L'Europa, unico luogo geopolitico in grado di rilanciare una dialettica internazionale. Lo affermano Mauro Cereghini e Michele Nardelli, dell'Osservatorio sui Balcani, in un testo che introduce l'evento "Danubio, l'Europa si incontra".
Nel disordine seguito alla fine del bipolarismo e alla crisi delle istituzioni del diritto internazionale, il bisogno di Europa rappresenta un richiamo forte che viene da ogni parte del pianeta.
L'Europa rappresenta lo spazio geopolitico per riaprire una dialettica internazionale nel tempo dell'impero, un contrappeso alla deriva autodistruttiva di un Occidente che sotto l'influenza dell'altra sponda dell'Atlantico non riesce ad uscire da quella sorta di autismo ideologico che lo isola dal resto del mondo. L'Europa è infatti la grande sfida del presente. E se oggi il mondo ha bisogno dell'Europa, a sua volta l'Europa ha bisogno di superare l'attuale condizione di continente incompleto. Nonostante il prossimo allargamento a 25, infatti, resta ancora esclusa dal processo di integrazione nell'Unione Europea l'area dei Balcani occidentali. Ma solo completando fino in fondo la sua riunificazione, l'Europa potrà divenire quel soggetto forte ed autorevole in grado di collocarsi nel mondo globale quale alternativa alla deriva della potenza armata e del modello sociale individualistico e competitivo d'oltreoceano.
Per questa ragione l'integrazione europea della regione balcanica è un passaggio ineludibile e decisivo. Perché non c'è autorevolezza se nel cuore dell'Europa permangono confini e barriere, se si lascia crescere un'area di deregolazione e conflitti latenti, se non si affrontano i nodi irrisolti e non ancora elaborati del presente e del recente passato.
Nel percorso che abbiamo intrapreso due anni fa con l'appello "L'Europa oltre i confini" abbiamo indicato la nuova Europa come chiave per uscire dalla "guerra dei dieci anni", come spazio politico nel quale diluire i nazionalismi e i nuovi stati etnici. E nel contempo come spazio normativo e giuridico per superare l'attuale ordine - che alcuni chiamano neofeudale per il controllo burocratico-criminale del territorio che lo caratterizza - frutto della difficile transizione balcanica.
A Sarajevo lo scorso anno con il presidente della Commissione Europea abbiamo posto l'obiettivo del 2007, nel cinquantenario del Trattato di Roma, quale tempo politicamente utile e massimo per avviare il processo di integrazione di tutti i Balcani nell'UE e raggiungere così un'Europa davvero completa. Ma ciò che ieri sembrava un obiettivo lontano e quasi utopico, di fronte ad uno scenario internazionale in rapida trasformazione rappresenta oggi una necessità urgente, per garantire la matrice democratica e secolarizzata dell'Occidente.
A Sarajevo abbiamo parlato pure del bisogno di "Europa dal basso", perché la nascita della nuova Europa non può prescindere dalla crescita di una "sfera pubblica" fatta di istituzioni ma anche di coscienza, discussione e partecipazione civile. La stessa necessità è stata richiamata il 31 maggio scorso quando, su iniziativa del filosofo tedesco Jürghen Habermas, sette quotidiani tra i più diffusi del vecchio continente hanno proposto la voce di altrettanti intellettuali europei. Tutti gli interventi hanno sottolineato il bisogno che la nuova Europa si fondi e sia sensibile a questa sfera pubblica, di cui si indica la nascita nelle grandi manifestazioni contro la guerra in Iraq che il 15 febbraio hanno invaso le piazze delle principali città europee.
"Non c'è un noi e un voi nel rapporto con l'Europa" ci ha detto proprio negli stessi giorni Fatos Lubonja, scrittore albanese che ha passato molti anni nelle carceri di Enver Hoxa: "insieme noi e voi abbiamo bisogno di un'Europa senza muri e discriminazioni".
Questa Europa della quale "noi e voi" avvertiamo l'urgenza, si incontrerà il prossimo settembre lungo il Danubio, il fiume della melodia come lo definiva Hölderlin, che dell'Europa rappresenta la più grande metafora. Si incontrerà lungo un percorso che, per iniziativa dell'Osservatorio sui Balcani e di numerosi partner italiani e del Sud Est Europa, unirà Vienna a Belgrado passando per Bratislava, Budapest, Vukovar e Novi Sad. Al viaggio sul fiume si alterneranno dibattiti, conferenze, concerti ed altre manifestazioni culturali che vedranno protagonisti le città e le loro istituzioni, le ong e i movimenti, le espressioni artistiche e musicali di un'Europa davvero oltre i confini.
Mauro Cereghini, Michele Nardelli
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