Inaugurata oggi a Vienna l'iniziativa "Danubio l'Europa si incontra". Qui di seguito un articolo di Michele Nardelli pubblicato per l'occasione su Il Manifesto. Ogni giorno sul sito un diario di viaggio ed un comunicato stampa.
Il Danubio è qualcosa di più di un grande fiume. Per descriverlo non bastano i suoi 817 mila chilometri quadrati di bacino o i duecento miliardi di metri cubi d'acqua riversati ogni anno nel Mar Nero. Il Danubio è il simbolo di una koiné plurima e sovranazionale, di una mitteleuropa tedesca, magiara, slava, romanza, ebraica, come ci ricorda Claudio Magris "un mondo dietro le nazioni". Ed insieme una grande metafora europea, di un'Europa che non l'ha ancora compresa ma dalla quale l'Europa non può prescindere, perché se c'è un luogo ed un immagine che può rappresentarla la potrete osservare alla fortezza turca di Kalemegdan, nel cuore di Belgrado: l'incontro della Sava con il Danubio, la più grande suggestione europea.
Un fiume che resiste alle conseguenze di una cultura industrialista che ha piegato la natura al mito del progresso, all'inquinamento di una transizione selvaggia che non conosce senso del limite, ai bombardamenti "umanitari" del petrolchimico, al clima che cambia e che mette a dura prova le tante grondaie dalle quali sgorga il fiume della melodia.
Il Danubio come immagine di un'Europa che per essere tale deve saper incontrarsi, ascoltarsi, farsi carico dei conflitti che l'hanno lacerata, di un'Europa capace di includere e di pulsare con la sua parte orientale e con il suo mare, il Mediterraneo. Di un'Europa, infine, in grado di essere davvero quello spazio pubblico di civiltà e di pace di cui hanno parlato Habermas e Derrida nel loro recente appello, "un contrappeso alla deriva di potenza armata e di modello sociale individualistico e competitivo d'oltre oceano".
E' questo il messaggio dell'iniziativa "Danubio, l'Europa si incontra" promossa dall'Osservatorio sui Balcani, che da oggi al 21 settembre collegherà Vienna a Belgrado, passando per Bratislava, Budapest, Vukovar e Novi Sad, in nave lungo il Danubio. Dieci intense giornate costellate da concerti, tavole rotonde, dibattiti, spettacoli teatrali ed appuntamenti istituzionali. Dopo il meeting di Sarajevo dello scorso anno in occasione del quale venne presentato, alla presenza di Romano Prodi, l'appello "L'Europa oltre i confini", l'obiettivo di questo viaggio attraverso l'Europa che non c'è, vuole essere quello di costruire dal basso un'agenda politica capace di osare laddove il vertice di Salonicco ha ritratto la mano, cancellando ogni data di ingresso dei Balcani occidentali nell'Unione Europea. Ed indicando i contenuti e le modalità di un'integrazione praticata dalla società civile, dalle città, dalle comunità locali, ponendo parametri di sostenibilità, partecipazione e autogoverno a fronte del fallimento delle ricette imposte dai tecnocrati del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Un'agenda rivolta alle istituzioni europee ma anche a quella vastissima rete di relazioni e cooperazione comunitaria che in questi anni hanno saputo ricostruire quei ponti che le guerre, la cattiva politica e l'indifferenza hanno abbattuto.
Michele Nardelli - Osservatorio sui Balcani
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