Firmato un accordo tra i quattro stati lambiti dalla Sava nel quale si prevede la costituzione di una Commissione comune che governerà le acque del fiume. Un passo importante verso la collaborazione transfrontaliera nei Balcani.
All'indomani della firma degli Accordi di Dayton, nel dicembre del 1995, le truppe della NATO incontrarono per il loro dispiegamento sul territorio bosniaco un primo ostacolo: il fiume Sava.I ponti che collegavano Croazia e Bosnia erano stati fatti saltare e questo costrinse i militari dell'allora IFOR a costruire un ponte provvisorio sul fiume in piena. Come ricorda la CNN le truppe statunitensi subirono quasi un mese di ritardo nel dispiegamento ed in quel caso il peggiore nemico si era rivelato "il tempo ed il fiume".
La Sava, che nasce nel parco nazionale del Trglav, in Slovenia, e poi attraversa Croazia, Bosnia e Serbia per poi gettarsi nel Danubio proprio sotto la fortezza di Klemegdan, a Belgrado, ha accompagnato da vicino le vicende che hanno caratterizzato la storia dei Balcani negli anni '90.
Prima il conflitto, i colpi di mortaio da una riva all'altra ma poi anche il difficile e complesso periodo del dopoguerra. E' lungo le rive della Sava, a Slavonski Brod, sul confine tra Croazia e Bosnia, che si sono incontrate, per la prima volta dopo la guerra le autorità di municipalità confinanti che si erano a lungo combattute nella prima metà degli anni '90. Un incontro importante per quanto riguarda il futuro delle relazioni regionali nell'area.
Ma le rive della Sava, in questi ultimi anni, non sono state solo occasioni (seppur difficili e faticose) di incontri. Purtroppo sono state spesso approdi per i corpi oramai inerti di clandestini che tentavano di attraversarla per passare dalla Bosnia alla Croazia, per avvicinarsi all'Europa. Nel maggio dello scorso anno un'imbarcazione che trasportava clandestini curdi è affondata proprio tra le sue acque. Dei 18 passeggeri solo due sono sopravvissuti. Tra gli affogati anche alcuni bambini. E' lo IOM che ricorda, proprio in occasione di questa ulteriore tragedia, che dal 1996 la BiH è divenuta uno dei Paesi di passaggio più utilizzati per il traffico di clandestini.
In questi giorni Croazia, Slovenia, Serbia e BiH, facendo seguito ad una lettera di intenti già sottoscritta a Sarajevo nel novembre del 2001, hanno firmato un accordo multilaterale per la gestione del fiume. E' stata prevista la creazione di una Commissione permanente incaricata di gestire la navigazione, a regime internazionale, e le risorse idriche in modo sostenibile. Il coordinatore del Patto di Stabilità Erhard Busek ha sottolineato l'importanza dell'accordo in relazione soprattutto alla crescita dell'economia dell'area.
L'accordo finalmente reinstaura la navigazione internazionale su di un fiume che era sino ad ora considerato una via di navigazione nazionale ed inoltre pone le basi per una effettiva tutela del suo ambiente naturale. Erhart Busek ha tenuto a precisare che quest'accordo di gestione totalmente integrata è unico al mondo e potrà senza dubbio servire quale modello per la gestione di altri fiumi non solo nel sud est Europa.