Il passaggio da un'economia socialista ad un'economia di mercato è tutt'ora in corso nei Balcani. L'Osservatorio ha già pubblicato numerosi articoli in proposito.
Attraverso l'analisi del processo di privatizzazione si può ripercorrere la storia dei Balcani in questi ultimi dieci anni. E non è certo virtuosa. Soprattutto durante gli anni della guerra in Croazia e poi in Bosnia la vicenda delle privatizzazioni in quasi tutti i Paesi balcanici è legata a doppio filo con l'emergere di classi dirigenti mafioso-nazionaliste. Ecco allora che poche famiglie molto vicine a Tudjman controllano enormi ricchezze in Croazia e lo stesso avviene con l'entourage di Milosevic in Serbia.
Vi è poi una seconda fase, quella della cosiddetta "normalizzazione" che stiamo attraversando tutt'ora. I governi autoritari vengono sostituiti da Governi accettati dalla Comunità Internazionale ed i Paesi più colpiti dalla guerra pian piano cercano di uscirne. Ed anche in questa fase l'analisi dei processi di privatizzazione può aiutare a capire dove si stia andando. Spesso infatti si attendono a braccia aperte investitori stranieri che però tardano ad arrivare (vd. il caso del centro commerciale Sarajka a Sarajevo) o se arrivano non impiegano molto ad attuare pesanti restrutturazioni con immediate e dolorose conseguenze sull'occupazione.
L'Osservatorio sui Balcani ha cercato in questo anno e mezzo di attività di prestare particolare attenzione a questi fenomeni. Con analisi Paese per Paese (vd. quelle su Croazia e Bosnia) ma seguendo anche casi più specifici come ad esempio quello emblematico della birreria Niksicko Pivo in Montenegro. Qui sotto inseriamo alcuni link agli articoli che riteniamo più interessanti.
La rapina del secolo. Breve storia delle privatizzazioni in Croazia
Privatizzazioni in Bosnia: tra scandali e grosse aspettative
Privatizzazioni in Kossovo. Una rapina?
Tabacco, birra ed energia: le montagne russe delle privatizzazioni
Serbia: cammino accidentato tra privatizzazioni e licenziamenti