Incrinati con la guerra per il Nagorno Karabakh, i rapporti tra Azerbaijan e Francia si sono ulteriormente deteriorati dopo la rinnovata cooperazione militare tra Armenia e Francia. E ora Parigi accusa Baku di approfittare della crisi in Nuova Caledonia per interferire negli affari francesi
I rapporti Baku-Parigi hanno conosciuto un progressivo deterioramento sullo sfondo della riconquista del Karabakh, ma anche del quadro più grande e complesso dei rapporti Ankara-Parigi. Se questo ultimo capitolo meriterebbe una trattazione a sé stante, per il primo va ricordato che la Francia era uno dei co-mediatori del Gruppo di Minsk, di cui oggi il presidente azero Ilham Aliyev chiede a gran voce il formale scioglimento.
Dall’inizio della guerra nel 2020, e nei tre anni che hanno segnato la progressiva scomparsa del Nagorno Karabakh, l’Eliseo ha sollecitato l'accesso libero delle organizzazioni umanitarie alle aree colpite dal conflitto e ha insistito sulla necessità di una forza di interposizione e sul dialogo tra secessionisti armeni e Baku.
La Francia ha dimostrato il suo impegno nel dispiegamento della missione civile di monitoraggio dell'Unione Europea in Armenia. Nonostante il nervosismo dell'Azerbaijan per il supporto francese a Yerevan, Parigi ha cercato di mantenere un ruolo negoziale.
Tuttavia, le relazioni tra Parigi e Baku sono tali da aver reso impraticabile una triangolazione negoziale. Nel 2023 si è tenuto un unico incontro esplorativo a cinque (Baku, Yerevan, Bruxelles, Berlino e Parigi), ma l'Azerbaijan ha poi rifiutato di partecipare al vertice di Granada, riducendo il formato a quattro, e in qualsiasi altro formato che prevedesse la presenza francese.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il lancio della cooperazione militare Yerevan-Parigi: l’Armenia è passata dall’acquistare il 90% delle proprie armi dalla Russia a meno del 10%: dopo la debacle militare del Karabakh, con armi pagate alla Russia e mai arrivate, Yerevan si è attivata per differenziare i propri fornitori, e fra questi c’è la Francia.
A febbraio, per la prima volta nella storia, un ministro della Difesa francese si è recato a Yerevan e fra i recenti contratti c’è la vendita del radar Ground Master.
I radar Ground Master, che rilevano varie minacce aeree compresi i droni, hanno diverse portate: il GM 400 Alpha 500 chilometri e il GM 200 250-350 chilometri. L’Armenia ha comprato tre GM 200. Il produttore Thales, di proprietà dello Stato francese e di Dassault Aviation, è il principale in Europa e si colloca al terzo posto a livello mondiale dietro Lockheed Martin e Raytheon.
Il nervosismo azero sta aumentando esponenzialmente e Baku ha aperto un fronte di guerra verbale a tutto campo contro la Francia, in ogni forum e in ogni occasione, accusando Parigi di colonialismo e promuovendo una campagna di decolonizzazione contro di essa.
Nuova Caledonia, ma non solo
Come riportato da tutte le principali testate mondiali, una crisi sta attraversando la Nuova Caledonia, collettività francese d'oltremare che è passata sotto il controllo di Parigi dal 1853.
Dopo una serie di referendum che hanno sempre visto sempre visto sconfitte le forze indipendentiste, anche a causa del loro reiterato boicottaggio del voto, una riforma elettorale nell’isola nell’Oceano Pacifico sudoccidentale ha infiammato le strade, con conseguente dichiarazione dello stato di emergenza e l’intervento dell’esercito in questi giorni.
Non è la prima volta che la questione dell’indipendenza assume la forma di lotta violenta, ma è la prima volta che l’Azerbaijan è coinvolto.
A gennaio un giornalista azero è stato arrestato in Nuova Caledonia. Ad aprile il parlamento azero ha firmato un memorandum di cooperazione con il corrispondente congresso della Nuova Caledonia. Il ministro francese degli Interni e dei Territori d’Oltremare Gérald Darmanin, ha descritto le azioni dell’Azerbaijan come “un’interferenza estremamente dannosa”.
Con l’inizio della sommossa, il Gruppo che si occupa a Baku delle questioni dei territori d’Oltremare francesi ha rilasciato una dichiarazione di condanna dell’operato di Parigi.
Gérald Darmanin ha ribadito le sue accuse di interferenza azera negli affari francesi e aggiungendo: “L’Azerbaijan sta cercando di utilizzare la questione caledoniana (…) per rispondere alla difesa degli armeni e al massacro degli armeni da parte del potere azero. (…) Questi ‘protocolli politici’ firmati tra alcuni rappresentanti separatisti e la dittatura azera non sono ovviamente possibili nel senso politico del termine, e non sono nemmeno moralmente accettabili (…). È deplorevole che alcune figure separatiste vedano l’Azerbaijan come un’ancora di salvezza. Questo accordo solleva interrogativi sul profondo desiderio di un certo numero di gruppi che hanno preso l’Azerbaijan come modello politico – che non deve essere quello che dovrebbe svilupparsi in Nuova Caledonia”.
Il Ministero degli Esteri azero ha definito tali dichiarazioni “del tutto inaccettabili”. Il 21 maggio la senatrice francese Valérie Boyer ha twittato a favore del congelamento dei beni azeri in Francia, come precedentemente votato dal Senato nel 2022, e ha suggerito che tali beni fossero utilizzati per riparare significativi danni materiali in Nuova Caledonia. Ha anche chiesto la solidarietà dell’Unione europea taggando Ursula von der Leyen nel suo messaggio.
Ma non c’è solo la Nuova Caledonia nel mirino di Baku. È stato formato anche un gruppo di supporto del parlamento azero per i Corsi, poiché Baku ha anche ingaggiato una campagna per l’indipendenza della Corsica e lo stesso presidente Aliyev ha ricordato in svariate occasioni la questione corsa.
E il 30 maggio scorso il Milli Majlis (parlamento azero) ha ospitato una conferenza dal titolo “Il diritto alla decolonizzazione della Polinesia francese: sfide e prospettive” alla presenza di una delegazione composta da membri dell'Assemblea della Polinesia francese e da rappresentanti del partito indipendentista “Tavini huiraatira” (che ha vinto 38 dei 57 seggi dell'Assemblea della Polinesia francese durante le elezioni legislative dell'aprile 2023)
Francesi in Azerbaijan
Contestualmente all’aumento della tensione fra Baku e Parigi cambiano anche le condizioni per la presenza francese in Azerbaijan.
Fra dicembre e gennaio una “rete di spionaggio francese” è finita nel mirino delle autorità di Baku, e due diplomatici francesi sono stati dichiarati persona non grata ed espulsi dal paese, misura poi reciprocata da Parigi con due funzionari azeri.
Legato a questa accusa di spionaggio è l’arresto dell’imprenditore francese Martin Ryan che operava a Baku ed era peraltro grande sostenitore della cooperazione con l’Azerbaijan.
Ryan è da dicembre nelle carceri del paese, e nonostante i tentativi dell’Eliseo di ottenerne la scarcerazione la sua detenzione, ad aprile, è stata prolungata di altri 4 mesi .
Nello stesso mese è stato reso noto che la scuola di lingua francese di Baku , il Bakı Fransız Liseyi, interromperà le sue attività. Fondata nel settembre 2013 per fornire istruzione agli stranieri francofoni e agli azeri che desiderano studiare il francese, la scuola attualmente conta 200 studenti.
Una lettera è stata inviata ai genitori degli studenti a nome della direzione per rendere noto che l'istruzione continuerà fino a fine anno scolastico, ma il liceo non sarà operativo dalla ripresa delle lezioni dopo le vacanze estive.