Un intervento di Claudio Bazzocchi del Consorzio Italiano di Solidarietà. Che risultati sono stati raggiunti dall'interposizione nonviolenta nel contesto balcanico?
La guerra nella ex-Jugoslavia costringe tutto il mondo pacifista a rivedere l'efficacia delle teorie dell'interposizione nonviolenta in un contesto come quello balcanico, caratterizzato dall'emergere di un nuovo tipo di guerra, in cui più attori intervengono aldilà di quelli tradizionali rappresentati dai governi e dagli eserciti. Le cosiddette "nuove guerre" vedono scendere sul terreno mafie, bande paramilitari, giornalisti, gruppi nazionalisti prepolitici, organizzazioni umanitarie, agenzie internazionali ed eserciti delle Nazioni Unite o della NATO in un conflitto che non è più quello di tipo classico e non è nemmeno di tipo civile o etnico . La dissoluzione della ex-Jugoslavia è la risposta perversa a problemi molto moderni che agitano l'Europa in questa fine secolo. A partire della globalizzazione che -alimentando spinte identitarie, fondative, escludenti- ha portato a drammatico compimento quella che ormai tutti chiamano la "crisi dello Stato". A ciò non sono estranee le politiche del Fondo Monetario Internazionale che anche nella Jugoslavia degli anni Ottanta hanno imposto privatizzazioni, drastici tagli allo stato sociale e alle politiche statali di sostegno all'economia e alle fasce deboli della popolazione. A queste contraddizioni della "modernità" le classi dirigenti ex-comuniste della Jugoslavia hanno risposto con il nazionalismo e la guerra.I classici della nonviolenza e dell'interposizione nonviolenta delineano uno scenario in cui due parti in conflitto vengono aiutate a riappacificarsi da una terza parte esterna che attua misure volte alla comprensione reciproca e alle possibili modalità di compromesso da trovarsi nel contesto dato. Vi è inoltre una vasta letteratura nonviolenta che spiega quali sono i metodi per resistere senza le armi ad un attacco esterno, metodi che nel loro insieme vanno sotto il nome di DPN, Difesa Popolare Nonviolenta.
Scopo di questo articolo è capire se queste metodologie sono efficaci in un contesto di guerra come quello ex-jugoslavo. Per fare questo si prende in analisi il caso più significativo e paradigmatico: la guerra a Sarajevo ed il suo assedio durato 1000 giorni.
Claudio Bazzocchi
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