Sarajevo, il Parlamento (Foto OBC)

Sarajevo, il Parlamento (Foto OBC)

Il direttore dell'ICITAP, un'agenzia USA volta alla protezione dei diritti umani e alla lotta alla corruzione nel mondo, ha dovuto lasciare improvvisamente Sarajevo. Secondo il settimanale Slobodna Bosna, il funzionario americano sarebbe stato arrestato con l'accusa di corruzione

02/09/2013 -  Rodolfo Toè Sarajevo

Fino alla sua improvvisa partenza da Sarajevo, James Tillman, considerato dai media bosniaci come “il più influente uomo di Washington in Bosnia Erzegovina”, è stato a capo del programma ICITAP (International Criminal Investigative Training Assistance Program ), un programma del Dipartimento della giustizia americano creato negli anni ottanta per sostenere le forze di polizia di paesi di interesse strategico per Washington. Nel 1986, suo anno di nascita, l'ICITAP era stato designato principalmente per il centro America, e in particolare per rafforzare le forze di sicurezza di El Salvador. Con il tempo il programma si è ampliato e, al momento del crollo della Jugoslavia, alcune missioni furono stabilite in tutte le nuove repubbliche balcaniche, persino in Serbia (l'unica eccezione fu costituita dalla Slovenia).

Il compito principale dell'ICITAP è, ancora oggi, quello di addestrare e sostenere le forze dell'ordine di uno stato affinché rispondano a criteri di una maggiore efficacia, trasparenza e democraticità. In Bosnia Erzegovina la missione è cominciata immediatamente dopo la fine della guerra, nel 1996. Da quel momento, attraverso l'ICITAP sono stati formati circa 26.000 ufficiali, un numero che ha contribuito enormemente a modernizzare le forze di sicurezza bosniache, dalla SIPA (State Investigation and Protection Agency) alla polizia di frontiera.

Tillman è considerato il vero 'deus ex machina' del programma in Bosnia Erzegovina e, dopo 15 anni trascorsi nel paese, il diplomatico più influente degli Stati Uniti. Da lui è dipeso il funzionamento di tutte le principali agenzie di sicurezza del paese.

Lo scoop di Slobodna Bosna

Secondo il settimanale Slobodna Bosna , domenica 18 agosto Tillman ha dovuto lasciare la propria posizione a Sarajevo. Secondo fonti anonime, citate dal giornale bosniaco, alla sua partenza dall'aeroporto di Dobrinja sarebbe stato scortato da agenti dell'FBI. Soltanto una volta giunto in patria gli sarebbe stato notificato l'arresto, con l'accusa di corruzione.

L'ambasciata americana a Sarajevo, a distanza di qualche giorno da quanto accaduto (22 agosto), ha confermato ai microfoni dei giornalisti di Balkan Insight che Tillman sarà sostituito alla direzione dell'ICITAP, rifiutandosi però di commentare qualsiasi illazione concernente l'arresto. «Non abbiamo informazioni di alcun tipo», si sono limitati a dichiarare i funzionari della rappresentanza diplomatica.

Mentre i suoi colleghi negavano tutto (anche il fatto, successivamente confermato, che il numero uno dell'ICITAP fosse stato destituito), e adducevano come spiegazione per l'assenza del direttore “vacanze personali” o addirittura “raduni di appassionati della Harley Davidson”, qualcuno ha anche avanzato l'ipotesi che possa essere stato convocato per difendersi in un processo per molestie sessuali ai danni di una collega. Queste informazioni, riportate nell'inchiesta di Slobodna Bosna, provengono tutte da fonti interne all'ICITAP, che hanno però espresso il desiderio di rimanere anonime.

Quale che sia la reale motivazione dell'allontanamento di Tillman, sembra comunque che sia giunta al capolinea la carriera di colui che i media bosniaci hanno definito come “uno degli americani più potenti in Bosnia Erzegovina”.

Il business della ricostruzione militare

Tillman giunse in Bosnia Erzegovina negli anni della ricostruzione del paese, subito dopo gli accordi di pace firmati a Dayton, al seguito dell'impresa di contractors MPRI (Military Professional Resources, Inc.).

La MPRI è un'impresa privata, fondata alla fine dagli anni ottanta da generali dell'esercito americano in pensione. Il suo scopo è il sostegno alle forze armate dei governi alleati di Washington. La società realizzò la propria fortuna in Croazia, quando partecipò alla preparazione della famosa operazione Oluja, nell'agosto 1995, che si concluse con la rapida riconquista della regione della Krajina da parte di Zagabria. Sull'onda di quel successo, riuscì ad aggiudicarsi appalti nella Federazione bosniaca e in Kosovo.

In Federazione, la MPRI si trovò così, a partire dal maggio del 1996, a gestire un programma del valore di 75 milioni di dollari all'anno, chiamato Opremi i obući (“equipaggia e addestra”), la cui storia non fu esente da scandali. Anni fa, un'inchiesta del settimanale DANI denunciò nell'articolo di Djuro Kozar che un gran numero di armi, soprattutto quelle pesanti, e di veicoli corazzati era obsoleto o che, addirittura, non era neppure funzionante: i carri armati, una volta sbarcati nel porto di Ploče, non si mettevano nemmeno in moto. Attraverso il programma Opremi i obući, dunque, i paesi occidentali partecipanti, principalmente Stati Uniti e Turchia, si sarebbero sbarazzati dei propri residuati bellici cedendoli a Sarajevo.

Le relazioni pericolose di Tillman

A partire dalla MPRI, Tillman ha fatto strada. Diventando, molto rapidamente, una vera e propria eminenza grigia all'interno dell'apparato di sicurezza bosniaco e sviluppando una rete di amicizie personali comprendenti il numero uno della polizia di frontiera (Vinko Dumančić), della SIPA (Goran Zupac) e il direttore dell'agenzia del ministero della Sicurezza per le relazioni con gli stranieri (Dragan Metkić). Per quanto riguarda le forze di polizia, secondo la ricostruzione di Slobodna Bosna, Tillman disponeva di un'autorità praticamente illimitata. Tanto da poter favorire i propri protetti e censurare il suo collega Jacques Klein, ex generale già capo della missione ONU in Bosnia Erzegovina, quando questi chiese di procedere all'arresto di alcuni ufficiali della polizia della Federazione.

Tra le amicizie di Tillman va ricordato anche Fahrudin Radončić, da alcuni soprannominato il Berlusconi della Bosnia, attuale ministro della Sicurezza e magnate dei media, proprietario del più diffuso quotidiano bosniaco (Dnevni Avaz) e in passato associato a Naser Kelmendi, ritenuto uno dei narcotrafficanti più importanti del mondo, recentemente arrestato in Kosovo. Il repentino allontanamento del capo dell'ICITAP dalla Bosnia Erzegovina, avvolto da una spessa cortina di silenzio e omertà, fa calare il sipario su una fitta rete di amicizie e interessi personali, «un silenzio che», conclude il settimanale sarajevese, «sicuramente conviene a molti».

 

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