Primo dei due giorni conclusivi di "Danubio: l'Europa si incontra". Come al solito raccontato da Massimo Gnone
Ore 9
Il "Sava" Centar è una gigantesca astronave d'acciaio e vetro e cemento armato atterrata accanto all'Hotel Intercontinental di Belgrado, sulla riva sinistra del fìume omonimo. A qualche centinaia di metri la Sava mescola le sue acque con quelle del Danubio. La Sava è il fiume più lungo di tutto il territorio dell'ex Jugoslavia, eppure sembra poco più di un ruscello se paragonato al Danubio che, protagonista del viaggio promosso dall'Osservatorio sui Balcani, attraversa da nord ovest a sud est l'Europa per andare a gettarsi nel Mar Nero.
Entrando nell'astronave si scopre un centro commerciale e un centro congressi, luogo deputato ad accogliere la due giorni conclusiva di "Danubio: l'Europa si incontra". Nell'atrio del Sava Centar un pannello in rilievo ritrae il planisfero. In basso dodici orologi digitali segnano i diversi fusi orari del mondo: Los Angeles, Mexico city, New York, Rio de Janeiro, Londra, Belgrado, Mosca, Kabul, Pechino, Tokyo, Melbourne e Wellington.
C'è un effetto comico che incrina non poco l'imponenza della struttura e l'atmosfera rarefatta che si respira all'interno: i dodici orologi non sono sincronizzati fra loro. Il mondo globalizzato non è d'accordo sul tempo.
Ore 10
Naviganti e nuovi arrivati prendono posto. Tre sessioni differenti per una conferenza che rivela subito le sue ambizioni: definire percorsi comuni verso un'Europa dal basso e oltre i confini (attuali e futuri). Una conferenza che si agita nelle contraddizioni e nei limiti di un processo di integrazione europea tessuto dalle grandi istituzioni internazionali e sul quale anche le organizzazioni non governative e della società civile vorrebbero dire la loro.
Ore 15
Diretta telefonica con GR Parlamento. Negli studi radiofonici della Rai di Roma si discute di Cancun: il vertice Wto che ancora una volta fallisce il suo intento. Pochi minuti per spiegare all'etere italiano perché la barca dell'Osservatorio sia partita da Roma e infine sia arrivata qui, a Belgrado, immaginando. Al telefono del Sava Centar c'è Emilio Molinari, vicepresidente del Comitato italiano per un Contratto Mondiale sull'Acqua. "Nella nuova Costituzione Europea va scritto che l'acqua è un diritto e non si può privatizzare".
Ore 18
La giornata si conclude con una performance teatrale alla fortezza di Kalemegdan. Dal "campo di battaglia" - è il significato del suo nome in lingua turca - che domina la città si scenderà verso il centro di Belgrado. Domani chiusura ufficiale del meeting.
Massimo Gnone - Osservatorio sui Balcani/Vita
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