La storia d'amore tra Andrew e Penny, giovani inglesi, ambientata nella Jugoslavia del 1994. Un romanzo che riesce ad essere leggero, nonostante lo sfondo tragico della guerra. Una recensione

19/01/2017 -  Diego Zandel

Torniamo alla guerra interetnica nella ex Jugoslavia. Lo facciamo con il romanzo “Amore, sesso e altre questioni di politica estera” dell’inglese Jesse Armstrong, edito da Fazi per la traduzione di Giacomo Cuva. Un romanzo la cui chiave è quella di una lettura divertente nonostante lo sfondo sia quello terribile di una guerra assurdamente violenta e fratricida. Ma il piglio della scrittura, disinvolto e innocente, mette a fuoco più le questioni d’amore e, più in generale, i rapporti tra i personaggi che il quadro propriamente politico, che comunque è presente con un suo punto di vista.

Infatti a raccontare la storia in prima persona è Andrew, un muratore di Manchester innamorato di Penny, figlia dei suoi padroni di casa. Tra i due non ci sono molti argomenti di conversazione, un po’ per un senso di inadeguatezza da parte di Andrew, che per timidezza non riesce a essere spigliato con la ragazza come vorrebbe, e poi per i sentimenti confusi di quest’ultima, attratta sia dall’amica, l’americana, Shannon sia dal maschio Simon, tanto da paralizzarlo. Che fare?

Siamo nel 1994, e l’occasione per Andrew si presenta quando il gruppo di amici dei quali entrambi fanno parte, quindi anche Shannon e Simon e altri, decidono di partire per l’allora Jugoslavia con l’idea di mettere in scena a Sarajevo uno spettacolo teatrale di forte impronta pacifista. Il grosso del romanzo è la storia di questo viaggio prima attraverso l’Europa e poi, con l’ingresso in Slovenia, la discesa verso Sarajevo con tappe a Zagabria, poi l’attraversamento della Krajina, terra croata in quell’anno ancora occupata dai serbi (ci penseranno i croati a liberarla con la famosa, e per certi versi famigerata, “Operazione Tempesta” dell’agosto del ’95), per finire nella Bosnia martoriata.

I passaggi del gruppo con il loro pulmino prima ai confini e poi ai rigidi check-point assumono connotati da commedia per la goliardia dei protagonisti, tra cui, in particolare, quella di Andrew che, grazie a un vocabolarietto, s’improvvisa conoscitore del serbo-croato, termine che allora si poteva, almeno in Europa, ancora usare, mentre oggi nei due paesi di composizione del termine è raccomandato l’uso ben distinto di questo in croato e in serbo, come se si trattasse di due lingue diverse (soprattutto i croati ci si sono messi di buzzo buono nel ripulire la lingua di molti serbismi ripescando dal paleocroato termini ormai in disuso).

Le invenzioni linguistiche di Andrew, gabbate con gli amici per serbocroato, le reazioni dei militari ai check-point, i fraintendimenti e quant’altro, acquistano un gusto comico che smorza le crudeltà che ci si aspetterebbe da uno scenario di guerra. Tant’è che più che dalla guerra, nonostante momenti di netto giudizio (ad esempio sulle violenze dei serbi), il lettore viene preso dalla situazione sentimentale di Andrew che ogni volta sta lì lì per conquistare Penny, senza mai riuscirci, anche se poi saprà dichiararle il suo amore, mentre gli altri della compagnia si danno al sesso liberamente e con dichiarazioni prive di qualsiasi discrezione.

Come già si può evincere dal titolo, l’opera si pone come un romanzo di forte sdrammatizzazione, per dare spazio alla commedia (Armstrong è un commediografo). Forse, però, ci sono pagine di troppo che allungano il brodo inutilmente come, ad esempio, tutta la lunga parte che precede il viaggio, mentre il romanzo ne avrebbe guadagnato se colto già in media res, limitando a qualche flash-back le premesse del viaggio. Ma, tutto sommato, regge e si legge volentieri.

Per il resto, solo un’ultima breve annotazione relativa ai nomi delle città ex jugoslave, oggi croate o serbe o bosniache. Se il traduttore per il loro nome sceglie la toponomastica italiana, com’è giusto nel nostro caso, bisogna mantenere il punto. Pertanto non si può scrivere Zagabria o Belgrado (al posto di Zagreb e Beograd) e poi lasciare la denominazione croata di Split per una città come Spalato. Un vizio in cui incorrono purtroppo molti traduttori e giornalisti. 

Jesse Armstrong, Amore, sesso e altre questioni di politica estera, Fazi, pag. 430, €. 16,00