Targa commemorativa sul luogo dell'assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo (flickr/Mark Hamilton)

Cento anni dopo l'assassinio di Sarajevo, nelle scuole dei paesi dell'ex Jugoslavia si insegnano storie diverse sulle cause alla base dello scoppio della guerra 1914-18. Un punto di vista condiviso sembra quanto mai lontano

(Pubblicato originariamente da Balkan Insight il 6 maggio 2014)

“Quelli erano terroristi, Gavrilo Princip e tutti gli altri come lui”, afferma Salih Mehmedović, in piedi vicino al Ponte Latino a Sarajevo, dove il giovane serbo-bosniaco Princip sparò a morte all'Arciduca Francesco Ferdinando d'Austria-Ungheria, 100 anni fa. Un assassinio che segnò l'inizio di quattro anni di un devastante conflitto.

Mehmedović, bosgnacco, dice di non aver dubbi sul fatto che la Serbia fosse la responsabile per quell'assassinio. “Hanno fatto quel che hanno fatto su ordine della Serbia. E' quest'ultima la responsabile per la guerra”, sottolinea.

I paesi dei Balcani si preparano a commemorare quest'estate il centenario dell'inizio della Prima guerra mondiale, ma in ognuno di essi si forniscono agli scolari e studenti diverse interpretazioni sull'omicidio che segnò l'inizio del conflitto.

Princip è descritto nei libri di testo di storia dei vari paesi ex-Ju o come un terrorista o come un ribelle dalla giusta causa, percezioni che rispecchiano divisioni in base alla storia recente in una regione che porta ancora i postumi dei mortali conflitti degli anni '90.

Quando facevano parte ancora della Jugoslavia ai ragazzi di questi stati veniva insegnata la stessa storia. Ora ciascuno ha la sua versione della verità che passa alle generazioni successive, modellata in base alle guerre più recenti. “In passato vi era solo un'unica visione in merito alla Prima guerra mondiale, quando il paese era unico e si chiamava Jugoslavia. Quel paese si è dissolto 23 anni fa, come il discorso unico sulla Prima guerra mondiale, perché i nuovi stati hanno una differente percezione del passato”, spiega Nenad Šebek, direttore esecutivo del Centro per la democrazia e la riconciliazione nel sud-est Europa, che ha analizzato i libri di testo nella regione.

“Ora il passato viene aggiustato in modo da essere adeguato a sostenere le argomentazioni delle élites dominanti in ciascun paese” aggiunge Šebek.

L'insegnamento in Bosnia corrisponde alle divisioni etniche

In una Bosnia Erzegovina divisa sul piano etnico non vi è una visione univoca su Gavrilo Princip e sui motivi alla base dello scoppio della Prima guerra mondiale. Agli scolari serbo-bosniaci viene insegnata una storia diversa da quella insegnata a croati o bosgnacchi. Per bosgnacchi e croati di Bosnia Princip è stato un assassino, mosso da motivazioni politiche e sostenuto da Belgrado. Per i serbi di Bosnia l'assassinio è stato un mero pretesto preso dall'Austria-Ungheria e dalla Germania per aggredire militarmente la Serbia.

Queste divisioni si riflettono anche nelle commemorazioni parallele che verranno tenute in Bosnia in occasione del Centenario. Una serie di eventi si terranno a Sarajevo, tra questi mostre, concerti e un incontro di giovani attivisti per la pace provenienti dal mondo intero.

Ma i serbi di Bosnia commemoreranno il Centenario con propri eventi che si terranno nella città orientale di Višegrad e promossi dal regista Emir Kusturica. Al contempo una statua dedicata a Gavrilo Princip dovrebbe essere eretta nella parte est di Sarajevo, zona amministrata dai serbi.

Nelle aree a maggioranza bosgnacca, come Sarajevo o la regione di Bihać nel nord-ovest del paese o nell'area Zenica-Doboj, i libri di testo utilizzati mettono in risalto i legami tra Princip e la Serbia. I libri di Sarajevo affermano che il gruppo di Gavrilo Princip, la Giovane Bosnia, era “sostenuta da organizzazioni segrete della Serbia” mentre i libri utilizzati a Bihać affermano più direttamente che il complotto era “sostenuto dalla Serbia”. I libri utilizzati a Zenica descrivono la Giovane Bosnia come “un'organizzazione terrorista”. Anche il libro di testo utilizzato dagli scolari croato-bosniaci descrive la Giovane Bosnia come un gruppo “terrorista”.

Ma nell'Entità della Republika Srpska, a maggioranza serba, la Giovane Bosnia è semplicemente descritta come “un'organizzazione” e i libri di testo sottolineano che l'Austria-Ungheria ha utilizzato come pretesto l'assassinio di Francesco Ferdinando per “accusare la Serbia” e dichiararle guerra. E non è una sorpresa che questa versione sia simile a quella presentata dai libri di testo nella stessa Serbia.

Željko Vujadinović, professore di storia a Banja Luka, in Republika Srpska, afferma che in Bosnia “quello a cui assistiamo è l'applicazione al passato della forma mentis politica attuale”. Il ritenere che la Giovane Bosnia fosse una sorta di “Al-Qaida” è un risultato dei conflitti degli anni '90, sottolinea il professore. “Definire la Giovane Bosnia e Princip come terroristi è il tentativo di riporre sulle spalle delle 'politiche di espansione territoriale della Serbia' la colpa di eventi enormi avvenuti su scala mondiale. Il tutto è evidentemente opinabile”, afferma Vujadinović.

Zijan Šehić, professore di storia a Sarajevo, concorda sul fatto che il passato è stato ridisegnato all'indomani del conflitto del 92-95 in Bosnia Erzegovina. E' solo dalla fine della Jugoslavia che si è iniziato a definire Princip come un nazionalista serbo piuttosto che, come avveniva prima, un combattente per l'unità Jugoslava, sottolinea. “Ora che la Jugoslavia non esiste più le sue azioni vengono viste da un punto di vista più stringente ed è rinato sotto le vesti di un eroe serbo”, afferma Šehić.

La Serbia sottolinea i crimini di guerra austriaci

Un nuovo monumento a Gavrilo Princip dovrebbe essere eretto anche nella capitale della Serbia, Belgrado, dove si insegna agli scolari che l'assassino si stava battendo per una giusta causa. La Serbia inoltre conierà una moneta d'argento con l'effige di Princip per commemorare il Centenario e verranno promossi numerosi eventi per l'occasione.

Nel frattempo la Chiesa ortodossa serba ha proclamato l'assassino eroe nazionale. “Gavrilo Princip stava solo difendendo la libertà della sua gente”, ha recentemente il Metropolita Amfilohije.

“In Serbia sopravvive la vecchia narrativa della ex Jugoslavia in cui si sostiene che la Prima guerra mondiale è avvenuta perché è esistito questo grande eroe di nome Gavrilo Princip”, sottolinea Šebek. “Ha assassinato l'Arciduca Francesco Ferdinando che rappresentava la personificazione delle forze occupanti dell'Austria-Ungheria e poi l'Austria-Ungheria e l'Impero tedesco hanno invaso la Serbia e i bravi serbi hanno combattuto e sofferto durante la guerra ma erano dalla parte della ragione”, afferma Šebek.

In Via Gavrilo Princip, a Belgrado, sono in molti a insistere sul fatto che non è stata la Serbia a causare la guerra 1914-18. “La Serbia è uscita devastata dalle due Guerre balcaniche [1912-1913]. La Grande guerra è stata il risultato delle aspirazioni imperiali di Austria-Ungheria e Germania”, afferma Aleksandar Dašić, web-editor. “La colpa di aver avviato la Prima guerra mondiale dovrebbe ricadere sull'Austria-Ungheria e sul suo desiderio di soggiogare tutti i Balcani sotto il suo impero” afferma Jelena Čebić, commerciante.

Per i libri di testo in Serbia la causa generale della Prima guerra mondiale è stata “la lotta tra le grandi potenze per il controllo economico e il dominio dell'Europa”. I libri delle medie affermano che l'Austria-Ungheria ha “utilizzato” l'assassinio di Sarajevo come una scusa per una guerra “a lungo desiderata” contro la Serbia, “anche se il governo serbo non era responsabile per l'assassinio”. Gavrilo Princip è descritto semplicemente come un “giovane serbo-bosniaco”.

“Princip era parte del movimento della Giovane Bosnia e credeva che attraverso gli assassini e il sacrificio personale si potessero cambiare le politiche dell'Austria-Ungheria nei confronti dei serbi e degli altri slavi del sud”, si scrive nel libro. Un capitolo è dedicato alle eroiche vittorie di Serbia e Montenegro durante il conflitto e viene data grande rilevanza a quelli che vengono definiti crimini di guerra contro i serbi da parte degli austro-ungheresi. “L'esercito austriaco ha commesso orribili crimini di guerra contro civili serbi” si afferma nel libro, dove poi si entra nei dettagli descrivendo campi di detenzione di massa, l'incendio di villaggi, le torture di civili e la messa al bando dei simboli serbi e dell'alfabeto cirillico.

Dubravka Stojanovic, professoressa presso l'Università di Belgrado, sottolinea che la storia della guerra in Serbia viene insegnata “nel contesto del mito nazionale e dell'interpretazione della Serbia come nazione che si è sacrificata”. Princip è stato utilizzato come uno strumento per promuovere l'ideologia dominante, afferma la Stojanović. “Durante l'era di Milošević la didascalia sotto le foto di Gavrilo Princip [nei libri di testo] diceva 'Eroe serbo'”, ricorda. “Non è più così ma viene descritto come un nazionalista serbo, anche se lui si definiva un nazionalista jugoslavo”, conclude la professoressa.

La Croazia accusa l'espansionismo serbo

Le scuole in Croazia insegnano invece che è la Serbia che porta la responsabilità per lo scoppio della Prima guerra mondiale avendo tentato di espandere il suo territorio e sostenendo i terroristi. Nei libri di testo si afferma esplicitamente che la Serbia era uno dei paesi responsabili per lo scoppio della Prima guerra mondiale.

Pur affermando che l'Austria-Ungheria voleva assicurarsi il controllo del sud-est Europa, i libri di testo della quarta elementare affermano che la Serbia “tentò di espandersi territorialmente su aree che erano sotto il controllo ottomano sino alle Guerre balcaniche [1912-13] e che non era soddisfatta dall'annessione dell'Austria-Ungheria della Bosnia Erzegovina rispetto alla quale aveva pretese territoriali”. La Giovane Bosnia viene inoltre descritta come un movimento che portò avanti “azioni terroriste illegali” e che favorì la Serbia affinché quest'ultima prendesse il controllo della Bosnia Erzegovina nell'ottica di creare “una grande Serbia”. “Un'organizzazione segreta denominata 'Unificazione o morte' (anche conosciuta sotto il nome di 'Mano nera') è stata creata in Serbia nel 1911 con lo scopo di raggiungere gli obiettivi della Grande Serbia attraverso atti terroristici”, si scrive. “L'obiettivo dell'organizzazione, definito nei suoi atti costitutivi, è quello dell''unificazione dei serbi'”, si aggiunge.

Martin Previšić, storico, spiega che la questione della 'Grande Serbia' è un tema presente nei libri di testo croati e che parte all'inizio del 19mo secolo, attraversa le guerre mondiali e da queste arriva sino alla storia della Jugoslavia socialista. “Quella linea ci conduce sino al 1991 e alla 'Guerra patriottica' [contro le forze serbe tra il 1991-1995]”, afferma.

Alcuni genitori in Piazza Re Tomislav, a Zagabria, però non sono così certi se addossare la responsabilità della Prima guerra mondiale alla Serbia. “L'idea di liberazione dall'Impero austro-ungarico era legittima anche se è davvero difficile vedere Gavrilo Princip come un eroe”, afferma Draženka Kosić, una di loro.

Il Kosovo: neutrale nonostante la guerra

Invece i genitori a Pristina, capitale del Kosovo, con i loro ricordi che vanno alla recente repressione violenta subita dalla comunità albanese insistono sul fatto che l'atteggiamento aggressivo della Serbia sia stato senza dubbio un elemento alla base dello scoppio della Prima guerra mondiale. “L'intero mondo ha sofferto per colpa della Serbia” afferma un cittadino di Pristina, Ajvaz Abazi. “La Serbia ha fatto del male a molte persone, anche a quelle del Kosovo, e danno anche importanza ai loro criminali [come Princip]”, afferma un altro, Xhevdet Hoxha.

Ma agli scolari del Kosovo viene ancora insegnata una versione della storia che è molto simile alla narrativa della ex Jugoslavia nella quale la Serbia è trattata con una certa benevolenza, come un paese che ha tentato di evitare la guerra. I passaggi sulla Prima guerra mondiale - scritti dopo il conflitto del 1998-99 tra l'Esercito di liberazione del Kosovo e le forze di Belgrado - descrivono Princip come un “nazionalista serbo” più che uno jugoslavo ma non accusano la Serbia di alcuna responsabilità per lo scoppio del conflitto.

Descrivendo l'ultimatum austriaco alla Serbia, dopo l'assassinio di Francesco Ferdinando, il libro di testo afferma che Belgrado aveva ragioni legittime per rigettarlo. “Per la Serbia, accettare tale richiesta avrebbe significato perdere la propria indipendenza”, si scrive.

Arben Arifi dell'Istituto storico del Kosovo sottolinea che vi è una ragione molto pratica dietro l'interpretazione relativamente benigna del ruolo della Serbia. “Gli autori che hanno scritto i libri prima e dopo la guerra sono grosso modo gli stessi”, afferma Arifi.

Ma Shkelzen Gashi, analista politico specializzato in storia, argomenta che i libri di testo del Kosovo sono “pieni di imprecisioni, bugie e falsificazioni che di fatto creano sospetto tra gli scolari nei confronti della Serbia”. “La Serbia non è direttamente accusata [di aver avviato la guerra] ma indirettamente sì, affermando che l'assassinio di Francesco Ferdinando è stato fatto da un membro di un'organizzazione nazionalista serba, Gavrilo Princip”, afferma Gashi.

La Macedonia accusa le potenze imperialiste

I libri di testo della Macedonia descrivono il conflitto come “la prima guerra imperialista” e si focalizzano sulla divisione del territorio macedone che ne è seguito. Ma in Macedonia si accusa la Bulgaria per il suo espansionismo e non la Serbia.

La storica macedone Novica Veljanovski esonera da responsabilità la Serbia. “E' stato provato che lo stato serbo non ha pianificato e non aveva intenzione di assassinare Francesco Ferdinando” spiega “la Serbia non può essere accusata per l'inizio della guerra”.

I libri di testo macedoni affermano che furono Austria, Italia e Germania gli istigatori e che utilizzarono l'assassinio commesso dall'“organizzazione segreta di Princip” come pretesto. “L'Austria-Ungheria utilizzò quanto accaduto per accusare la Serbia di aver organizzato l'omicidio, mandando un ultimatum a Belgrado dai contenuti inaccettabili”, si afferma. La Bulgaria è accusata di aver condotto una “politica espansionista” e di aver preso parte alla guerra “per prendersi l'intera Macedonia”.

Anche molte persone intervistate nella capitale Skopje accusano la Bulgaria e non la Serbia per la Prima guerra mondiale. “Perché la Serbia? No. Tutti sanno che l'assassinio perpetrato da Princip è stato solo un pretesto per iniziare la guerra”, afferma Slavjan Radenski, che vive a Skopje. “Un intero paese non può essere accusato per l'azione di un individuo”, aggiunge un'altra cittadina della capitale macedone, Milanka Malinova.

Nessuna speranza per una verità condivisa?

A Sarajevo, nel luogo  dove Francesco Ferdinando venne assassinato 100 anni fa, alcune persone del posto affermano di non essere preoccupate di cosa viene insegnato ai ragazzi in merito alla Prima guerra mondiale. “Non so e non me ne importa nulla”, afferma Adnan Tepić “dovremmo solo dimenticarci di un passato così lontano”.

Altri argomentano invece che dovrebbero essere insegnati solo i fatti, senza alcuna interpretazione. “Dovremmo insegnare ai ragazzi che vi è stato l'assassinio ma dovremmo lasciare a ciascuno la libertà di interpretare quanto accaduto a modo suo”, afferma Atija Mašić.

Mentre il Centenario si avvicina vi è poca speranza che nei Balcani si possa trovare una visione condivisa sulle cause alla base dello scoppio della Prima guerra mondiale, afferma il professore di storia Zijad Šehić. “Non riusciremo mai a trovare un accordo su questa questione. I punti di vista sono troppo distanti tra loro”. “Non vi sarà mai una verità comune”.