In questi giorni di bufera sui documenti messi a disposizione dal sito Wikileaks impossibile non guardare anche alle informazioni riguardanti i Balcani. Benché i documenti ad oggi pubblicati siano solo una parte di quelli che si presume in possesso del sito fondato da Julian Assange alcuni elementi di interesse emergono già. Una nostra rassegna
I cablogrammi pubblicati dal sito Wikileakas sono sotto i riflettori della stampa internazionale e stanno scuotendo le cancellerie e i governi di tutto il mondo. Guardian, Der Spiegel, El Pais, Le Monde, New York Times sono tra i giornali che stanno pubblicando il maggior numero di informazioni riservate o persino segrete. Ovviamente nei 250.000 documenti in possesso di wikileaks compaiono numerose note diplomatiche riguardanti i paesi balcanici, Turchia compresa. Tra i quotidiani della regione il più attivo nella pubblicazione delle informazioni rivelate da Wikileaks è il croato Jutarnji list, che alla vicenda ha dedicato un intero dossier.
Secondo quanto riportato dal quotidiano croato Jutarnji list sono 1686 i documenti in possesso di Wikileaks riguardanti la Croazia. Documenti ancora non pubblicati che ricoprono un arco temporale che va dal 1991 al febbraio 2010.
Di questi 1185 del periodo 2006 – 2010. I primi documenti, cinque in tutto, sono del 1991, mentre i più numerosi, 288, sono quelli relativi all’anno scorso. 55 sono i documenti del 1995, quando ci fu la famosa operazione “Oluja”.
Il maggior numero di documenti si riferisce al periodo 2006-2009 quando la Croazia era nella fase finale dei colloqui per l’ingresso nell’Alleanza atlantica. 48 documenti sono relativi al mese di novembre 2007 quando in Croazia si tennero le elezioni parlamentari. 47 documenti si riferiscono al dicembre dello scorso anno, quando ci furono le elezioni presidenziali. 36 documenti del gennaio 2010 quando Ivo Josipović vinse le presidenziali.
Come riportato dallo Jutarnji, la maggior parte dei documenti è segnata come “non classificato e riservato ai funzionari”, mentre i documenti strettamente segreti sarebbero 24.
Sulla Bosnia sarebbero 896 i telegrammi provenienti dall’ambasciata americana di Sarajevo in possesso di Wikileaks, dei quali 54 classificati come “secret”, mentre altri 566 sarebbero “riservati” e 246 “non classificati”. Secondo il quotidiano di Banja Luka, Nezavisne Novine tra i temi scottanti potrebbero figurare i documenti in cui Richard Holbrooke, all’epoca inviato speciale nei Balcani, pare abbia promesso l’immunità a Radovan Karadžić nel caso si fosse ritirato dalla politica.
Sulla Serbia, invece, ci sarebbero, secondo il quotidiano tedesco Der Spiegel 994 note diplomatiche provenienti dall’ambasciata americana a Belgrado, scritte negli ultimi 30 anni.
Infine, sempre secondo lo Spiegel, i documenti provenienti da Lubiana sarebbero 836, 668 da Pristina, 522 da Skopje e 164 da Podgorica.
Mladić, Ðinđić e il Kosovo
Il quotidiano serbo Danas ha individuato dieci temi delicati riguardanti la Serbia che potrebbero essere aperti e ottenere chiarificazione con la pubblicazione dei documenti in possesso di Wikileaks. Tra questi c’è grande attesa per le informazioni sull’omicidio Ðinđić e la latitanza di Ratko Mladić, di particolare interesse anche il lavoro diplomatico degli USA relativo all’indipendenza del Kosovo. Danas scrive che nei prossimi giorni saranno pubblicati da Wikileaks 668 documenti riguardanti il Kosovo, relativi al periodo compreso tra il 1996 e il febbraio 2010. Riferendosi alla pubblicazione di questi materiali il quotidiano kosovaro Koha Ditore riporta l’esempio del Qatar, paese che apparentemente sarebbe stato disposto a riconoscere il Kosovo e che poi desistette per intervento diretto del presidente russo.
Sulla base delle informazioni pubblicate dal quotidiano croato Jutarnji list l’allora premier della Republika Srpska Milorad Dodik avrebbe detto a Daniel Fried, aiutante del Segretario di stato americano, di accettare il piano Ahtissaari sul Kosovo e che sarebbe stato anche pronto a riconoscere l’indipendenza di Pristina a condizione che il Consiglio di sicurezza dell’ONU adottasse una risoluzione al riguardo. Indiscrezioni subito smentite dall’ufficio di presidenza di Milorad Dodik che qualifica le note riportate dalla stampa e riferite al diplomatico americano come “false”.
Tra le grosse rivelazioni che potrebbero arrivare con la pubblicazione dei documenti segreti c’è la latitanza di Ratko Mladić. Stando a quanto reso noto dall’agenzia Deustche Welle tra le informazioni segrete si spiegherebbe anche il perché Ratko Mladić non è ancora stato arrestato. Ma i dettagli non sono ancora stati pubblicati.
In merito all’attentato al premier serbo Zoran Ðinđić, avvenuto il 12 marzo 2003, Danas ha intervistato l’avvocato Božo Prelević. Quest’ultimo dice che dal processo per l’omicidio del premier serbo si è visto che “alcune ambasciate sapevano che si sarebbe arrivati all’attentato. Un altro avvocato, Dragoljub Todorović, ha riferito al quotidiano belgradese che molte delle affermazioni contenute nelle denunce contro Vojislav Koštunica, che Srđa Popović, avvocato della famiglia Ðinđić ha presentato in tribunale, potrebbero trovare conferma nei documenti di Wikileaks. Todorović inoltre aggiunge quanto segue: “Avevo sentito anche prima che l’ex segretario di Stato americano Colin Powell aveva rifiutato l’intenzione di Koštunica di formare un governo di unità nazionale dopo l’omicidio Ðinđić. Gli disse che non se ne parlava nemmeno e che il Partito democratico (DS) doveva portare a termine il mandato”.
Un altro tema particolarmente interessante, secondo il quotidiano di Belgrado, è la partecipazione degli ambasciatori stranieri nella formazione del governo serbo dopo le elezioni del 2008. Altri temi indicati sono: un possibile accordo politico sull’integrazione europea della Serbia, cosa pensano gli americani dei leader politici serbi, la questione delle privatizzazioni, l’influenza dei tycoon nelle privatizzazioni e l’influenza dei diplomatici nella privatizzazioni delle grandi industrie serbe (la compagnia petrolifera statale NIS, le acciaierie Sartid, le industrie del tabacco di Vranje e Niš), infine i rapporti tra Serbia e Nato.
Pahor, Guantanamo e Obama
Una delle note diplomatiche pubblicate da Wikilekas fa riferimento ai colloqui tra il premier sloveno Borut Pahor e l’incaricato degli affari americani a Lubiana, dai quali emergerebbe che Pahor aveva offerto di ospitare un detenuto di Guantanamo se gli fosse stato garantito di parlare 20 minuti col presidente Obama. Pahor si è però affrettato a smentire la notizia.
Secondo il documento pubblicato da El Pais Pahor, però, non si sarebbe limitato ad accettare il detenuto di Guantanamo in cambio dell’incontro con Obama, ma avrebbe anche promesso agli americani che l’azienda Westinghouse poteva costruire un secondo blocco della centrale nucleare di Krško. Infine Pahor avrebbe offerto agli americani di essere il loro mediatore nelle comunicazioni coi leader politici dei Balcani occidentali.
La politica “neottomana” della Turchia
Dalle informazioni contenute nei documenti di Wikileaks e pubblicate sulla stampa serba e bosniaca si viene a sapere che gli Stati Uniti sono preoccupati per la politica turca rispetto ai Balcani. In particolare si fa riferimento ad alcune note diplomatiche dell’inizio 2010 inviate a Washington dall’ambasciata USA ad Ankara. La politica estera della Turchia nei Balcani è definita come un mix di politica filo-occidentale e di due nuovi elementi “Assenza di conflitto” e “neoottomanismo” di cui nel novembre 2009 aveva parlato a Sarajevo il capo della diplomazia turca Ahmet Davutoglu. La politica estera della Turchia rispetto ai Balcani e al Medio oriente viene letta dagli Usa come “un potenziale problema strategico per gli Stati Uniti”.
Tra le note riportate dalla stampa serba si fa riferimento anche ad un comunicato inviato dagli americani da Istanbul nel febbraio 2010. Secondo i diplomatici americani l’obiettivo principale di Ankara sarebbe diminuire le tensioni tra la Bosnia e la Serbia. A questo proposito si dice anche che la Turchia avrebbe convinto Haris Silajdžić, allora membro della presidenza della BiH, ad eliminare dai suoi discorsi pubblici il riferimento al genocidio contro i bosgnacchi per non urtare la sensibilità dei serbi.
Il quotidiano turco Hürriyet denuncia il pericolo per le relazioni tra Stati Uniti e Turchia dopo che i documenti trapelati rivelano il presunto coinvolgimento turco con l’organizzazione di Al-Qaeda in Iraq e gli accordi commerciali con l’Iran per la fornitura di armi.
Il Washington Post riferisce con preoccupazione sui presunti legami tra gli Usa e l’organizzazione del Partito Curdo dei Lavoratori (Pkk), inserita nella lista nera dei gruppi terroristici. Secondo quanto riportato nei documenti, gli Stati Uniti avrebbe appoggiato il gruppo curdo sin dal 1998, cioè dall'inizio del conflitto armato con lo stato turco.
Il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan manifesta seri dubbi sulla serietà di Wikileaks e smentisce con veemenza di possedere conti in Svizzera, come afferma un dispaccio diplomatico pubblicato dal sito di Julian Assange. Altra smentita da Ankara riguarda la negoziazione di un contratto di forniture militari con l’Iran. La smentita è riportata sul quotidiano Cumhuriyet a commento della pubblicazione sul sito di Wikileaks di un dispaccio diplomatico classificato come segreto, inviato il 22 febbraio scorso dal segretario di Stato Clinton che chiede all'ambasciatore ad Ankara di impedire la conclusione dell'affare.