La Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, attraverso 29mila interviste, ha chiesto ai cittadini dei paesi in transizione di tracciare un bilancio, materiale, politico ed economico dall'89 ad oggi. Di tutto il mondo ex-comunista, i cittadini dei Balcani sembrano i più insoddisfatti

17/09/2007 -  Francesco Martino

Un processo con vincitori e sconfitti, di cui è ancora impossibile decretare la fine, segnato da poca soddisfazione per il presente ma da ragionevole fiducia nel futuro. Un lungo periodo attraversato da una forte distanza nell'accesso a beni e servizi tra aree urbane e aree rurali, e da significative differenze generazionali sul livello di benessere e sul radicamento dei principi di democrazia ed economia di mercato.

E' questo il ritratto della transizione fornito da un'ampia ricerca della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (EBRD), realizzata in collaborazione con la Banca Mondiale in 29 paesi ex-comunisti.

L'analisi, effettuata tra agosto e ottobre del 2006 e pubblicata nel maggio 2007 (versione completa su www.ebrd.com/pubs/econo/lits.pdf), probabilmente la più ampia realizzata finora nel suo genere, ha preso in considerazione tre diverse macro-regioni, Europa centrale, Europa Sud-orientale e paesi ex-Urss più Mongolia, provando a fornire alcune risposte sul modo in cui i cittadini dei paesi ex-comunisti percepiscono oggi, a più di diciassette anni dal crollo del muro di Berlino, gli effetti della transizione sulla propria vita e su quella della propria famiglia, dal punto di vista materiale, sociale e politico.

Le 29mila persone intervistate, mille per ognuno dei paesi analizzati, hanno dovuto rispondere a domande relative al proprio livello di benessere materiale, sia reale (attraverso la proprietà di beni) sia percepito, confrontando la situazione presente a quella vissuta nel passato regime. Altre domande hanno poi messo in luce il grado di soddisfazione verso gli sviluppi politici, economici e sociali e al radicamento dei principi di democrazia ed economia di mercato nelle società in transizione.

I risultati, che vanno comunque presi con un certa prudenza, come sempre succede nel caso di sondaggi di opinione su temi così complessi, sembrano confermare molte percezioni empiriche di chi vive quotidianamente a contatto con le società in transizione, riservando però non poche ed interessanti sorprese.

A livello generale, e cioè di tutte le macro-regioni analizzate, emerge una forte differenza nel possesso di beni materiali tra le aree urbane e quelle rurali. Colpisce la bassa percentuale di intervistati, circa il 30%, che ritengono che la propria famiglia viva meglio rispetto al 1989.

I risultati evidenziano anche un senso di generale sfiducia nella società e nelle istituzioni di rappresentanza politica, così come una percezione diffusa dell'aumento della corruzione.

L'attaccamento agli ideali democratici sembra ovunque maggioritario, anche se il loro radicamento varia notevolmente al variare dell'età degli intervistati; lo stesso si può dire del supporto all'economia di mercato, che però è in generale meno convinto.

Un dato senza dubbio positivo è il buon grado di ottimismo che, in generale, gli intervistati hanno espresso rispetto alle proprie aspettative verso il futuro delle nuove generazioni.

"Questo senso di ottimismo, presente soprattutto tra i giovani, è importante. Nonostante le difficoltà delle prime fasi della transizione solo una minoranza, rappresentata prevalentemente da poveri e anziani, vorrebbe un ritorno a regimi totalitari o ad un'economia pianificata", scrive nell'introduzione alla ricerca Erik Berglof, Chief Economist della EBRD.

Lo stesso Berglof ricorda però che è importante "tenere a mente i danni provocati in questi anni difficili non solo sul livello di benessere oggettivo, ma anche sulla fiducia e sulla percezione soggettiva di benessere".

Non è facile paragonare i risultati ottenuti nelle diverse aree e nei diversi paesi, anche perché le percezioni personali sono spesso influenzate da fattori culturali.

E' interessante però notare che gli intervistati dei paesi dell'Europa Sud-orientale, pur registrando un livello di possesso di beni materiali e di accesso ai servizi risultati a metà tra quelli, superiori, dei paesi dell'Europa centrale e quelli, più bassi, dei paesi ex-Urss più Mongolia, risultano ampiamente i più insoddisfatti e i meno ottimisti verso il futuro, i più convinti dell'aumento della corruzione (addirittura il 75%) e i più sfiduciati rispetto alla società nel suo complesso e alle sue istituzioni.

Il risultati, sicuramente influenzati dalle conseguenze delle guerre nell'area ex-jugoslava, mostrano poi che gli intervistati nella regione sono i più insoddisfatti degli sviluppi sia politici che economici rispetto all'89, e se la scelta democratica sembra ovunque maggioritaria, sono in molti a dichiarare che in realtà il sistema politico ha poca importanza per la loro vita. Nell'area esiste, soprattutto tra gli anziani e le classi più povere, anche una certa nostalgia per il sistema di economia pianificata.

ALBANIA

Nonostante il basso livello medio di possesso di beni di consumo (con la significativa eccezione del telefono cellulare) e di accesso ai servizi pubblici, gli intervistati albanesi sono risultati tra i più ottimisti tra quelli di tutti e 29 i paesi analizzati. Anche rispetto al presente, poi, c'è una generale percezione di miglioramento sia nel settore economico che nella vita politica. Alto anche il grado di supporto verso i principi democratici e quelli dell'economia di mercato. Come ovunque, viene segnalato un aumento della corruzione percepita e della sfiducia nella società. Il grado maggiore di fiducia viene riservato alle forze armate, alla polizia e, abbastanza sorprendentemente visto il recente passato, alle banche e al sistema finanziario.

BOSNIA ERZEGOVINA

La ricerca ha evidenziato differenze limitate tra gli intervistati di aree urbane e rurali rispetto al possesso di beni materiali. In Bosnia, prevedibilmente, viene registrata una schiacciante maggioranza di opinioni negative rispetto agli sviluppi politici ed economici dal 1989. I risultati mostrano una spaccatura tra ottimisti e pessimisti verso il futuro dei propri figli, così come rispetto alla soddisfazione verso il proprio attuale standard di vita. Forte è la sfiducia verso la società e le istituzioni, e la corruzione è vista in aumento. Nel complesso la scelta democratica è maggioritaria, una percentuale significativa di intervistati (34%), ha però indicato l'economia pianificata come alternativa preferita.

BULGARIA

In Bulgaria viene registrato un forte divario tra aree urbane e rurali rispetto all'accesso a beni e servizi. Nonostante il recente ingresso nell'Unione Europea, sembra molto forte il grado di insoddisfazione verso le attuali condizioni di vita, soprattutto tra gli anziani e le fasce sociali emarginate. Verso il futuro prevale un atteggiamento ottimista. Interessante notare che una notevole maggioranza ritiene che situazione politica ed economica sia peggiorata dal 1989. Anche in Bulgaria si ha una forte percezione dell'aumento della corruzione, e un basso grado di fiducia nelle istituzioni, tra l'altro confermato empiricamente dall'ormai cronica bassa affluenza alle urne. Il radicamento dei principi democratici e dell'economia di mercato varia invece nettamente con l'età degli intervistati.

CROAZIA

In Croazia c'è uno dei migliori indici di possesso di beni ed accesso ai servizi di tutta l'area. Gli intervistati hanno mostrato più convinzione nel sostenere un miglioramento della situazione politica nel paese; rispetto a quella economica, invece, le opinioni sono ampiamente negative. In generale si registra un buon grado di soddisfazione per il presente e di ottimismo per il futuro. Anche nel caso della Croazia si registra un significativo aumento della sfiducia nella società e dell'aumento della corruzione e come in Bosnia, un supporto maggioritario alla democrazia accompagnato da una certa nostalgia verso l'economia pianificata.

MACEDONIA

La Macedonia può essere fatta rientrare nella categoria dei paesi "pessimisti", con una fortissima maggioranza di intervistati conviti del deterioramento della situazione sia politica che economica. Nel paese vengono registrati anche bassi livelli di possesso di beni (ma anche in questo caso circa il 70% dichiara di possedere un cellulare). Verso il presente i giudizi sono prevalentemente negativi, verso il futuro invece le opinioni si spaccano tra gli ottimisti e i pessimisti. In Macedonia la scelta democratica raccoglie il maggior numero di consensi (39%), mentre il 15% degli intervistati ha dichiarato di preferire un regime autoritario. Circa un quarto ha poi indicato l'economia pianificata come soluzione migliore. In Macedonia si registra in generale un grado molto basso di fiducia nella società e nelle istituzioni.

MOLDOVA

In Moldavia si registrano bassi livelli di possesso di beni nelle aree urbane, livelli che diventano poi minimi in quelle rurali. Questo viene compensato, almeno in parte, dalla possibilità di accesso piuttosto diffuso ai servizi pubblici fondamentali. Gli intervistati hanno sottolineato un peggioramento della situazione politica ed economica rispetto al 1989, insoddisfazione rispetto al presente e ottimismo limitato ai più giovani. Si registra supporto per i valori democratici, mentre a preferire l'economia di mercato è il 35%, risultato non molto superiore a quello dei sostenitori dell'economia pianificata (28%). La corruzione viene vista come un problema in crescita, e in generale viene espressa bassa fiducia soprattutto verso le istituzioni rappresentative.

ROMANIA

In Romania si registrano numerosi elementi di comunanza con la Bulgaria, il paese in compagnia del quale è recentemente entrata nell'Unione Europea il 1 gennaio scorso. Per quanto riguarda il possesso di beni esiste un forte divario tra aree urbane ed aree rurali. Il giudizio sugli sviluppi della situazione economica è piuttosto negativo, sulla realtà politica si registra una sostanziale spaccatura. Se si assiste ad un'atmosfera generalmente ottimista, il giudizio sulla soddisfazione personale sembra strettamente legato all'età e della classe sociale, con gli anziani e i più poveri nettamente insoddisfatti. Gli intervistati rumeni sono tra coloro che, nell'area, riferiscono di dover pagare tangenti più spesso. Ad ottenere fiducia sono soprattutto polizia, esercito e presidente, scarsa invece quella verso partiti politici, parlamento e governo.

SERBIA

I risultati in Serbia parlano di un limitato divario nel possesso di beni tra le aree urbane e quelle rurali. Tra gli intervistati si registra una forte insoddisfazione verso l'andamento dell'economia (con giudizi negativi complessivi intorno all'80%), e della situazione politica. I giovani mostrano più ottimismo verso il futuro, mentre questo parametro non sembra particolarmente influenzato dall'appartenenza degli intervistati ad una piuttosto che ad un'altra classe sociale. Quasi un quarto degli intervistati ha dichiarato che il sistema politico ed economico non riveste alcuna importanza per la propria vita. Questo dato può essere abbinato ad una generale sfiducia verso le istituzioni, con la parziale eccezione delle forze armate. Anche in Serbia il livello di corruzione percepito risulta molto più alto rispetto al 1989.

SLOVENIA

Significativamente la Slovenia viene inserita dalla ricerca all'interno dei paesi dell'Europa centrale, piuttosto che di quella Sud-orientale. In Slovenia si registra un diffuso accesso ai beni di consumo e ai servizi sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Rispetto agli sviluppi economici e politici dall'89, però, le opinioni divergono. Agli alti livelli di soddisfazione verso gli attuali standard di vita, fa da contraltare uno scarso ottimismo verso un miglioramento nel futuro, limitato agli anziani e ai più poveri. In Slovenia si registra uno dei tassi più solidi di supporto alla democrazia e all'economia di mercato. Nonostante la corruzione sia percepita come più alta rispetto all'89, sono pochi gli sloveni che hanno dichiarato di aver dovuto affrontare questo fenomeno nella vita quotidiana. In calo il livello di fiducia nella società e nelle istituzioni, eccezion fatta per il sistema finanziario.