Bandiere dell'UE - © symbiot/Shutterstock

Bandiere dell'UE - © symbiot/Shutterstock

Rafforzare le strutture dell'Unione europea, per riprendere il processo di allargamento promesso vent'anni fa ai paesi dei Balcani occidentali. La Germania prova a rilanciare, ma l'UE deve fare i conti con un clima di frustrazione e rassegnazione preoccupante

07/11/2023 -  Nenad Kreizer

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle , il 3 novembre 2023)

I bambini nati nel 2003 – anno della famosa “promessa di Salonicco”, quando tutti i paesi dei Balcani occidentali ottennero rassicurazioni su una futura piena adesione all’UE – sono ormai cresciuti e chiedono ai loro genitori: “Che ne è di quell’allargamento?”.

“Dobbiamo forse aspettare che tra vent’anni un’altra generazione si chieda che fine abbia fatto quella promessa?”. Con questa domanda, la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock giovedì 2 novembre a Berlino ha inaugurato una conferenza sul rafforzamento della struttura dell’UE nell’ottica di un ulteriore allargamento.

La conferenza, intitolata “Un’Europa più grande e più forte”, ha riunito una ventina di ministri degli Esteri degli stati membri dell’UE e dei paesi candidati all’adesione con l’obiettivo di dare nuovo slancio all’idea che nel rafforzamento delle istituzioni dell’UE vede un passo imprescindibile da compiere per essere meglio preparati per nuovi allargamenti. “Non si tratta di apportare modifiche di facciata, bensì di rinforzare la struttura dell’UE in modo da poter reggere ulteriori allargamenti”, ha affermato Annalena Baerbock.

Anche nel corso di una riunione del Consiglio europeo , tenutasi lo scorso 6 ottobre a Granada, si è convenuto sulla necessità di procedere parallelamente su due fronti: da un lato consolidare le istituzioni dell’UE, dall’altro portare avanti il progetto di allargamento. La conferenza di Berlino è stata organizzata con l’intento di dare un nuovo impulso ad un processo che – come ha spiegato Annalena Baerbock – tutti considerano necessario, ma nessuno sa come realizzare. “La questione non è più se rafforzeremo l’UE, ma come lo faremo”, ha precisato la ministra Baerbock rivolgendosi ai suoi omologhi dell’UE e dei paesi candidati.

L’avvicinamento passa dalle riforme

Nel corso della conferenza di Berlino, Baerbock ha esposto anche alcune idee su come riformare l’UE per rendere realistica la prospettiva di un allargamento “prima che cresca una nuova generazione”. La ministra tedesca si è focalizzata innanzitutto sulle istituzioni dell’UE, affermando che il futuro allargamento dell’Unione non dovrebbe portare ad un’ulteriore crescita delle istituzioni in termini numerici poiché – come ha sottolineato la ministra – è risaputo che le istituzioni UE sono già troppo grandi. Una delle proposte avanzate dalla Germania riguarda la riduzione dei membri della Commissione europea (attualmente vi è un commissario per ogni stato membro).

Tra le riforme da intraprendere vi è anche una revisione dei meccanismi decisionali dell’UE. Un compito che si preannuncia complesso, considerando che alcuni piccoli stati membri si oppongono all’estensione del sistema di voto a maggioranza qualificata a tutti gli ambiti, temendo che i loro interessi possano essere minacciati.

“Un’idea per tranquillizzare gli scettici che temono di poter essere messi in minoranza è quella di introdurre una sorta di cartellino giallo quando diventa necessario trovare un compromesso. Ci sarà anche un cartellino rosso, da utilizzare però solo per risolvere situazioni e questioni straordinarie”, ha spiegato la ministra Baerbock.

Per quanto riguarda invece i paesi candidati, la Germania propone di implementare alcuni meccanismi di avvicinamento all’UE prima dell’adesione a pieno titolo. Annalena Baerbock ha lanciato una proposta concreta. “Perché ad esempio non invitare i paesi che hanno chiuso determinati capitoli negoziali a partecipare ad alcune riunioni del Consiglio dell’UE? Così sarebbero presenti agli eventi in cui si decide il futuro dell’UE, invece di partecipare solo una volta all’anno al vertice sull’allargamento”.

Oltre alla carota, c’è però anche il solito bastone. L’idea è quella di vincolare strettamente l’accesso ai finanziamenti UE al rispetto degli standard dello stato di diritto. “Dobbiamo reagire con maggiore prontezza se un paese candidato calpesta continuamente i nostri valori comuni”, ha sottolineato la Baerbock.

A Berlino è stato anche espresso l’auspicio che si continui a discutere e avanzare nuove idee sull’allargamento anche durante il semestre di presidenza belga dell’UE, che si apre il primo gennaio 2024.

Colmare il vuoto in attesa dell’adesione a pieno titolo

Cosa ne pensano i paesi candidati, i cui rappresentanti hanno partecipato alla conferenza di Berlino? Tanja Miščević, ministra serba dell’Integrazione europea, ha spiegato che tutti i paesi candidati concordano su un punto: l’adesione a pieno titolo all’UE non ha alternative. Per Miščević, la strada giusta da perseguire è un’integrazione graduale, focalizzata sull’economia.

“Una rapida integrazione nei settori chiave del mercato UE – penso ad esempio ai trasporti, all’energia, alla tutela dell’ambiente, ma anche alla politica digitale – è la strada migliore per dimostrare la nostra prontezza a partecipare alle politiche dell’UE anche prima di aderirvi. Un aspetto ancora più importante – che sicuramente si rivelerà vantaggioso per i cittadini – è che velocizzare i trasporti significa rendere più rapida anche la circolazione dei beni e dei servizi, così come allinearsi alla politica energetica dell’UE significa garantire stabilità e sicurezza nell’approvvigionamento energetico. Ora aspettiamo il parere della Commissione europea sul piano di sviluppo, in modo da poter realizzare quelle buone idee”, ha spiegato Miščević a margine della conferenza di Berlino.

Per Bujar Osmani, ministro degli Esteri della Macedonia del Nord, i paesi candidati devono abbandonare quella logica binaria “aderire o non aderire” e impegnarsi a colmare il vuoto fino all’adesione a pieno titolo con nuove forme di avvicinamento all’UE.

“Il problema è l’insistenza sugli aspetti formali sull’adesione. Per noi conta di più l’integrazione, cioè la capacità di soddisfare i requisiti e di integrarsi gradualmente, così da poter accedere al mercato e ai fondi strutturali dell’UE”, ha sottolineato Bujar Osmani.

Alla conferenza di Berlino hanno partecipato anche i rappresentanti di altri paesi dei Balcani occidentali, tra cui la ministra degli Esteri kosovara Donika Gërvalla e i suoi omologhi montenegrino e bosniaco-erzegovese, Filip Ivanović ed Elmedin Konaković.

Frustrazione e rassegnazione preoccupante

Tanja Fajon, ministra degli Esteri slovena, già relatrice del Parlamento europeo per i Balcani occidentali, ha affermato che bisogna cogliere l’attuale momentum per rilanciare il processo di allargamento, mettendo però in guardia su un “pericoloso calo” del sostegno all’integrazione europea nei paesi della regione.

Anche Annalena Baerbock – definendo l’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali, all’Ucraina e alla Moldavia un obiettivo importante dal punto di vista “geostrategico e geopolitico” a causa della politica aggressiva del presidente russo Vladimir Putin – ha sottolineato che nei paesi dei Balcani occidentali si sta diffondendo un sentimento di frustrazione e rassegnazione per via del protrarsi del processo di adesione. “È una frustrazione che gli altri sanno sfruttare, eccome”, ha dichiarato la Baerbock alludendo al Cremlino.

Alla conferenza di Berlino è intervenuto anche il ministro degli Esteri croato Gordan Grlić Radman, affermando che per Zagabria l’allargamento dell’UE e il rafforzamento della sua struttura sono due processi da realizzare parallelamente. A margine dell’incontro il ministro Grlić Radman ha poi precisato che anche i trattati dell’UE attualmente in vigore permettono di portare avanti il processo di allargamento che “la Croazia sostiene pienamente”. È risaputo che la Croazia appartiene al gruppo degli stati membri contrari alla proposta franco-tedesca per una riforma strutturale dell’UE.

Lo scorso 2 novembre a Berlino non si è parlato molto di una possibile data per l’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali. Tuttavia, la previsione della ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock, secondo cui le riforme strutturali dell’UE dovrebbero essere portate a termine nel corso della prossima legislatura quinquennale del Parlamento europeo, che inizierà dopo le elezioni del 2024, è in linea con l’auspicio del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il quale ha recentemente indicato il 2030 come anno in cui l’UE potrebbe essere pronta per l’allargamento.