Sono trascorsi dieci anni da quando è stato istituito il Tribunale Internazionale dell'Aja. In questo articolo di IWPR si approfitta di questo anniversario per chiedersi se le aspettative maggiori siano state o meno soddisfatte. Traduzione a cura di OB.
Dieci anni fa il Tribunale Internazionale dell'Aja avviava i suoi lavori e l'anniversario è arrivato quando nessuno è ancora sicuro se questo grande esperimento avrà o meno successo.
Una trafila di polemiche ha coinvolto in queste ultime settimane giudici e pubblici ministeri del Tribunale, in un momento nel quale, per essere onesti, si stanno comunque tenendo un numero record di processi.
Una delle più recenti ha coinvolto il giudice Patrick Robinson che ha commentato la sentenza a carico di Predrag Banovic, serbo di Bosnia, che ha confessato di aver pestato a morte cinque musulmano bosniaci nel campo di prigionia di Keraterm.
I pubblici ministeri, la difesa, due dei tre giudici coinvolti nella sentenza ritenevano che otto anni di reclusione fossero sufficienti ma Robinson era d'opinione contraria. In un paragrafo della sentenza ha espresso la propria opinione dissenziente. "Ritengo che il crimine commesso dall'accusato, che riguarda ben cinque omicidi derivati dalla sua partecipazione al pestaggio delle vittime ... esiga una detenzione più lunga di otto anni".
Il sospetto è che i giudici abbiano fatto passare una sentenza di questo tipo per incoraggiare altri incriminati a dichiararsi colpevoli.
Sono arrivate poi le dichiarazioni di Carla del Ponte delle indagini in corso in merito all'ex Presidente bosniaco Alija Izetbegovic per crimini di guerra. La procuratrice generale lo ha reso noto mentre i cittadini di Sarajevo sotterravano il loro ex leader.
La Del Ponte recentemente sembra inoltre aver interrotto la sua politica di indagare e perseguire solo i vertici più alti delle istituzioni e strutture resesi colpevoli di crimini contro l'umanità. Ha infatti avviato un procedimento a carico di due albanesi del Kossovo, guardie in un campo di detenzione, sollevando le molte perplessità: c'è infatti chi afferma che lo abbia fatto solo perché era necessario incriminare anche qualche albanese, per dimostrare sul Kossovo un po' di equilibrio visto che la maggior parte degli indiziati appartengono alla comunità serba.
La procura sta subendo molte critiche anche per la sua politica di "barattare" le confessioni e le dichiarazioni di colpevolezza. Vi è l'impressione che sempre più spesso si tenti di portare gli accusati ad ammettere i propri crimini, in modo da evitare il costo in termine di tempo e risorse finanziarie del condurre un intero processo.
Qualcuno afferma che oramai la disparità tra le sentenze emesse a carico di chi si è dichiarato colpevole e di chi si è invece dichiarato innocente siano talmente evidenti che qualcuno potrebbe essere tentato di confessare crimini per i quali non si ritiene responsabile.
Già un accusato, Momir Nikolic, durante la contrattazione con la procura sulla confessione ha rivelato nuovi elementi. C'è il timore che altri accusati siano tentati di abbellire le loro dichiarazioni per arrivare a contrattazioni simili.
Dietro a tutto questo vie è il Consiglio di Sicurezza i cui membri, guidati dagli Stati Uniti, sono sempre più ansiosi di vedere il Tribunale sui crimini di guerra concludere il proprio operato.
Si teme che il Tribunale dell'Aja possa non riuscire a terminare quando iniziato entro il 2010, termine fissato non più tardi dello scorso agosto. E vi sono voci secondo le quali nelle prossime settimane potrebbe arrivare il divieto ai pubblici ministeri di avviare nuovi processi.
E poi vi è il processo a Milosevic: che continua nonostante ora sia momentaneamente fermo per tre settimane a causa delle precarie condizioni di salute dell'ex Presidente della Serbia.
I pubblici ministeri possono rimproverare solo se stessi per aver insistito che il processo a Milosevic avrebbe coinvolto non solo i crimini commessi durante la guerra in Kossovo ma anche quelli delle guerre in Bosnia Erzegovina ed in Croazia. Il risultato è che vi è un capo d'accusa di misure dinosauriche, che si trascinerà avanti perlomeno per due anni. Senza poi contare i successivi appelli.
Molti si chiedono come mai il caso del Kossovo, che sembra essere quello dove Milosevic è più coinvolto, non è stato trattato in modo separato. In modo da toglierselo dai piedi prima delle conseguenze legate ad una salute dell'accusato sempre più precaria. Si poteva terminare con la questione del Kossovo e poi, in seguito al verdetto, iniziare con Bosnia e Croazia.
Se la salute di Milosevic peggiorerà a tal punto da essere costretti a sospendere il processo vi saranno molte facce arrabbiate all'interno della procura.
Queste sono questioni importanti anche perché hanno forti conseguenze sul pubblico dei Balcani.
I serbi rimangono testardamente contro il Tribunale, i croati altamente scettici ed ora anche albanesi del Kossovo e musulmani bosniaci, di primo acchito suoi sostenitori, sono confusi sulle recenti controversie.
Ma gli ottimisti forniscono uno sguardo ben diverso: nonostante siano seri, affermano, questi incidenti non sono niente più che interferenze che ogni sistema di giustizia rigurgita.
Verdetti controversi e giudici dissenzienti non sono certo una novità e, affermano gli ottimisti, mostrano la forza e non la debolezza del sistema dell'Aja. Nello stesso modo in cui alcune sentenze di assoluzione sono meglio che un cento per cento di sentenze di condanna.
E dietro a queste controversie c'è un Tribunale che sta lavorando a ritmi molto alti: c'è ora un numero record di casi di fronte alla corte, e per ogni sentenza controversa ve ne sono più di una dozzina dove sembra si sia fatta giustizia.
Molte persone hanno dovuto esporre i loro crimini ed hanno ricevuto condanne a lunghi anni di prigione, per crimini che in guerre precedenti attorno al globo erano rimasti impuniti. Il sistema dell'Aja non è perfetto ma, affermano i suoi sostenitori, ha dimostrato di saper funzionare.
Gli anniversari sono sempre una buona occasione per fare considerazioni, ma la questione irritante di questo Tribunale è che un decennio trascorso non è sufficiente per arrivare a qualche considerazione.
Tanto per cominciare, anche se il Tribunale dell'Aja ha iniziato ad operare dieci anni fa, non ha avuto a disposizione un pubblico ministero prima dell'anno successivo. La prima sentenza è poi arrivata solo nel 1996, tre anni dopo la sua creazione, uno dopo la fine della guerra in Bosnia Erzegovina.
La verità è che la giuria è ancora riunita a discutere se il più grande esperimento di giustizia globale sia funzionato o meno. E potrebbe impiegare ancora un po' per farlo.
Chris Stephen - IWPR
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