Sulla carta sarebbe potuto essere l'anno preparatorio del piccolo "big bang" balcanico, con 4 Paesi prossimi all'avvio dei negoziati di adesione. Ma è d'obbligo uno scenario più realista, visti gli ancora troppi ostacoli sulla strada verso l'Unione Europea. Ecco gli obiettivi per cui varrebbe la pena tentare il colpo d'ala
Lo scenario migliore per l'anno nuovo sul fronte dell'integrazione europea degli Stati dei Balcani occidentali prevede che la Croazia concluda i suoi negoziati di adesione con l'Ue. Che Macedonia e Montenegro ricevano la data dell'inizio dei negoziati di adesione. E che Albania e Serbia ottengano lo status di candidato per l'adesione. E ancora, che la Bosnia Erzegovina presenti domanda per l'adesione all'Ue e che il Kosovo si avvicini all'inizio dei negoziati per l'Accordo di stabilizzazione ed associazione.
In teoria il 2011 avrebbe potuto preparare il "big bang" europeo dei Balcani occidentali
Ad essere ottimisti, in teoria, il 2011 sarebbe potuto essere l'anno-laboratorio per il piccolo "big bang" balcanico dell'allargamento europeo, in vista dell'inizio dei negoziati di adesione nel 2012 contemporaneamente in quattro Paesi (Macedonia, Montenegro, Serbia ed Albania). Insomma, per dirla con una frase cara ai diplomatici a Bruxelles: ci sarebbe potuto essere un nuovo "momentum" da cogliere nelle relazioni tra Ue e Balcani occidentali.
Purtroppo, l'esperienza del primo decennio del nuovo secolo ci insegna che, fino ad oggi, nessun Paese dell'area ha sfruttato "il momentum", né è riuscito a far meglio delle previsioni annuali o a più lungo termine.
Lo scenario peggiore contiene invece il nuovo stop sul cammino della Croazia verso l'Ue causato da motivi interni (assenza dei risultati nella lotta contro la corruzione, mancata applicazione della riforma del sistema giudiziario) o esterni (la disputa bilaterale con la Slovenia, o qualche altro Stato Ue in grado di prolungare i tempi di adesione).
Macedonia e Montenegro, ecco le occasioni da non sprecare
La Macedonia potrebbe sciupare anche il 2011 nell'eterna disputa con la Grecia sul nome dell'ex repubblica jugoslava. Per chi non lo sapesse, Atene ha condizionato il cammino di Skopje verso l'Ue e la NATO alla soluzione della disputa sul nome del giovane Paese, che per i greci non può essere Repubblica di Macedonia, visto che è lo stesso nome della regione settentrionale del proprio Stato, non dando alcuno spazio perciò ad eventuali rivendicazioni territoriali.
Il nuovo governo montenegrino, senza il padre della patria Milo Ðukanović - indagato dalla Procura di Bari per associazione a delinquere, traffico di sigarette e riciclaggio di denaro, e protetto da uno scudo diplomatico - potrebbe rivelarsi troppo debole nei confronti dello stesso ex leader. Ovvero, il Rasoio, come chiamano Ðukanović in Montenegro, potrebbe fare il burattinaio, e governare il Paese dall'ombra.
Se si verificasse questo scenario, sarebbe abbastanza difficile per Podgorica soddisfare le richieste dell'Ue e ottenere una data di inizio dei negoziati di adesione.
Serbia, l'incognita 'crisi economica' sulla strada verso l'Ue
La Serbia si trova sulla strada verso l'Ue esattamente dove doveva essere nel 2006, però senza più Montenegro e Kosovo nei suoi confini, e con Ratko Mladić, accusato per crimini di guerra e genocidio dal Tribunale dell'Aja, ancora libero. A parte i problemi di natura politica, Belgrado affronta oggi una crisi economica che potrebbe stravolgere gli attuali equilibri. Senza investimenti dall'estero - almeno 3 miliardi di euro - la situazione rischia di precipitare.
Se poi dovessero esserci problemi nell'approdare allo status di candidato, potrebbero riaccendersi tensioni intorno al Kosovo e la retorica nazionalista.
Destini incrociati per il percorso Ue di Serbia e Montenegro
Va detto che il cammino del Montenegro non sarà legato solo alla capacità del nuovo governo di non essere influenzato da Ðukanović, ma anche alla velocità della Serbia. Se Belgrado completerà i compiti che si è assunta - arresto di Mladić e una politica costruttiva verso il Kosovo - Bruxelles non sarà così severa con il Montenegro nel richiedere l'adempimento delle condizioni. Dunque, la data per dare avvio ai negoziati potrebbe non arrivare nel 2011, ma solo nel 2012.
Molti d'altronde si attendono che la Serbia cercherà un'altra volta di dribblare la condizione principale per l'avanzamento Ue: piena cooperazione con il Tribunale dell'Aja, ovvero l'arresto di Ratko Mladić.
Il timore è la ripetizione in autunno di uno scenario già visto: la Commissione Europea raccomanderà al Consiglio Europeo di attribuire lo status di candidato alla Serbia; Belgrado si mostrerà molto cooperativa nei confronti del Kosovo; l'Olanda porrà il veto perché Mladić non è ancora stato arrestato. Dopo le aspre polemiche si deciderà di spostare la decisione per il marzo 2012, esattamente a poche settimane dalle elezioni parlamentari in Serbia.
Sarajevo e Pristina, lasciarsi alle spalle gli anni da 'protettorato' Ue e Usa
Bosnia Erzegovina e Kosovo: in questo caso lo scenario migliore dovrebbe vedere entrambi i Paesi fare passi avanti verso modelli nazionali veramente indipendenti e sovrani. Speriamo invece - caso più pessimista - di non doverli veder diventare meno governabili ed ancora più ridotti a "protettorati" della Ue e degli Usa di quanto siano oggi.
In Bosnia sembra che le cose andranno lentamente. E' possibile che una nascente coalizione dei partiti dei serbo-bosniaci e dei croato-bosniaci sarà sempre più salda, così come più intransigente il blocco delle forze politiche dei bosgnacchi (musulmani di Bosnia, ndr). Per qualsiasi decisione importante dunque occorrerà molto tempo che, inevitabilmente, prolungherà l'attesa sia per la chiusura dell' Ufficio dell'Alto Rappresentante, sia per la presentazione della domanda di adesione all' Ue.
Il Kosovo dal canto suo rappresenta una completa incognita. Il pesante fardello delle accuse o dei sospetti per crimini di guerra nei confronti dei due leader Hashim Thaci e Ramush Haradinaj, le ambizioni da magnate post sovietico di Behgjet Pacolli, l'atteggiamento di un giovane nazionalista come Albin Kurti, la disoccupazione che vola oltre il 50%, la popolazione più giovane d'Europa (un kosovaro in media ha 21 anni), la povertà crescente e il forte sentimento di essere isolati (i cittadini del Kosovo sono gli unici nei Balcani occidentali a non poter viaggiare nella Ue senza i visti) rappresentano una potenziale bomba ad orologeria.
Croazia, la data sarà il 2013. Macedonia, appesa al sì di Atene
E' abbastanza probabile invece che la Croazia concluda i negoziati nel 2011. Non è indifferente, però, se questo avverrà a giugno oppure a dicembre. Pare che, comunque vada, Zagabria si aggiungerà alle altre capitali dell'Ue solo nel 2013.
In Macedonia infine, salvo un clamoroso cambio della politica del Primo ministro Nikola Gruesvski, continuerà il braccio di ferro con la Grecia, che da parte sua non smetterà di condurre una politica del doppio binario, da una parte proclamando obiettivi ambiziosi per l'allargamento Ue e dall'altra bloccando sine die le aspirazioni della vicina Skopje sulla strada dell'integrazione.