Tito

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Soldi ricevuti dagli Usa in cambio di un famigerato programma spaziale jugoslavo. Sarebbe avvenuto nel 1961. Verità o bufala? Ora un documentario ricostruisce la vicenda

04/04/2016 -  Luciano Panella

All’inizio degli anni ’60, in piena guerra fredda, la competizione tra americani e russi nella conquista dello spazio sembrava volgere a favore di questi ultimi. Fu allora che tra i due contendenti si inserì un terzo personaggio, il Maresciallo Tito che, spregiudicatamente, riuscì a vendere agli americani il programma spaziale che la Jugoslavia stava elaborando in gran segreto, in cambio di aiuti economici per il proprio paese.

Sembrerebbe questa la tesi del film Houston, we have a problem. Yugoslav space program: myth or reality? (Houston, abbiamo un problema: il programma spaziale jugoslavo: mito o realtà?) del regista sloveno Žiga Virc, della cui lavorazione si parla già da qualche anno e la cui uscita è prevista per il prossimo mese di maggio in Slovenia e in Croazia.

Sembrerebbe, perché gli stessi autori del progetto, Žiga e Boštjan Virc, più che dare delle risposte, sembrano soprattutto voler suscitare una discussione sul presunto programma spaziale jugoslavo degli anni ’60, che si sarebbe sviluppato dalle ricerche dell’ingegnere sloveno Herman Potočnik, pubblicate nel 1929 con il nome di Hermann Noordung. Queste ricerche, avveniristiche per l’epoca, riconosciute come un contributo importante nella storia della conquista dello spazio, contengono anche molte intuizioni che sarebbero state sviluppate successivamente.

La tesi del film sembrerebbe essere quella per cui il Presidente Tito, sempre alla ricerca di aiuti economici per la Jugoslavia, e sempre brillantemente in equilibrio tra i due blocchi, abbia venduto agli americani nel 1961 il programma spaziale che la Jugoslavia stava mettendo a punto in una località misteriosa al confine tra Croazia e Bosnia, sulla base degli studi dell’ingegner Potočnik, programma che la Cia era riuscita a scoprire.

Il trailer del film è molto accattivante: un vecchissimo scienziato sulla sedia a rotelle, ripreso da lontano, che dopo decenni rompe la consegna del silenzio, i laboratori segreti in puro stile 007, la voce di Nixon che alla fine del trailer promette minacciosa di “bombardare questi bastardi in Jugoslavia”.

 

Non è chiaro se la presunta cessione sia stata richiesta, favorita o proposta e da quale dei vari soggetti in gioco; il trailer del film lascia intendere che in realtà il programma spaziale fosse poco affidabile, se non addirittura un falso creato ad arte, e che il suo conseguente fallimento abbia avuto come conseguenza l’ira degli americani verso Tito. Si inseriscono nella ricostruzione anche alcune coincidenze storiche, come ad esempio un fallito attentato a Tito, durante la sua visita negli Stati Uniti, attentato di poco precedente a quello del presidente Kennedy. Fatti storici reali mescolati a ricostruzioni e supposizioni, in un’atmosfera romanzesca da spy story.

Quasi a mettere le mani avanti, il progetto viene descritto dagli autori come “basato su fatti reali con una parte di fiction” e l’impostazione è quella del cosiddetto docudrama, in cui la fiction si alterna a inserti di foto e filmati d’epoca autentici. A giudicare dai commenti su Internet e sui media, apparsi in questi anni di ricerche e di lavorazione, prevalgono le critiche e le perplessità, soprattutto sulla tecnica del docudrama, che dà un’apparenza di autenticità a qualunque fantasia romanzesca, soprattutto quando si parla di argomenti storici controversi e lontani nel tempo, su cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Lo stesso titolo, se vogliamo, è un po’ fuorviante, visto che la frase “Houston, abbiamo un problema” si riferisce ad un episodio diverso nella storia delle conquiste spaziali, ovvero la spedizione spaziale americana Apollo 13, che però è del 1970.

Una spy story, che mescola elementi reali e fiction: viene da pensare che forse proprio questa formula un po’ romanzata del docudrama sia il mezzo giusto per trattare un episodio storico come questo, come altri episodi misteriosi in cui la realtà e il mito quasi si confondono, un mezzo dove forse più che arrivare ad una ricostruzione storica, si cerca soprattutto di evocare un’atmosfera, e un mondo in cui, al di là dei sorrisi e delle foto ufficiali, tutti sono contro tutti.