce del Dipartimento di Stato, Vedant Patel, ha risposto a una domanda sulle preoccupazioni relative ai diritti umani, compreso il caso del leader della società civile Gubad Ibadoghlu e l’arresto di altri attivisti. Patel ha affermato che gli Stati Uniti avrebbero continuato a mantenere acceso il canale diplomatico su queste questioni.

Ogni volta Baku segnala un forte dissenso verso le critiche, liquidando le varie dichiarazioni contro il proprio operato come frutto di lobby armene, di islamofobia, di azerofobia.

Per questi motivi in una lettera al ministero degli Esteri azero un gruppo di parlamentati azeri ha proposto di recedere da tutta una serie di accordi con gli Stati Uniti.

Trump 2

Il 6 novembre il Presidente Aliyev ha inviato una missiva di congratulazioni al neo-eletto presidente che chiarisce su cosa punta Baku in questo ritorno di Trump alla presidenza: “Durante la sua prima presidenza lei è stato molto attento al consolidamento delle relazioni amichevoli e di cooperazione tra l’Azerbaijan e gli Stati Uniti […] la nostra interazione in diversi settori importanti, e in particolare la lotta alle sfide globali e al terrorismo, la promozione della pace e della sicurezza internazionali e la garanzia della sicurezza energetica dell’Europa, è caratterizzato da un dinamico e costante sviluppo crescente. Vorrei sottolineare in particolare il vostro costante e risoluto sostegno alla strategia energetica dell’Azerbaijan. [..] siamo determinati a espandere e approfondire ulteriormente la nostra partnership bilaterale in tutti i settori, compresi quelli politico, economico-commerciale, di sicurezza, di energia, di transizione verde e digitale e altri.”

Aliyev, formato come uomo d’affari, trova sponda in un altro uomo di affari, e spera certo di mettere a tacere le “spigolosità” sollevatesi con l’amministrazione precedente.