L’attribuzione del Nobel per la letteratura a Peter Handke ha risvegliato ferite dalla Bosnia Erzegovina al Kosovo, dove ci si ricorda del sostegno costante dello scrittore austriaco al regime di Slobodan Milošević
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans l'11 ottobre 2019)
“So di non sapere. Non conosco la verità. Ma guardo. Ascolto. Percepisco. Mi ricordo. Per questo sono oggi qui presente, vicino alla Jugoslavia, vicino alla Serbia, vicino a Slobodan Milošević”. Peter Handke era certo di provocare uno scandalo pronunciando queste parole al funerale di Milošević, il 18 marzo 2006, a Požarevac, città natale dell'ex presidente serbo, dove era uno dei pochi ospiti stranieri.
La sua vicinanza con il nazionalismo serbo era già cosa nota. Nel 1996 aveva pubblicato sulle colonne del Süddeutsche Zeitung, 'Un viaggio d'inverno ovvero giustizia per la Serbia' (uscito in Italia per Einaudi).
In questo testo, pubblicato meno di un anno dopo il massacro di Srebrenica, lo scrittore austriaco intendeva denunciare la parzialità del trattamento mediatico dei conflitti jugoslavi. Definisce ad esempio il Frankfurter Allgemeine Zeitung “quotidiano centro-europeo divoratore di serbi”, mettendosi nei panni di chi conta gli errori e le scorciatoie dei media. Di fronte a chi lo giudicherà si pone come colui il quale ha visto, ha incontrato i protagonisti di quelle vicende, che ha parlato loro e che trasmette le loro parole. Colui che possiede l'oggettività. Ovvio, come molti altri viaggiatori europei prima di lui, Peter Handke non ha incontrato che coloro le cui narrative rispondevano alle sue convinzioni.
Come logica conseguenza del suo Viaggio invernale, ha fortemente condannato i bombardamenti Nato contro la Jugoslavia nel 1999 ed il suo coinvolgimento lo ha condotto, negli anni 2000, a visitare le enclave serbe del Kosovo, in particolare quella di Velika Hoča. La costanza di questo impegno gli è valsa forti critiche, in particolare di altri scrittori, impegnati nel sostegno della Bosnia Erzegovina e nel denunciare il regime di Milošević ed ha messo in secondo piano la dimensione più letteraria della sua opera.
Al di là dell'evidente gusto per la provocazione, i legami tra lo scrittore e la Jugoslavia portano lontano. Peter Handke è nato nel 1942 nella Carinzia austriaca da padre tedesco e madre slovena. La Slovenia e, attraverso quest'ultima la Jugoslavia di cui faceva parte sino al 1991, è divenuta per lui la terra promessa di una ruralità idealizzata e di una resistenza al nazismo del quale portava eredità attraverso la sua linea paterna.
Tempesta nei Balcani
L'annuncio dell'attribuzione del premio Nobel ha suscitato forti reazioni in tutti i Balcani. Gli albanesi del Kosovo sono stati i primi a reagire. Il giornalista Adriatik Kelmendi ha definito questo premio una “vergogna” e l'ambasciatrice del Kosovo negli Stati uniti, Vlora Çitaku, ha citato su Twitter una frase attribuita ad Handke, che avrebbe dichiarato di aver voluto essere un “prete ortodosso per difendere il Kosovo”. A suo avviso il comitato che attribuisce il premio Nobel avrebbe ricompensato una persona che fa propaganda della peggior specie.
L'Accademia delle arti e delle scienze del Kosovo (AShAK), in una lettera inviata all'Accademia del premio Nobel, ha espresso la propria indignazione, definendo Peter Handke un "propagatore di idee fasciste di sottomissione e messa in schiavitù dei popoli" e un "partigiano appassionato di Milošević e delle sue guerre genocidarie". E' stata lanciata anche una petizione on-line per chiedere la revoca del premio.
Lo scrittore serbo Saša Ilić, citato da Radio Slobodna Evropa , è altrettanto severo, ritenendo che questo premio Nobel "soddisferà tutti i nazionalisti". Aggiunge poi: "Alcune istituzioni culturali europee sembrano dunque aver voluto separare l'aspetto letterario dell'opera di Handke dal suo impegno politico, cioè le sue provocazioni al fianco di Milošević".
E' paradossalmente il giornalista e scrittore di Sarajevo Ahmed Burić a dimostrarsi il più misurato, ricordando che il premio Nobel non è assegnato "secondo criteri politici" e evidenziando che alcuni testi di Peter Handke sono dei capolavori.
Dai nostri archivi
Nel 2005 anche il quotidiano belgradese Danas aveva espresso una dura critica alle tesi di Peter Handke uscite sulla rivista internazionale Literaturen