Un gruppo di ragazzi in centro a Zagabria - © Ivica Drusany/Shutterstock

Un gruppo di ragazzi in centro a Zagabria - © Ivica Drusany/Shutterstock

Senza dati adeguati è difficile definire, per i territori, politiche e priorità. E troppo spesso le mappe europee al posto dei Balcani occidentali hanno spazi bianchi. Un’intervista

04/04/2022 -  Francesca RitaRaffaella Coletti

ESPON è un programma dell’UE volto alla creazione di una rete europea di ricerca applicata, con lo scopo di sostenere le politiche di coesione e di sviluppo territoriale in Europa. Attraverso la sua attività, ESPON elabora e rende fruibili analisi, dati e statistiche sulle tendenze territoriali, indispensabili tanto per una comprensione capillare della complessità europea quanto per poter intervenire con coscienza di causa nell’ambito della cooperazione territoriale. Abbiamo intervistato Sandra Di Biaggio, che vi lavora da analista politica, soffermandoci in particolare sulla collaborazione tra ESPON e Eusair, e sulla disponibilità di dati - grazie ai quali poi elaborare progetti e politiche - nel sud-est Europa. 

La disponibilità dei dati è rilevante dal punto di vista dell'allargamento europeo? E quale ruolo può giocare in tal senso Eusair, con cui voi di Espon da tempo collaborate?

Per EUSAIR la sfida principale, e può essere definita anche come grande opportunità, è effettivamente l'integrazione nell’Ue dei paesi dei Balcani occidentali. E su questo vi sono a mio avviso due aspetti da sottolineare: il primo è quello della governance, che è spesso diversa nei Balcani occidentali da quella che abbiamo nei paesi Ue. Ciò significa ad esempio meccanismi di pianificazione territoriale del tutto differenti.

Altro aspetto è quello della disponibilità di dati e informazioni. Per almeno alcuni dei paesi dei Balcani occidentali è ad esempio molto difficile ottenere dati regionali. Questo crea problemi in termini di attuazione di varie attività ma soprattutto nel monitorare i territori, fase necessaria per poi definire delle priorità per questa macroregione.

Inoltre, a volte, pur essendo disponibili varie informazioni, non possono essere confrontate con quelle raccolte a livello UE, perché anche i concetti con cui sono raccolte sono diversi. E’ una grande sfida in termini di integrazione di questi paesi nel sistema Ue.

Va però riscontrato che passi in questa direzione sono stati fatti e soprattutto che questi paesi sono sempre più coinvolti in progetti in comune con stati membri Ue e questo sicuramente aiuta.

Ci sono differenze tra i vari paesi dei Balcani occidentali o tutti hanno fondamentalmente le stesse difficoltà nel raccogliere e fornire dati?

Penso che ci siano alcune differenze, soprattutto nella disponibilità a fornire i dati. A volte vi sono anche interessi politici che non facilitano le cose. Detto questo, ritengo sia necessario dare il giusto peso non solo ai risultati ottenuti ma al processo in corso.

Avere ad esempio persone della Serbia e di altri paesi seduti alla stessa riunione e discutere di un futuro comune è già un risultato concreto e non scontato. Non occorre quindi solo guardare ai dati e alle informazioni quantitative, ma anche alle questioni relative al processo: la partecipazione, il coinvolgimento, la realizzazione dei progetti e così via.

Ciò che è comunque importante è aumentare la consapevolezza di questi paesi dell’importanza nel fornire dati a livello locale. Al momento resta molto difficile, serve trovare un modo per motivare questi stati a raccogliere dati regionali.

Lei parla di dati su base regionale, ma spesso mancano anche dati a livello nazionale...

Sì, in alcuni casi è vero. Abbiamo raccolto durante le nostre analisi molti dati dalla Banca Mondiale e da altre fonti. A volte i dati mancano per i Balcani occidentali e anche quando cerchiamo di riferirci ai rispettivi istituti nazionali capita che non si possano fare comparazioni con altre situazioni perché ognuno utilizza metodologie differenti. 

Quindi c'è necessità non solo di avere dati su scala regionale ma anche di comparabilità tra varie serie di dati.

L’armonizzazione dei sistemi statistici fa parte del processo di allargamento? Eurostat nasce proprio dal fatto che non è possibile concepire, validare e monitorare politiche se non si hanno i dati per farlo…

Alcuni paesi stanno cercando di fare uno sforzo in questo, alcuni di loro stanno già partecipando alle riunioni di Eurostat sulla statistica regionale. Stiamo andando nella direzione giusta, ma ci vuole tempo e noi cerchiamo di sensibilizzare sul fatto che è importante che questo processo sia in corso ma anche che va accelerato.

Anche all’interno di Espon, in più progetti, ci sforziamo sempre di verificare la disponibilità di dati per i Balcani occidentali. Troppo spesso, guardando alle varie mappe, troviamo delle aree bianche che corrispondono ai Balcani occidentali. Ad oggi la maggior parte dei dati relativi ai nostri progetti - e qui non sto parlando degli indicatori di base ma ad esempio di IDE (investimenti diretti esteri) e di indicatori che hanno una dimensione territoriale e sono fondamentali per poter stabilire priorità - sono indisponibili.

Come abbiamo già detto si tratta di un processo, ma penso che debba essere accelerato e forse potrebbe aiutare rendere consapevoli questi paesi di cosa possiamo fare con queste informazioni, traendo una larga scala di benefici. 

Un processo che va a rilento non solo per mancanza di consapevolezza sulla sua importanza ma anche per mancanza di trasparenza?

Penso di sì. Per alcuni paesi condividere questi dati rappresenta una grande sfida, perché ad esempio metterebbe in risalto il livello di corruzione, rivelerebbe le dinamiche di governance e quindi come il sistema funziona in pratica. Questa è una questione molto importante che non può essere dimenticata. 

Detto questo penso che più contribuiamo ad un approccio comune in tutta l’area adriatico-ionica integrando questi paesi in diverse discussioni ed eventi meglio sia.

Ritiene che rispetto a questa specifica questione dei dati - che riguarda anche direttamente la pianificazione territoriale europea - Eusair possa contribuire in modo specifico? 

È molto importante che ci sia questo coordinamento a livello europeo, sui diversi strumenti che sono disponibili. Ma come ho detto, lo vedo come un processo, non possiamo realizzarlo da un giorno all'altro.

Eusair gioca un ruolo importante perché mira a coordinare fondi e progettualità che altrimenti rischiano di disperdersi.

In generale le strategie macroregionali non hanno soldi, ma ci sono molti altri programmi che di fatto finanziano le attività delle strategie macroregionali. Questo crea ciò che chiamano "efficienza" e aiuta a focalizzarsi sul risultato.

Eusair presenta al suo interno un rapporto paritario tra stati membri Ue e stati non membri. Può rappresentare un valore aggiunto specifico nella prospettiva di far avanzare il processo della pianificazione a livello regionale?

Senza dubbio. Crea forti motivazioni per l'integrazione di questi paesi nel territorio dell'UE. Non si sentono separati, si sentono già parte dell'UE. Inoltre i Balcani occidentali recuperano protagonismo nella definizione dell’intera visione di questa regione. Quando guardiamo alle diverse mappe europee e creiamo i nostri scenari futuri, analizziamo spesso quali siano le caratteristiche e i vantaggi principali di specifici gruppi di paesi o regioni. E’ il momento di guardare ai Balcani occidentali fin da subito attraverso l’ottica di un'Europa allargata, e non solo come vicini di casa.

Anche il lavoro di ESPON può essere considerato una sorta di coordinamento… Sforzi diversi verso un obiettivo comune...

Siamo molto coinvolti per favorire il dialogo tra i ricercatori e la comunità scientifica con i molti utenti delle informazioni. Non è sempre facile comunicare i risultati delle proprie analisi. Noi aiutiamo a farlo. E questo contribuisce a coinvolgere e rendere partecipi più persone ai vari processi in atto. Molte strategie macroregionali sono nate dall'alto verso il basso. Nel definirle è stata molto coinvolta la Commissione europea, a volte con i propri esperti, ma una volta approvate pochi soggetti le hanno fatte proprie. 

E’ quindi quanto mai necessario contribuire a creare processi partecipativi che rafforzino le dinamiche dal basso verso l’alto. Ad esempio coinvolgendo da protagonisti i Balcani occidentali nel contesto di Eusair si sostiene poi il loro impegno anche su questioni molto concrete, come una raccolta di dati puntuale e su criteri comuni.

 

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