Una parafrasi della scena inglese anni sessanta e settanta legata al progressive folk, il prog folk jugoslavo negli anni settanta e ottanta ha prodotto realtà musicali eccellenti. Ne ricordiamo alcuni in questa rassegna
Il termine progressive folk, coniato per la prima volta in Inghilterra alla fine degli anni sessanta, (ma che rimanda al concetto di folk degli anni Trenta americani), si riferisce all'attività artistica di gruppi che hanno fatto la storia della musica anglosassone, contaminando il folk tradizionale con il rock psichedelico, il progressive e il folk barocco. Il numero di rappresentanti di questo genere è assai ampio, e va da band leggendarie come i Jethro Tull e gli Strawbs, a figure solitarie ma altrettanto affascinanti come Bert Jansch e John Renbourn (a loro volta satelliti di ensemble di grande prestigio come i Fairport Convention e i Pentangle).
L'espressione è tornata in auge recentemente, dopo la nascita di gruppi come Sigur Ros, Tortoise e Godspeed You Black Emperor!, che in qualche modo rimandano all'attitudine musicale dei paladini del progressive folk degli esordi. C'è però una realtà molto interessante che in Italia non ha mai fatto breccia, e che più di ogni altra parafrasa i contenuti espressi dalla primissima scena inglese. Il riferimento è al cosiddetto periodo anni settanta e ottanta del prog folk jugoslavo, che ha dato vita a realtà musicali eccellenti, anche se, quasi sempre, di brevissima durata. Gruppi che proprio questo mese vorremmo rispolverare e rivalutare, indicando i dischi più importanti, le canzoni da non dimenticare e le copertine più bizzarre realizzate da geniali disegnatori.
Sedmina
Gruppo sloveno fondato a Lubiana nel 1977 da un gruppo di giovani appassionati di cultura popolare e canzoni etniche. Veno Dolenc, chitarra acustica e voce, forma la band con Melita Osojnik (che diverrà sua moglie), voce femminile, figura storica che ancora oggi continua a proporre opere, per adulti e bambini, spesso interfacciandosi con i migliori poeti della scuola slovena. A essi si aggiungono Lado Jakša, (clarinetto, pianoforte e flauto), laureato in storia dell'arte alla facoltà di lettere di Lubiana; Božidar Ogorevc (violino e viola); Edi Stefančič (chitarra e tamburitza).
La discografia dell'ensemble si apre con Melita & Veno Dolenc, disco uscito nel 1980. Sono dodici tracce, da cui spiccano gemme come la catartica e medievaleggiante "Etuda". Segue Dejanje nel 1982, album del quale vale la pena segnalare la brillante "Ciganka". I due dischi propongono un valido mix fra folk music, traditional music e musica barocca, ma dopo la loro pubblicazione la band si scioglie in seguito al divorzio della coppia. Veno rimette mano al progetto negli anni novanta, coinvolgendo nuovi musicisti e dando alle stampe dischi originali, fra cui Onkraj Reke del 1997 e Stekleni čas del 1999.
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=upjwc15BCDg#t=18
Slovenska Gruda
E' un trio folk proveniente da Maribor, secondo centro più popoloso della Slovenia. Molto attivo nei primi anni Ottanta, ha dato alle stampe un solo disco, considerato storico per il genere, Pesmi, uscito nel 1983 (e ristampato ufficialmente nel 2014). I membri - Barbara Gabrielle (voce), Darja Svajger (voce e chitarra acustica), Vlado Vadlja (voce e chitarra acustica), Andrej Tomšič (voce, mandolino e flauto) - sono tornati insieme una decina di anni fa, dopo un lungo periodo di silenzio.
La loro musica, elegante, raffinata, dolce, melodica, risente molto delle band d'Oltremanica come Pentangle e Steeleye Span, ma anche di realtà statunitensi come il duo pop-folk Simon & Garfunkel; echi anche del cosiddetto Canterbury sound, e di figure cult come Robert Wyatt, perfettamente integrati nel background culturale debitore delle leggende e della cultura slava. Cantano nella lingua madre, utilizzando strumenti rigorosamente acustici; un vero viaggio nel tempo, mistico e affascinante.
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=6NA69q85B1I
Trio Dag
La band si forma a Belgrado nel 1972 dall'incontro fra il chitarrista Dragan Popović, il fratello Grujica (voce e percussioni), e Aleksandar Milanović (chitarra e voce). Il nome della band è fin troppo esplicito, ricalcando le tre iniziali del trio, DAG, da cui Trio Dag.
Il singolo di debutto del 1972 è "Voz". Fa subito centro nell'immaginario collettivo giovanile, tanto che di lì a poco vincono al Festival di Zagabria, kermesse annuale che si teneva fino a pochi anni fa. Il secondo 33 giri è del 1974 e si intitola Sećanja. Partecipano alla sua realizzazione molti altri musicisti, suonando gli strumenti più diversi, dal sitar al flauto, dalle tastiere al basso e alle percussioni.
La critica è entusiasta, ma questa volta non il pubblico, che non premia come ci si aspetterebbe l'uscita del lavoro. L'attività del Trio Dag si chiude così nel 1975, con il singolo "Daj mi ruku" e con Dragan Popović che sigla nuovi lavori solitari, ma senza lasciare il segno.
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=GKUgtO0JPz0
Kladivo, Konj In Voda
Band acustica fiorita nel miglior periodo del prog sloveno, fra la metà degli anni settanta e la metà del decennio successivo, guidata dal chitarrista Danijel Bedrač; si scioglie nel 1983, per ritornare in auge negli anni novanta, con una formazione completamente rivisitata.
Passano alla storia per il primo e unico disco della band: Vidov Ples. Da molti critici è ancora oggi indicato come uno degli album più belli in assoluto del prog folk jugoslavo. Colpisce anche per la copertina, ricercata e affascinante, che descrive un mondo del tutto irreale, composto da esseri mostruosi, ma al tempo stesso curiosi, caricaturali. E' un pezzo molto pregiato per i collezionisti, poiché la prima stampa mise in circolazione solo 3mila copie che andarono a ruba.
Gli altri membri del gruppo sono: Damjana Golavšek (voce), Miroslav Videčnik (voce e chitarra), Srečko Lavbič (chitarra classica e mandolino), Dani Bedrač (chitarra e basso), Avguštin Penič (violino e percussioni), Gregor Strniša (tastiere).
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=Y_tlgDXOlJg
Maja De Rado & Porodična Manufaktura Crnog Hleba
Originale gruppo riconducibile al prog folk, ma contaminato da molti altri generi fra cui l'acid folk e la psichedelia. La band si forma a Belgrado nel 1969 in seguito all'incontro fra Maja de Rado (voce e chitarra a dodici corde), Jugoslav Vlahović (prima chitarra acustica) e Slobodan Kuzmanović (chitarra acustica). Nel 1969 si aggiunge all'ensemble musicale Petar Pavišić, violoncellista.
Lega la sua storia e la sua carriera al circuito artistico che ruotava intorno all'Atelier 212, leggendario teatro alternativo di Belgrado, fondato nel 1956 e ancora oggi importante punto di riferimento per le avanguardie e il teatro d'autore.
L'album di debutto Stvaranje registrato nel 1974 e promosso dal vivo all'Atelier 212, con proiezioni e recite, potrebbe benissimo rimandare a una brillante session con musicisti della West Coast americana; ma in patria non desta clamore e l'insuccesso porta allo scioglimento del gruppo nel 1975. Maja prosegue la carriera solista dandosi soprattutto alla musica classica e alla letteratura; Vlahović si dedica al disegno e alle illustrazioni delle copertine dei dischi; di prog folk.
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=NilZMsBodS8
S Vremena Na Vreme
Si formano a Belgrado nel 1972 dall'incontro fra Miomir Đukić (chitarra e voce), Vojislav Đukić (chitarra e voce), Asim Sarvan (chitarra e voce), e Ljubomir Ninković (chitarra e voce). Frequentano i più importanti ambienti musicali della capitale, compresi gli studi di Radio Belgrado. Di lì a poco cominciano a pubblicare e a partecipare a vari appuntamenti televisivi, teatrali e cinematografici, che gli danno notorietà.
Sono fra i precursori del progressive folk, contaminando fin dagli esordi la purezza della tradizione con il pop e il rock. Ottengono il loro scopo grazie soprattutto all'impiego di strumenti locali, come la šargija, cordofono caratteristico di paesi come la Bosnia, la Croazia, la Serbia e l'Albania. Dopo i primi successi si unisce al quartetto il batterista Nikola Jager e turnisti che compaiono per sporadiche session.
Rilasciano importanti singoli fra il 1973 e il 1978, ma il loro nome è soprattutto legato all'album di debutto del 1975, intitolato S vremena na vreme, una vera lezione di prog folk e folk rock. Si riscontrano echi di Incredible String Band e Jethro Tull, con armonie che rimandano addirittura al duo americano Simon & Garfunkel. Il secondo disco Pavilion G è del 1979, ma non bissa il successo dell'esordio, motivo che induce la band a sciogliersi. Riprendono senz'infamia e senza lode il cammino nel 1993, con la pubblicazione di dischi come Posle Kraja e Unplugged.
Il concerto da rivedere (Novi Sad, 1996): https://www.youtube.com/watch?v=zzACQYfCOLg
Suncokret
Bora Đorđević (voce e chitarra acustica), Nenad Božić (voce e chitarra acustica), Snežana Jandrlić e Vesna Rakočević, due cantanti femminili, danno vita all'avventura dei Suncokret a Belgrado, nel 1975. Il primo singolo "Kara Mustafa" precede la partenza di Vesna che si unisce ai Zdravo (la band del disc jockey Boban Petrović) e l'arrivo del bassista Bata Sokić. Si susseguono vari singoli, spesso ispirati alle canzoni tradizionali, che colpiscono critica e pubblico.
Il debutto avviene nel 1977 con l'album intitolato Moje bube. Contiene canzoni di matrice folk, trovate umoristiche e ballate accattivanti come "Uspavanka". Il disco è stato classificato nel 1998 fra i cento lavori musicali più importanti della Jugoslavia. Anche in questo caso però la band non ha vita lunga. Alcuni musicisti si ribellano all'idea di presentare una canzone ritenuta inadatta al genere, "Lutka sa naslovne strane", e la band è a un passo dallo scioglimento. Se ne vanno in due, ma Đorđević si ostina a tenere in vita il progetto introducendo altri comprimari, Branko Isaković, al basso e Ivan "Vd" Vdović, alla batteria. E' un palliativo. Escono, infatti, ancora due singoli, dopodiché il gruppo termina definitivamente la sua avventura.
La canzone da riascoltare: https://www.youtube.com/watch?v=VHjHjbdly1E