Dopo il rinvio, si riunisce tra pochi giorni il vertice FAO sull'alimentazione. Qual è la situazione nei Balcani? Quali le priorità da affrontare?
Dopo la richiesta nel novembre scorso di rinvio da parte del governo italiano, in seguito ai tragici fatti dell'11 settembre, il Summit FAO +5 si terrà tra pochi giorni, dal 10 al 13 giugno, a Roma.
Tra le iniziative previste anche l'"NGO Forum for Food Sovereignity" durante il quale si incontreranno più di 600 ONG che compongo un comitato internazionale sulla sovranità alimentare. Evento che se in passato era parallelo al vertice mondiale dell'alimentazione, è oramai riconosciuto come un vero e proprio Forum della società civile che si occupa specificamente di sicurezza alimentare vista come diritto alla sovranità alimentare.
Quest'ultimo ha espresso alcune priorità che dovrebbero essere affrontate dal vertice. Tre le principali:
a. Diritto al cibo e alle risorse (compreso il diritto alla terra, all'acqua, alla biodiversità; i diritti dei lavoratori del settore agroalimentare, i diritti dei popoli nativi);
b. Modelli alternativi di agricoltura (con una critica al modello industrialista, presentazione delle alternative esistenti, nuove tecnologie e OGM);
c. Sovranità alimentare (includendovi la democrazia, la partecipazione ed il diritto dei popoli a decidere la propria politica alimentare, di sviluppo agricolo, di mercato e dei prezzi, la lotta al dumping, la salubrità degli alimenti).
La questione alimentare è d'attualità anche nei Balcani. Anche se forse non dal punto di vista della mancanza della quantità minima di cibo che garantisca una sopravvivenza dignitosa. Recentemente, in un sondaggio curato dall'agenzia GFK di Belgrado, alla domanda "Cosa compreresti nel caso in cui la tua situazione finanziaria migliorasse?", solo una minima parte degli intervistati ha risposto di voler acquistare una maggiore quantità di cibo o cibo di miglior qualità. La percentuale è stata inferiore anche rispetto ad altri Paesi dell'est e questo ha portato i ricercatori ad interrogarsi se in Serbia vi sia o meno una vera emergenza per quanto riguarda la carenza di cibo.
A conclusioni simili ci portano delle brevi relazioni sulla situazione dei Balcani redatte dalla FAO (all'interno del programma GIEWS, Global Information and Early Warning System
on Food and Agriculture). Solo la Federazione Yugoslava è un Paese ritenuto a rischio a causa della grande quantità di rifugiati e sfollati che ospita sul proprio territorio. Particolare attenzione anche per la Macedonia la cui situazione dipende dall'evolversi della conflittualità tra componente albanese e macedone della popolazione.
Questo non significa che politiche di aiuto per quanto riguarda la sicurezza alimentare nei Balcani siano terminate. La Bosnia ad esempio importa ancora 80.000 tonnellate di cibo sotto forma di aiuti alimentari. E sono due i progetti ancora in corso del WFP (World Food Programme), che dovrebbero estendersi sino alla fine del 2003 coinvolgendo circa 90.000 beneficiari soprattutto nella Federazione Yugoslava. Non si dimentichi infatti che esistono ancora centinaia di migliaia di rifugiati che non hanno fatto ritorno alle proprie case, e una parte di essi vive ancora in centri collettivi in totale dipendenza degli (scarsi) aiuti statali.
Se comunque il cibo non è un'emergenza di massa in senso stretto, molte sono le problematiche che emergono in quest'area dell'Europa. A partire da quale sviluppo agricolo si vuole per il futuro. Il settore agricolo è infatti in forte crisi in tutti i Paesi in questione e spesso chi si occupa di agricoltura si muove poco oltre la sussistenza. Le grandi aziende agricole che portavano avanti la produzione stentano a ripartire, anche perchè lo scenario nel quale si trovano ad agire è totalmente cambiato. Si è in un momento cruciale nella definizione di quale sviluppo immaginare per l'area balcanica, e proprio il settore agricolo può essere una grande risorsa ma a patto di profondi cambiamenti: prima di tutto cambiamenti culturali, ma poi anche di tecnologie, di innovazione, di accesso al credito etc....
Infine i paesi dei Balcani non sono impermeabili a molti dei temi che stanno scuotendo la stessa società civile europea e mondiale, e che si affronteranno al vertice del prossimo fine settimana. Rapporto tra dimensione globale e locale, influenza delle imprese multinazionali, finanziarizzazione di tutti i settori dell'economia, biotecnologie... Ne è un esempio la dura presa di posizione del Ministero dell'agricoltura croato contro gli OGM. Nel gennaio scorso ad esempio lo stesso ministero ha organizzato un'iniziativa non poco provocatoria, in collaborazione con Zelena Akcija (Green Action), gruppo ambientalista storico della Croazia che da tempo redige una lista delle aziende croate che danno informazioni insufficienti sull'uso di OGM nei loro prodotti. Il Ministero ha invitato a Zagabria alcuni rappresentanti dei organizzazioni contadine statunitensi e canadesi, che hanno raccontato le loro disavventure con OGM e multinazionali.