Un fotogramma della trasmissione Fitileha

Un fotogramma della trasmissione Fitileha

La rappresentazione discriminatoria di una famiglia azera sulla TV iraniana provoca indignazione e proteste da parte degli appartenenti a questa minoranza, che in Iran conta circa 15 milioni di persone

23/11/2015 -  Simone Zoppellaro

La parodia di una famiglia azera in un celebre programma TV per bambini ha scatenato una protesta che ha infiammato il nord ovest dell’Iran. È avvenuto il 6 novembre, dopo la messa in onda della trasmissione che ha provocato l’indignazione di molti membri di questa minoranza, la più numerosa del paese. Un fiume di persone si è riversato in strada nei giorni seguenti in città quali Tabriz, Zanjan e Urmia al grido di “stop al razzismo contro gli azeri”. Manifestazioni si sono tenute anche nelle università. Ci sono stati scontri fra i dimostranti e le forze dell’ordine, schierate in tenuta antisommossa, che hanno fatto uso di lacrimogeni. Si parla inoltre di feriti e numerosi arresti.

La trasmissione, intitolata Fitileha (‘Lucignoli’, in italiano), andata in onda sul canale nazionale iraniano IRIB TV2, è finita sotto accusa a causa della rappresentazione discriminatoria che vi viene fatta di una coppia di azeri, padre e figlio. Lo sketch è ambientato nella reception di un hotel, dove ha luogo un dialogo fra i due uomini e un impiegato dell’albergo, che rappresenta invece un iraniano non turcofono. Maleodoranti, stupidi (il figlio scambia lo scopino del water per uno spazzolino, e lo usa per lavarsi i denti) e incapaci di comprendere il persiano – lingua ufficiale dell’Iran – i due personaggi incarnano i peggiori luoghi comuni diffusi nella società iraniana sugli azeri.

La rabbia della minoranza azera

Non è servito a calmare le acque l’annuncio della sospensione del programma, fatto l’8 novembre da Mohammad Sarafraz, direttore generale della Islamic Republic of Iran Broadcasting (IRIB), che scusandosi con il pubblico ha parlato di un “imperdonabile errore”. Di due giorni dopo è invece il messaggio diffuso su Facebook da Mohammad Moslemi, autore e interprete protagonista del programma in questione. Una trasmissione storica che – come ricorda lo stesso attore nel video – è in onda ormai da moltissimi anni: “Io stesso sono azero, di madrelingua turca, ed è per me un orgoglio esserlo […] Non capisco perché si sia verificato un tale equivoco. Spero che una cosa del genere non avvenga più […] Non siamo perfetti, ed è possibile che in questi 24 anni abbiamo fatto degli errori, ma la perfezione non è cosa di questo mondo.”

Tutto inutile a fermare la rabbia della minoranza azera che si è riversata indignata sulle strade di diverse città iraniane. Il capo della polizia di Tabriz, il colonnello Farhang Noruzi, ha smentito la notizia, circolata sul web, che vi sarebbero stati dei morti mentre fonti ufficiali confermano l’ondata di arresti, e si è parlato anche di diversi feriti negli scontri.

Nel parlamento iraniano, 28 membri della minoranza turcofona hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui esprimono, con parole molto dure, il loro disappunto per l’accaduto.

I video della trasmissione sotto accusa e le immagini delle proteste, diffusi sul web, sono subito rimbalzati sui social media, destando scalpore anche al di fuori dell’Iran. Ne hanno scritto – con toni spesso alquanto accesi – anche la stampa in Turchia e in Azerbaijan, turbate dal trattamento riservato agli azeri d’Iran, a loro affini da un punto di vista etnico e linguistico. Si sono avute anche manifestazioni di protesta di fronte al consolato iraniano a Istanbul.

Oggetto prediletto di scherzi e barzellette, a volte piuttosto pesanti, gli azeri d’Iran finiscono a volte per essere canzonati anche nei media, con rappresentazioni che urtano la sensibilità del pubblico. Quella di questi giorni non è infatti la prima protesta di questo tipo. Nel 2006, una vignetta pubblicata sul quotidiano Iran in cui si rappresentava un azero come uno scarafaggio, aveva avuto conseguenze ancor più gravi. Ne era nata una protesta, sempre facente capo a Tabriz e al nord ovest del paese a forte presenza turcofona, che aveva portato – secondo fonti ufficiali – a 330 arresti. Le autorità avevano inoltre ordinato la chiusura temporanea del giornale e l’arresto del vignettista.

Quindici milioni

Nonostante episodi come questi non vadano trascurati, questa minoranza appare spesso ben integrata nel tessuto sociale iraniano, e sono molti gli azeri che si sono distinti, ieri come oggi, ai massimi livelli della cultura e la politica del paese. Una presenza, quella azera, che si stima essere di circa 15 milioni di persone in Iran, superando abbondantemente la popolazione della stessa Repubblica d’Azerbaijan, dove vivono 9 milioni di abitanti. Pari a quasi un quarto della popolazione totale del paese, gli azeri hanno avuto un ruolo fondamentale nel passato e nel presente del paese, e vantano una forte presenza in tutte le maggiori città del paese, inclusa la capitale Teheran.

D’origini azere era ad esempio il poeta Ahmad Shamlu, autore amatissimo dal popolo, morto nel 2000. Lo stesso leader supremo della Repubblica islamica, l’ayatollah Khamenei, ha origini azere, così come l’ex Primo ministro a capo dell’opposizione dell’onda verde, Hossein Musavi. Infine, da questo ceppo etnico proveniva anche la dinastia safavide (1501-1722), responsabile fra l’altro dell’assunzione dell’Islam sciita a religione di stato. Un orientamento religioso che accomuna ancora oggi, non a caso, l’Azerbaijan e l’Iran.

Nonostante l’amministrazione Rouhani, al potere dal 2013, si sia spesa molto nel riavvicinamento diplomatico con l’Azerbaijan, permangono ancora molti nodi irrisolti fra i due paesi. La vicinanza diplomatica fra Baku e Israele, gli ottimi rapporti fra Teheran e l’Armenia, oltre a un’inevitabile rivalità energetica fra due dei maggiori produttori di gas e petrolio, hanno fatto sì che perduri una certa diffidenza nei rapporti fra questi due vicini. A pesare, paradossalmente, è anche ciò che unisce i due paesi. Se da parte azera si teme infatti che Teheran sfrutti la religione per destabilizzare il paese, l’Iran ha più volte accusato Baku e l’occidente di essere dietro le proteste della minoranza azera, che periodicamente si presentano. Episodi come quello degli ultimi giorni possono così assumere, come già avvenuto in passato, un ruolo di primo piano nella politica internazionale e nelle relazioni fra i due paesi.