Da città simbolo della pulizia etnica a città simbolo dei rientri delle minoranze. Un paradosso positivo al quale ha contribuito anche la società civile trentina
Prijedor, nord della Bosnia Erzegovina. Una città di 100.000 abitanti, simbolo della pulizia etnica. Omarska, Trnopolje, Keraterm, i nomi di alcun dei campi di concentramento dove centinaia di persone vennero barbaramente uccise durante il conflitto che ha sconvolto al Bosnia Erzegovina.
C'è voluto coraggio, e soprattutto l'estrema convinzione che l'unica strada per combattere il nazionalismo fosse il dialogo e non gli embarghi, a spingere un gruppo di attivisti trentini, nel 1997, a visitare questa città ed a stringere i primi contatti. Non naturalmente con i responsabili di quegli orrendi crimini ma con quello che rimaneva di una società civile soffocata dalla guerra.
Sono stati quelli i primi passi di un proficuo ed ancor oggi intenso rapporto tra la città bosniaca ed il territorio trentino che ha portato, tra l'altro, all'istituzione di un'Agenzia per la democrazia locale sostenuta dal Consiglio d'Europa.
Due i principali percorsi intrapresi. Quello dello sviluppo locale e della valorizzazione del territorio per favorire il rilancio di un'economia messa in ginocchio dalla guerra e creare gli anticorpi rispetto agli aspetti più aggressivi dell'economia di mercato; e quello della riconciliazione tra le comunità che abitano il territorio.
Se nel 1997 la municipalità di Prijedor era praticamente monoetnica, e cioè esclusivamente serba, gli anni successivi sono stati caratterizzati dal rientro di molti dei quali abitavano nell'area prima dello scoppio del conflitto. Più di 20.000 persone hanno fatto rientro. Prijedor da simbolo della pulizia etnica è divenuta simbolo dei rientri delle minoranze. Un positivo paradosso al quale ha contribuito anche la società civile trentina e di Prijedor.
A Civitas la città di Prijedor avrà un proprio stand dove presenterà il suo territorio attraverso le sue risorse umane, naturali, culturali, ed economiche. Prijedor si presenterà come la città della Bosnia Erzegovina dove maggiore è stato il ritorno dei cittadini costretti a lasciare le loro case durante la guerra, come una città che ha aperto spazi di dialogo e convivenza e di rinascita civile.
Lo stand esporrà le produzioni della Prijedorchanka, azienda di lavorazione della frutta, del biscottificio Mira ed i manufatti artigianali realizzati da associazioni di donne di Prijedor. Vi saranno anche i prodotti agricoli biologici di una cooperativa di donne (Biofood) che si sono unite e hanno avviato con successo questa produzione. Tra le altre cose anche le presentazioni del Parco Nazionale Kozara e del Centro ecologico Loncari, luoghi di grandi potenzialità per il turismo. Infine, lo stand presenterà i progetti e le iniziative realizzate in partenariato tra la comunità trentina e la comunità di Prijedor in questi anni di intense relazioni e cooperazione.