Si sono riuniti i membri del Citizens' Pact, network di associazioni e municipalità del sud est Europa. Ad Osjiek, Croazia, hanno riaffermato l'esigenza di un percorso verso l'Unione che parta dalla partecipazione dei cittadini al governo locale.
Da Osijek, scrive Samuela Michilini.
Il Patto dei Cittadini per il Sud Est Europa, network nato nel 1999, è forse l'unico nella regione a poter vantare tra i suoi membri Municipalità e Organizzazioni non governative di Albania, BiH, Bulgaria, Croazia, Kosovo, Macedonia, Moldavia, Montenegro, Romania, Serbia e Slovenia che lavorano insieme per una "stabilità della regione dal basso".
Ed è a partire da questa unicità caratterizzata dal confronto e la cooperazione tra istituzioni e società civile a livello locale, che i membri del Patto - riunitisi per il terzo incontro plenario annuale ad Osijek, in Croazia, dall'11 al 13 dicembre scorso - hanno valutato e ridefinito linguaggi, metodologie e strategie.
Se il contesto di fondo delle discussioni è stato chiaramente ed esplicitamente quello dell'ingresso dei paesi del SEE nell'Unione Europea, dalla discussione è emersa una altrettanto forte volontà di riappropriarsi dei processi decisionali e gestionali di questo ingresso e delle dinamiche di cooperazione regionale. "L'Europa ci ha aiutato e ci sta aiutando, ma non ha avuto l'onestà di riconoscere che dal SEE si esporta conoscenza, risorse umane e tradizioni; dovremmo ricordarle e ricordarci che il rapporto che vogliamo è quello tra partner, un rapporto che esige rispetto" ha detto Vehid Sehic membro del Consiglio direttivo di CP.
Aleksandra Joksimovic assistente del Ministro degli Affari esteri di Serbia e Montenegro, già impegnata attivamente sul tema dei visti e della libera circolazione, intervenendo alla conferenza - sfortunatamente come unica rappresentante governativa di rilievo - si è detta sicura che il processo di allargamento dell'Unione Europea del maggio 2004 favorirà il futuro allargamento al SEE. Questo grazie anche a cosiddetti paesi amici come Grecia, Italia, Francia, Germania e Austria. La Joksimovic ha inoltre affermato che i paesi del SEE dovranno darsi da fare per raggiungere i criteri richiesti, ma anche che la questione dei confini e quindi della libera circolazione delle persone è un problema che l'Unione Europea dovrà affrontare con impegno anche per i suoi propri interessi.
Di Europa si è parlato anche riaffermando l'importanza della cooperazione interregionale in particolare tramite i progetti delle Euroregioni; in questo senso se da un lato il termine di paragone sono stati i vicini ungheresi, dall'altro molti membri di CP hanno auspicato maggiore cooperazione con istituzioni locali dell'Europa Occidentale, anche in termini di pressione per il superamento del sistema dei visti. Sistema dei visti che unanimemente è stato riconosciuto come ostacolo decisivo alla cooperazione interregionale.
Sul ruolo delle autorità locali e della società civile nel processo di integrazione europea, Miljenko Turniski della Agenzia per la Democrazia Locale di Osijek, ha sottolineato che l'implementazione di circa l'80% degli standard europei è in pratica responsabilità delle istituzioni locali stesse. Purtroppo però laddove il grosso dell'impianto legislativo è ormai già esistente in tutti i paesi, notevoli lacune permangono proprio nell'implementazione di tali norme e di quei progetti deputati a preparare il processo di integrazione: nessuno dei paesi oggetto del programma di sviluppo Phare dedicato al SEE pare sia stato in grado di impiegare tutti i fondi previsti. I membri di CP hanno sottolineato come quindi sia essenziale per i governi locali acquisire conoscenze pratiche dell'"eurocratese", della comunicazione tra istituzioni e cittadini, ma anche come il processo di unificazione con l'Unione Europea per poter vivere debba essere fatto proprio dai cittadini e non lasciato confinato a pochi professionisti. Sono gli stessi cittadini che lo hanno affermato - dice Dion van den Berg di IKV Organizzazione non governativa olandese partner di CP - mettendo l'educazione e la partecipazione al primo posto delle priorità in uno dei tanti progetti di CP - "il Bus del futuro" - in cui i cittadini della Croazia orientale sono stati chiamati a immaginare il proprio futuro nel 2015.
Cittadini è un'altra parola chiave che è emersa dall'Assemblea di CP; Hedvig Morvai, presidente del Segretariato di CP, spiega come sia importante passare dai troppo abusati termini di appartenenza etnica o nazionalistica (albanesi, serbi, bosniaci,...) all'uso e all'affermazione di individui cittadini fruitori di diritti e attori impegnati e consapevoli.
Ed è proprio sulla cultura politica e sui cittadini come attivi partecipanti alla governance locale, che l'Assemblea ha voluto investire prioritariamente per le attività nel 2004, in particolare sostenendo la partecipazione dei giovani, che in SEE secondo le statistiche sono il gruppo più lontano e disinteressato alla politica.
Per quanto riguarda la Campagna per l'abolizione dei visti che era stata la priorità delle attività di CP nel 2003, l'Assemblea ha espresso palese soddisfazione per l'abrogazione del visto tra Serbia e Montenegro e Croazia - di cui per altro si è auspicato il prolungamento anche a dopo il 31/12/03; ha deciso per una continuazione nell'impegno per l'abolizione del regime dei visti in SEE ed ha lanciato un appello al governo croato affinché prolunghi l'attuale abolizione dei visti con la Serbia e Montenegro; e a tutti gli altri stati della regione per un continuo impegno verso l'abolizione definitiva del sistema dei visti.
Nell'ambito delle partnership con soggetti internazionali, CP ha presentato l'intenzione di stipulare un accordo con l'Osservatorio sui Balcani come già fatto con il Gruppo Gender del Patto di Stabilità. L'Osservatorio che ha già collaborato con CP, nel corso di quest'anno, nell'organizzazione del progetto "Danubio: l'Europa si incontra. Da Vienna a Belgrado per un'Europa oltre i confini" è intervenuto presentando l'iniziativa e il ruolo della cooperazione tra comunità locali del SEE e dell'Unione Europea come anticipazione dell'unificazione europea stessa.
Tra gli ospiti presenti, anche Daria Nashat, rappresentante del Programma MARRI (Iniziativa regionale per le migrazioni, l'asilo e i rifugiati) del Tavolo di lavoro 3 del Patto di Stabilità, che ha presentato il nuovo focus del programma su libertà di movimento, cittadinanza e accesso non discriminato ai diritti e ha suggerito l'efficacia di incontri internazionali tra i paesi del Processo di Stabilizzazione e associazione - il primo passo verso l'integrazione europea - e il Northern Countries Group per uno scambio di esperienze.
Tema nuovo per l'impegno di CP su cui l'assembla ha deciso di impegnarsi è quello dei rifugiati e degli sfollati. In primavera verrà quindi organizzata una Conferenza Internazionale sugli aspetti economici, politici e culturali dei "ritorni" in collaborazione con il Patto di Stabilità. Tra i punti che verranno proposti alla discussione è il fatto che pur apprezzando il lavoro fatto a livello nazionale dai governi e dalle organizzazioni internazionali nella compilazione di data base sui rifugiati, i membri di CP auspicano che tali database si costituiscano su base regionale per poter venire incontro alle reali necessità dei ritorni e che le municipalità siano supportate a svolgere il ruolo più attivo e incisivo che gli compete in tal senso.
Il Patto dei Cittadini per il SEE sembra quindi acquisire esperienza e consolidarsi dal punto di vista organizzativo passando da iniziative più che altro simboliche, a temi più politici e delicati come quello del ritorno dei rifugiati e della partecipazione dei cittadini alla vita politica attiva.
Tema quest'ultimo di estrema attualità anche in Italia e nei Paesi dell'Unione: un collega inglese sottovoce durante l'assemblea mi diceva "sono molto contento di essere qui, tra le altre cose ho imparato un paio di metodi per creare coscienza politica affinché si vada a votare: nella mia contea la percentuale dei votanti è inferiore al 30%!"
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