Arrivata ieri a Firenze una folta delegazione dal sud est Europa. Con un viaggio in pullman, attraversando tutti i Balcani. Un'espressione simbolica dell'attraversamento dei confini.
Belgrado, Zagabria Lubiana, Trieste, Firenze.
L'Firenze. Un viaggio fortemente simbolico, luogo di confronto tra realtà così lontane e così vicine."Siamo partiti da Kraljevo nel sud della Serbia, alle sei di mattina di martedì scorso" - racconta Valentina Pellizzer, dell'ONG CRIC, che oramai da anni lavora in Bosnia Erzegovina - "e poi ci siamo fermati più volte, ad ogni tappa incontravamo nuovi passeggeri, ragazzi serbi, bosniaci e croati".
Ed i confini? Attraversare i Balcani significa passare più confini, l'avere o meno problemi a farlo dipende dal tipo di passaporto che si possiede. E' l'incubo dei visti: che obbliga migliaia di cittadini del sud est Europa ad umilianti code davanti a consolati ed ambasciate occidentali. Per andare a trovare un parente, per un viaggio di studio, per motivi di lavoro.
"La polizia di frontiera croata, slovena ed italiana è stata cordiale ma era evidente che misure del tutto eccezionali erano state adottate per controllare i partecipanti al Social Forum" - racconta sempre Valentina Pellizzer - "a Trieste siamo stati bloccati per tre ore, perquisiti uno per uno. C'era particolare attenzione per tutto il materiale informativo trovato nei nostri bagagli. L'atmosfera era comunque cordiale".
Hana di Amnesty International, Jelena del Social Forum croato, Darko della rete pacifista Zamir, Rada delle Donne in Nero assieme agli altri della delegazione arrivata con il Balkan bus saranno ospiti in questi giorni del comune di Pontassieve. Per molti di loro il primo appuntamento 'ufficiale' è questo pomeriggio, quando si terrà, organizzata dall'Initiative for a Greek Social Forum, South East Europe Social Forum, Initiative for Economic Democracy - Yugoslavia, Tavolo Trentino con la Serbia, Consorzio Italiano di Solidarietà ed Osservatorio sui Balcani, la conferenza ' '.