Dal 7 al 21 agosto Goletta Verde sta navigando l'Adriatico per monitorare la qualità delle acque. Toccherà anche le coste slovene e croate. Legambiente si batte affinché l'Alto Adriatico divenga un'area a protezione speciale
Tratto da www.legambiente.it
Il Mare Adriatico rappresenta uno straordinario ecosistema ambientale e sociale. Sul suo bacino si affacciano popoli diversi e le sue acque hanno visto civiltà diverse incontrarsi e scontrarsi. Dal punto di vista ambientale l'Adriatico è ricco di luoghi suggestivi, ma anche particolarmente delicati.
Un ecosistema delicato, un "mare chiuso" dove un eventuale incidente con sversamento di inquinanti procurerebbe uno scenario insanabile e dove non è pensabile accrescere l'impatto del traffico marittimo.
Oggi l'area settentrionale e centrale dell'Adriatico è alle prese con una situazione ambientale che necessita di un'attenzione particolare e di azioni che permettano di poter salvaguardare la prospettiva di un territorio e di una risorsa marina di qualità.
In particolare lo sfruttamento delle risorse territoriali di queste regioni è stato intenso e troppo spesso senza la necessaria razionalità.
Ne sono testimonianza:
- La localizzazione lungo le coste di attività altamente inquinanti come le industrie petrolchimiche e le raffinerie;
- La costruzione di centrali termoelettriche insediate in alcune fra le aree più pregiate per presenze artistiche e naturalistiche;
- Lo sviluppo di un'agricoltura con forte impiego di sostanze chimiche, sia per la fertilizzazione che per la difesa delle colture;
- Una eccessiva concentrazione di impianti per la produzione zootecnica, con caratteristiche industriali, lungo i corsi d'acqua principali (a partire dal Po, che scarica in Adriatico il 40% delle acque reflue dell'intero territorio italiano);
- Un aumento esponenziale degli insediamenti civili e produttivi con gravi effetti di impermeabilizzazione del territorio ed eccessiva concentrazione della popolazione nei principali centri abitati;
- Un'abnorme dilatazione dei consumi pro capite senza un'adeguata, razionale ed efficace capacità di contenere i conseguenti effetti negativi;
- Una concentrazione spazio-temporale dell'industria delle vacanze e del turismo di massa che pone il problema di un alleggerimento del carico antropico a favore dello sviluppo di un turismo con livelli di qualità più elevati anche come condizione per poter avere una effettiva destagionalizzazione e migliori risultati economici;
- Un aumento esponenziale dello sforzo di pesca che ha evidenziato l'emergere di gravi problemi per il settore;
La proposta che più si addice ad affrontare la centralità della questione ambientale in Adriatico è quella di rilanciare la richiesta di un'assunzione nuova da parte di tutti. La richiesta dell'istituzione dell'area sensibile nell'Alto e Medio Adriatico può dare un quadro di certezza e di norme agli interventi necessari per la tutela e la valorizzazione di questa grande risorsa. Una maggiore attenzione a questo tema può aiutare l'azione per contenere tutti i tipi di inquinamento (chimico e organico), sia proveniente da fonti situate a terra (principalmente nel bacino Padano Adriatico) che dal mare (traffici di sostanze pericolose, inquinamento diffuso causato dal traffico da diporto, presenza di carrette del mare).
L'idea di una vera e propria vertenza ambientale dell'Adriatico affonda le sue radici nella storia di una civiltà che ha visto il mare come elemento comune delle popolazioni costiere, nel bene e nel male. Dall'antichità ai fasti della Repubblica di Venezia, ai contrasti e all'oblio del novecento. Dopo un periodo di decadenza, guerre, marginalizzazioni e degrado ambientale, si affaccia la possibilità di un grande futuro con la conquista di una nuova centralità, la valorizzazione dei tesori artistici, territoriali, ambientali ed economici presenti sulle coste.
Con l'allargamento dell'Europa e la caduta delle frontiere si aprono nuovi scenari. Una nuova collaborazione fra le popolazioni rivierasche per la rinascita di una civiltà di origini antiche e grandi prospettive con lo sviluppo della ricerca, la gestione attenta e consapevole delle ricchezze ambientali ed economiche, una pesca più rispettosa degli equilibri biologici, un turismo d'eccellenza, un'agricoltura e un'economia di qualità.
Per realizzare una vera e propria rinascita di un territorio costiero e marino che ha avuto un grande passato e che sta riscoprendo, in questa fase storica, le proprie origini comuni e ampie potenzialità territoriali ed economiche, è necessaria una spinta, già presente su molti fronti. Questa è la base per poter iniziare la ricostruzione di una collaborazione importante fra popoli diversi che hanno sempre avuto come elemento comune il mare. Nonostante i guasti delle politiche che hanno marginalizzato l'importanza del Mare Adriatico nel corso del novecento, appare auspicabile e necessario l'impegno di tutte le realtà istituzionali, politiche ed economiche delle sue coste, per avviare una collaborazione che porti alla rinascita dell'intera area.
La qualità delle acque, buon indicatore ambientale non solo delle coste, essendo il punto di raccolta degli scoli interni, da anni viene monitorata da Goletta Verde sul versante italiano e dallo scorso anno anche con prelievi in acque croate. La sequenza storica dei dati rilevati disegna nel medio periodo una situazione migliorata, ma non sanata, permanendo la forte pressione antropica lungo le coste, soprattutto italiane, e lo scarico di circa un terzo delle acque dolci dell'intero bacino.
La fragilità dell'equilibrio ecologico è data dalla scarsa profondità e dal modesto ricambio delle acque, un eventuale scenario con il verificarsi di incidente con sversamento di inquinanti deve prevedere la scarsa, se non nulla, possibilità di dispersione con conseguente inquinamento delle coste.
Di fronte a questa situazione è necessario un preciso impegno politico a continuare i lavori per la realizzazione di una "Area Marina Particolarmente Sensibile" riconosciuta dall'Organizzazione Marina Internazionale.
Il riconoscimento cioè dell'Alto Adriatico come "un'area che necessita di una protezione speciale attraverso l'azione dell'OMI e per la sua rilevanza dovuta a riconosciute ragioni ecologiche, socio-economiche o scientifiche e che può essere vulnerabile all'impatto ambientale delle attività legate al traffico marittimo". La proposta di identificazione deve provenire all'OMI dagli Stati interessati.
In un'area AMPS, che può comprendere acque territoriali e internazionali, l'OMI può approvare le misure internazionali di regolamentazione del traffico marittimo proposte dallo Stato (o Stati) interessato. Tali misure devono essere comprese nel quadro di quelle esistenti in ambito OMI (sicurezza della navigazione, prevenzione e tutela ambientale).
I dati raccolti dalla Commissione mista italo-croata-slovena, che sta discutendo l'ipotesi di una AMPS nell'Alto Adriatico, sottolineano che gli sversamenti accidentali di idrocarburi sono una piccola quota del totale degli scarichi dovuti al traffico marittimo, la maggior parte di essi infatti, dall'80 al 95% a seconda dei criteri di stima, è determinata da operazioni di routine, in particolare il zavorramento e il lavaggio delle cisterne.
L'impegno richiesto agli Stati rivieraschi dell'Alto Adriatico è, tra l'altro un'adeguata risposta alla richiesta dell'Unione Europea di particolare attenzione all'individuazione di aree marine sensibili dove è indispensabile una messa in sicurezza dei traffici e una riduzione significativa delle possibilità di incidenti.
Dal 7 al 21 Agosto, durante la presenza di Goletta Verde nel medio e Alto Adriatico, stanno avendo luogo momenti di intervento dell'imbarcazione di Legambiente a Pescara, Numana, Rimini, Cesenatico, Ravenna, Venezia, Monfalcone, Pola e Lussino per sensibilizzare cittadini, turisti e Governi sulla necessità di una più attenta tutela del mare e lo sviluppo di azione positive per un turismo rispettoso dell'ambiente marino e costiero.
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