Ai due appuntamenti internazionali del cinema sono in concorso alcuni film di registi balcanici. Una breve presentazione a cura di Nicola Falcinella
Un film bosniaco, "Gori Vatra - Fuse" di Pjer Zalica, in concorso a Locarno (6-16 agosto) e un film serbo, "Sjaj u ocima - Sguardi d'amore" di Srdjan Karanovic, in gara a Venezia (27 agosto - 6 settembre). Due storie legate alle guerre degli anni '90 nei principali festival cinematografici delle prossime settimane. La prima raccontata da un regista al suo primo lungometraggio dopo essersi fatto notare con una serie di corti. La seconda, lavoro di uno dei maggiori cineasti serbi che torna alla fiction dopo 12 anni.
"Gori Vatra" è una commedia amara, ambientata in un villaggio bosniaco nell'immediato dopoguerra. Zalica mette in scena contrasti e contraddizioni tra gruppi religiosi ed etnici, alla ricerca di un equilibrio difficile dopo che i vicini e gli amici si sono duramente combattuti. Dramma, ricordi, incubi e ironia quando il paese si deve preparare unito alla visita del presidente Usa Bill Clinton.
"Sjaj u ocima - Sguardi d'amore" ha già invece una distribuzione italiana, l'Istituto Luce. Una distribuzione (Fandango di Domenico Procacci) hanno anche l'atteso nuovo film di Emir Kusturica, "Gladno Srce - Hungry Heart" (con Slavko Stimac, sempre ambientato durante la guerra '92 - '95) che avrebbe dovuto essere a Venezia ma non è ancora completato, e "Jagoda u Supermarketu - Jagoda al supermercato" di Dusan Milic con Branka Katic e Srdan Todorovic, presentato con successo al Festival di Berlino. Entrambi usciranno nelle sale in autunno.
Il film di Karanovic si colloca in una Belgrado in stato d'assedio. Un giovane studente si lascia vivere in una città sempre più rifugio di profughi e reduci della pulizia etnica. Un giorno incontra per la città una ragazza bellissima ma di etnia diversa, sbagliata, insomma. La storia d'amore è costellata da mille ostacoli e dalle improvvise apparizioni dei fantasmi del passato.
Karanovic, diplomato come Paskalijevic, Kusturica e tanti altri alla celebre Famu di Praga, ha alle spalle 7 lungometraggi tra il '73 e il '91, tutti premiati ai festival (Cannes, Venezia, Istanbul, Valencia), sceneggiature, serie tv, oltre 70 documentari e negli anni '90 ha insegnato regia nelle università di Boston e New York. Ora insegna alla facoltà di Arti drammatiche a Belgrado. "Volevo fare una piccola favola contemporanea - ha spiegato il regista - Una storia d'amore tra giovani che cercano di vivere una vita normale in condizioni disumane. Da una parte ho cercato di tenere uno stile documentario, dall'altra usare molta luce e una musica melodica con un tocco nostalgico: un documentario fiabesco, insieme amaro e ottimista. Ho scelto attori provenienti da tutte le parti dell'ex Jugoslavia, volevo ottenere l'atmosfera che una volta esisteva nel paese che amavo molto ma che non esiste più e che si chiamava Jugoslavia".
In concorso a Locarno anche un film rumeno, "Maria", opera prima di Calin Netzer. I problemi di una donna dopo il crollo del comunismo e dello stato assistenziale. Maria e il marito, uomo disoccupato e violento che beve e gioca, vivono con otto figli in una stamberga buia. L'unica prospettiva per Maria è la prostituzione.
Il "Concorso video" del festival svizzero presenta il mediometraggio serbo "Casting" di Goran Radovanovic, mentre nel sezione "Cineasti del presente" è incluso il collettivo ungherese "A Bus Came" di Viktor Bodo, Gyorgy Palfi, Ferenc Torok, Arpad Shilling e Kornel Mundruczo. Un'opera ungherese a più mani è presente, come proiezione speciale anche a Venezia. "From Europe Into Europe" un mediometraggio originale e molto interessante realizzato da 10 registi (fra loro Szabo, Jancso e Kovacs). Ciascuno di essi ha esposto in pochi minuti perché l'Ungheria fa parte dell'Europa e cosa pensa dell'ingresso nell'Unione Europea.
sul cinema balcanico vedi anche:
- Lettere al vento
- Un documentario:
- I Balcani al Festival di Cannes